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Museo Egizio Torino: Preventivo per la cultura

Una giornata al Museo Egizio di Torino. Un evento indimenticabile, ma destinato a pochi abbienti estimatori.

di Piero Buscemi - mercoledì 15 aprile 2015 - 3079 letture

Il fascino per il mondo antico, e l’attrazione sprigionata dalla cultura egizia, sono stati sufficienti per eliminare qualsiasi indugio. Questo ci ha consentito di recarci al Museo Egizio di Torino, tirato a lucido in occasione della sua ufficiale riapertura, coincisa con un allegorico 1° aprile.

Per buttarci in questa straordinaria avventura di un passato, che appartiene all’intera umanità, abbiamo scelto di farlo provando a sperimentare di persona e in veste di semplici cittadini "il costo della cultura" che, inevitabilmente, eventi di questo genere comportano.

Siamo partiti dalla Toscana, più precisamente da Pisa, mantenendoci a una distanza media di circa settecento chilometri andata/ritorno e, dopo aver consultato il sito di Trenitalia verificando che la tratta costa mediamente 70 euro a/r, abbiamo scelto di fare il viaggio in auto.

Volendo ridurre al minimo il preventivo, abbiamo utilizzato un’auto alimentata a gpl. Una scelta che, considerando il costo al litro del carburante, il consumo di due pieni da 17 euro per andare e tornare da Torino e ben 60 euro di autostrada (30 euro a tratta), ci ha fatto spendere 94 euro, solo per il viaggio.

Aggiungendo il parcheggio nei pressi del museo, costato 9 euro per 6 ore di sosta, e ovviamente, il prezzo di ingresso pari a 13 euro, il totale ha raggiunto la ragguardevole cifra di 116 euro. Considerando che, se avessimo scelto il treno, risparmiandoci i costi di autostrada e carburante, avremmo speso 83 euro (biglietti del treno e ingresso museo), ci sentiamo di affermare che neanche questa seconda ipotesi sarebbe stata in ogni caso a buon mercato.

Chiunque, poi, avrebbe potuto perdersi in numeri e calcoli più o meno elastici, provando a fare un preventivo per una famiglia media di quattro persone. Sia che la scelta fosse ricaduta sul treno o sull’auto. Dalle notizie diffuse a ridosso dell’apertura al pubblico fissata per lo scorso 2 aprile, abbiamo appreso che in quella unica occasione, grazie ad un accordo tra Trenitalia e il museo, c’era la possibilità di acquistare un biglietto ferroviario e uno di ingresso al museo con validità per due persone. A nostro modesto parere, forse qualche sforzo in più lo si sarebbe potuto fare.

A sostegno di questa nostra congettura, è stata poi l’esperienza vissuta una volta arrivati al museo. Premettiamo che, forse eccessivamente spaventati dai numeri diffusi dagli addetti ai lavori sulle code chilometriche davanti all’ingresso e da stime che parlavano di oltre venticinquemila presenze già registrate in solo quattro giorni dall’apertura, abbiamo prenotato l’ingresso via internet. Il prezzo di 13 euro è stato maggiorato di 2 euro e ci è stato specificato che l’orario scelto fosse vincolante, con rischio di perdita prenotazione in caso di presentazione in ritardo al botteghino.

Con nostra grande sorpresa, alla reception, nonostante ci fossimo presentati con ben un’ora e mezza di anticipo rispetto alla prenotazione, ci hanno lasciato entrare vista la scarsa affluenza. Precisiamo, inoltre, che abbiamo dedicato un pomeriggio di metà settimana, per non condizionare il nostro esperimento con gli impegni lavorativi dei potenziali visitatori.

Possiamo affermare che, a parte due scolaresche di una cinquantina di ragazzini, scemati dopo circa un’ora e mezza di visita guidata, tra le varie stanze espositive, suddivise su quattro piani, durante la nostra permanenza di circa sei ore, abbiamo potuto stimare un centinaio di presenze. E’ scontato e augurabile che il sabato e la domenica successivi alla nostra visita, abbiano fatto incrementare notevolmente il numero dei visitatori, ma ciò non giustifica del tutto la disparità dei dati diffusi con quelli da noi registrati. E ci permettiamo di sottolineare, condizionati sicuramente dai costi proibitivi da sostenere in questo periodo di crisi generale.

Riguardo l’aspetto culturale della mostra, è superfluo sottolinearlo, un altissimo livello delle reliquie esposte e l’allestimento delle sale ben curato e molto esplicativo, offrono al visitatore almeno quattro millenni di ricostruzione storica della grandezza dell’Antico Egitto della quale, in ogni caso, sarebbe un peccato rinunciare. Lo stesso personale addetto all’assistenza dei visitatori, si è dimostrato sempre gentile e disponibile a qualsiasi richiesta. I reperti, poi, sono quanto di meglio l’egittologia possa mostrare a livello mondiale. Tra i tanti, l’area dedicata alla tomba dell’architetto Kha e della moglie Merit, inchioda lo spettatore sulle capacità creative di questo antico popolo, che ha tracciato un solco nel nostro presente e futuro difficilmente cancellabile.

Senza la pretesa di sostituirci ai detentori dell’usufruibilità della cultura nel nostro paese, facciamo volentieri dono ai nostri lettori di una sequenza di immagini catturate all’interno delle sale, sperando in una più economica accessibilità di una delle tante eredità culturali che, a nostro modesto parere, dovrebbe impersonificare davvero il concetto di "patrimonio dell’umanità", affinché la conoscenza completi la sua azione catartica dell’animo umano.

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