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Poesia è politica (7): Così parla l’Occidente

Il materiale fragile / di Alessandro Agostinelli ; postfazione di Salvatore Ritrovato. - Ancona : peQuod, 2021. - 85 p. - (Rive). - ISBN 978-88-6068-186-7.

di Alessandra Calanchi - mercoledì 10 aprile 2024 - 459 letture

Partiamo dal titolo. Fragilità, il tuo nome è donna, leggiamo nell’Amleto, e ancora nel 1974 Drupi cantava “così piccola e fragile”. Per fortuna la frase shakespeariana è stata modificata da Paolo Cendon in Fragilità, il tuo nome è essere umano (2015). L’attuale presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha poi usato questo termine spostandolo dall’ambito personale/esistenziale alla sfera politica, ricordando al mondo, nel giorno del suo insediamento, che la democrazia è preziosa e fragile (2021).

Il termine viene dal latino frangere, che significa rompere, mandare in pezzi. Di qui il doppio senso di debolezza e preziosità, poiché non sempre – ma molto spesso – ciò che è prezioso è fragile.

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Copertina di Il materiale fragile, di Alessandro Agostinelli

Il volumetto è organizzato in quattro sillogi: Mappe d’amore e d’impazienza; Nel ventre passato; Il materiale fragile; e Bianco e nero. Ogni pagina è talmente densa di ispirazione umana e affettiva, satura quasi di emozione intrecciata al pensiero, da rendere difficile una selezione.

Voglio partire però da questi versi di “Oblio” – “c’è una tua maglia/sola sulla gruccia, / le ho messo addosso un cappotto/perché oggi tira tanto vento” (p. 19) – perché ho trovato commovente e geniale questo modo di parlare d’amore. Al contrario della reificazione della persona amata che se ne è andata, qui abbiamo la personificazione di un suo oggetto, rimasto a significare l’assenza e a prolungare una presenza ormai rarefatta. L’amore è cura, sembra dirci il poeta, un’emozione e un’energia che può trasformare tutto in vita. La solitudine, la nostalgia, il rimpianto, sono così descritte con un’immagine indelebile e apparentemente banale, che si carica di una persistenza che vince la fragilità delle cose.

Fra citazioni e cammei (Hitchcock, Brodskji, Ginsberg, Einstein, Orson Welles), emerge nei versi di Agostinelli la volontà di riconoscere alla poesia l’attitudine “non a spiegare i fatti bensì a scoprirli e a ricordarli proiettandoli in un tempo in fieri, in un livre à venir”, come scrive Ritrovato nella postfazione (p. 84). Nascono così poesie che si caricano di una motivazione ora privata, personale, intima; ora universale, esistenziale; ora, finalmente, politica.

E arriviamo così alla poesia numero 1 de Il materiale fragile (p. 45), la mia preferita:

nascere dove si può vivere
e non sbagliare a venire al mondo.
vivere dalla parte giusta
e lì non sbagliare famiglia.

così parla l’occidente, par che
sbagliare cognome sia come
sbagliare continente,
vivere diventa sopravvivere:
si è clienti, utenti, elettori.
cittadini? Quanto piace!
e le tragedie dei giornali
si leggono direttamente
nel nostro portafogli sahariano,
noi dai cognomi sbagliati.

Una vera lezione di storia, di geopolitica, di sociologia, di comunicazione… ma espressa attraverso il grido lucido e ribelle della Poesia, quella autentica, che credo debba rimescolarci l’anima e ridimensionare le nostre posizioni, le nostre priorità, i nostri pregiudizi.


Alessandro Agostinelli è autore di romanzi (Benedetti da Parker, 2017), saggi di sociologia del cinema (“Il surgenere noir. Contaminazioni, occultamenti, modelli”, in Arcobaleno noir, Genesi, diaspora e nuove cittadinanze del noir fra cinema e letteratura, a cura di A. Calanchi, Galaad 2014) e raccolte poetiche: Numeri e parole (1997), Agosto e temporali (2000), L’ospite perfetta (2020). Ha pubblicato in Spagna, Francia, Germania e Stati Uniti. Dirige la collana poetica di ETS e ha collaborato con Radio 24, Radio RAI, L’Espresso, Lonely Planet.


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