Pippo Fava pittore

Inaugurata a Palazzo Sormani, a Milano, la mostra dedicata al giornalista siciliano
Il primo visitatore incontrato all’interno delle sale espositive di Palazzo Sormani a Milano, sede della Biblioteca omonima, è un ragazzo africano. Capelli rasta, parlata "tipica" meneghina di chi è nato e vive in città. Curioso al punto giusto, attratto dalle figure esposte sulle pareti. Chiede, quasi dovendosi scusare per la lacuna informativa, chi fosse Pippo Fava. L’addetto alle sale, impacciato e colto di sorpresa, risponde "Un disegnatore siciliano".
Resto perplesso sulla voglia di intervenire a puntualizzare la risposta. Il visitatore incalza con un’altra domanda. Chiede se sia ancora vivo. Altra risposta sommaria dell’impiegato della biblioteca che informa il ragazzo della morte del pittore, qualche anno fa ma non ricorda con precisione quando. Non gli ho consentito di andare oltre. Mi è sembrato doveroso chiarire alcuni aspetti.
Intervengo con tono palesemente siciliano. Pippa Fava è stato il più importante giornalista italiano e, proprio per questo, è stato ucciso dalla mafia il 5 gennaio 1984 a Catania. Molti siciliani e, sarebbe doveroso, molti italiani, dovrebbero ricordarlo per sempre già sufficientemente per questa sua attitudine. Essere qui ad ammirare le sue tele, arricchisce il giudizio generale su quest’uomo, sacrificato in nome di una verità storica.
Il ragazzo africano mi guarda con stupore. Mi comunica di essersi perso qualcosa, non avendo avuto modo di attingere notizie su Pippo Fava, prima di questa occasione. Non è mai troppo tardi, mi verrebbe da rispondere, ma mi limito ad accompagnarlo lungo l’esposizione, cercando di approfondire dettagli sulla attività di giornalista che si rispecchia nei volti raffigurati nelle tele.
Aperta al pubblico con ingresso libero dal 17 aprile all’8 giugno, la mostra è curata da Giovanna Mori e presenta 60 opere tra dipinti a olio, incisioni e disegni, realizzati lungo un arco di tempo che va dalla fine degli anni ’50 ai primi anni ’80.
E’ come rivedere i personaggi descritti nei suoi articoli, dettagliati nei suoi romanzi, caratterizzati nei suoi drammi e, talvolta ridicolizzati, nei suoi servizi video giornalistici. Ripercorrere il dramma interiore del giornalista siciliano, enfatizzato sui volti in stile fumetto, tra vignette degne del miglior disegnatore satirico, o nei primi piani ad olio, dove il dolore e la sofferenza della perdita per mano assassina, mafiosa, crudele ed assolta, è così invadente da non riuscire a soffermarsi oltre misura davanti all’immagine raffigurata.
Sembra davvero di rivedere le scene, minuziosamente descritte e riflessive che hanno colpito i fortunati lettori dei suoi libri. Le piazze, luoghi di incroci di vite, vittime, arroganze. Rassegnazioni. E quella voglia di esplodere la ribellione e la rabbia contro il sopruso dei criminali potenti che hanno rubato la vita, oltre al bisogno di ridere in nome suo.
A guardare le 60 opere, si sviluppa un’idea di tristezza ed orrore. Di disagio e paura, dove l’orrore della violenza non riesce a nascondersi neanche nelle vignette "a presa per il culo", che il carattere canzonatorio e spudoratamente siciliano, ha fatto parte dell’essere Pippo Fava per tutta la sua vita.
L’attività di giornalista sarà evidenziata grazie a tre incontri che risalteranno la poliedricità comunicativa di Giuseppe Fava. Si inizierà il 16 maggio a Palazzo Sormani con un dibattito sulle varie espressioni artistiche, tra teatro, letteratura, giornalismo e pittura. Il 21 sarà l’occasione per approfondire il suo talento di drammaturgo con la presentazione della sua seconda raccolta teatrale. Il 23, giorno della ricorrenza della strage di Capaci, al Cinema Anteo sarà proiettato il film "I Siciliani", scritto ed interpretato dallo stesso Fava.
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