Plastica: il summit della vergogna
Il summit che si è tenuto a Busan, in Corea del Sud, si è concluso quindi in un nulla di fatto.
Ogni giorno in cui i governi permettono agli inquinatori di continuare a inondare il mondo di plastica, ne paghiamo tutti il prezzo! Non stupisce infatti che il quinto incontro tra i leader di 170 paesi che stanno negoziando per ridurre l’inquinamento da plastica non abbia generato alcun trattato globale per regolare questo grave problema.
Nonostante le oltre 100 nazioni che hanno sostenuto l’introduzione di limiti alla produzione di plastica per affrontare la crisi ambientale in modo efficace, è bastato il contrasto di un gruppo ristretto di grandi produttori di petrolio, tra cui Arabia Saudita e Russia, per far fallire il trattato.
Ogni anno produciamo più di 400 milioni di tonnellate di plastica, una cifra destinata a triplicare entro il 2050 e di tutta la plastica prodotta nella storia umana, solo il 9% è stato riciclato: il è finito disperso nell’ambiente o bruciato negli inceneritori.
È un problema che non possiamo più ignorare ed è chiaro come i negoziati siano stati ostacolati dalle industrie della plastica e dai paesi loro alleati, che non intendono affrontare questo grave problema di inquinamento, puntando soltanto al profitto, non alla salvaguardia del pianeta.
E ora cosa succederà? I negoziati ricominceranno nel 2025, ma non è stato ancora deciso dove né quando.
Con le nostre richieste vogliamo che:
Si definiscano strumenti legislativi, legalmente vincolanti per aziende e governi, che coprano l’intero ciclo di vita della plastica
Siano vincolate le grandi multinazionali a vendere sempre più prodotti sfusi o con packaging riutilizzabile
I governi garantiscano una transizione giusta per i lavoratori e la tutela della salute delle comunità più colpite dall’inquinamento.
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