Presentazione “Mafie e dintorni” di Franco Plataroti

Giovedì 23 novembre, alle 20.30, presso l’associazione culturale “L’aquilone di Jo” di Torino, è stato presentato il volume “Mafie e dintorni. Il fenomeno delle mafie e i loro rapporti con lo Stato e la società civile”, di Franco Plataroti, edito da ZeroBook.
Attraverso le domande poste da Carmen Duca, referente della sezione torinese “Paolo Borsellino” delle Agende rosse, l’autore ha illustrato alcuni nuclei tematici portanti del suo lavoro. A partire dalla struttura del libro – suddiviso in tre parti, ossia “Le mafie”, “I dintorni” e “Antimafia” – si è ragionato sul tema della persistenza del fenomeno mafioso, toccando la tesi centrale del lavoro: le consorterie criminali sarebbero dotate di lunga vita in virtù del persistente supporto fornito loro dai “dintorni”, che l’autore ha provato a definire nel dettaglio: dallo Stato, ossia dal potere organizzato, ad altri poteri quali la massoneria, la chiesa, l’eversione di destra, così come da frange di società civile che hanno interesse o bisogno di interloquire con i clan.
- Franco Plataroti e Carmen Duca (referente Agende Rosse Torino)
Si è, poi, discusso della latitanza del tema tanto nei manuali scolastici quanto nel dibattito pubblico e politico, di un fenomeno che sembra aver perso la sua vitalità – almeno come raccontato da alcuni studiosi, tra i quali Salvatore Lupo –, terminati i discorsi sulle mafie parrebbero terminate le mafie. L’autore dibatte della questione con il pubblico, cerca di argomentare la vitalità di associazioni criminali vive e vegete, certo più silenti, ma tutt’altro che in condizioni di debolezza reale.
E, accanto alle mafie e ai “dintorni”, Franco Plataroti discute dell’antimafia, a partire da un articolo preciso, “Splendori e miserie dell’antimafia”: le agenzie di contrasto alla mafia vengono presentate nella loro luce ambigua, immiserite, a volte, da “professionisti della mafia” – secondo la nota definizione di Leonardo Sciascia – che usano la patente civica antimafiosa per interessi personali o peggio.
- Il pubblico presente in sala
Il focus si dirige, quindi, su Torino, il Piemonte, la presenza della ‘ndrangheta, sin dagli anni Cinquanta, attraverso l’analisi del processo Minotauro (2011-2016) e le osservazioni di un magistrato che vi partecipò e che sottolinea la pervasività del fenomeno nella regione settentrionale e nella città della Mole Antonelliana.
Insiste l’autore nel chiedere un più alto livello di consapevolezza, anche al fine di operare delle scelte responsabili, per evitare quella distrazione di massa o quella ignoranza delle conseguenze di scelte che consentono ai boss di incrementare i loro guadagni, grazie alla complicità interessata o al deficit di senso civico dei nostri concittadini.
Circa un’ora e mezza di dibattito, davanti a un pubblico eterogeneo per età, che è parso accogliere il tono a volte enfatico e urgente delle considerazioni dell’autore. Al termine, alcune domande del pubblico pongono l’accento sul tema dell’efficacia dello strumento repressivo e militare, così come sul ruolo della Chiesa cattolica nella legittimazione pubblica e sociale di Cosa nostra e delle altre mafie italiane.
- L\’autore durante il firma copie
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