Pietà, film vincitore del Leone d’Oro a Venezia 2012

Regia di Kim Ki-duk (Corea del Sud, 2012, drammatico,104 min.) Con Lee Jung-jin, Cho Min-soo .
Kang-do è uno spietato trentenne alle dipendenze del boss dell’usura del quartiere. A chi non restituisce le somme pattuite riserva trattamenti di una violenza inaudita, ma non uccide le sue vittime, le storpia, per poi incassare i soldi dell’assicurazione.
Non ha mai conosciuto i genitori e nonostante i guadagni conduce un’esistenza parca e solitaria. Un giorno si presenta al suo cospetto una donna che si spaccia per essere sua madre.
Dopo le titubanze iniziali e le prove a cui sottopone la donna per testare la veridicità di quanto afferma, giorno dopo giorno, la accoglie sia fisicamente nella sua dimora, che nel suo cuore. Per lui diventa un riferimento irrinunciabile; lei dal suo canto si mostra amorevole, ottima cuoca e difende a spada tratta il ragazzo partecipando anche alle sue spietate scorribande. Lavora a maglia un pullover rosso e bianco, che una volta pronto omaggia a un felice Kang-do. La complicità che si instaura tra i due porta la donna a indicare al giovane l’esatto punto del terreno ove un giorno vorrà essere sepolta.
Quando la donna si rende conto di essere riuscita nell’intento di legare a sé il ragazzo, di farlo diventare dipendente da un’altra persona, di avere in lui seminato il germe dell’amore passa alla sua personale vendetta: simulando di essere vittima di un’aggressione sulla terrazza di un palazzo, precipita volutamente, e si schianta al suolo davanti agli occhi del giovane, che soffre così e patisce le stesse pene che lui era solito infliggere agli altri. Nel seppellirla, ove le aveva suggerito la donna, rinviene il corpo di un uomo (..con indosso un maglione bianco e rosso), uno dei tanti che aveva condotto alla morte. Finale da tragedia greca ove la nemesi si abbatte sul carnefice grazie allo scientifico sacrificio di una donna, la bravissima Cho Min-soo.
Film ove si intrecciano amore e odio, maternità presunta e vendetta, fallimento del capitalismo e ricerca di sentimenti nobili e duraturi. Tragedie greche che a differenza di quello che si potrebbe credere sono molto conosciute in Corea (Elettra, la più famosa) e Kim Ki-duk, cavallo di ritorno a Venezia, noto in patria per essere il regista che piace in Europa, si dimostra in grande forma con questo suo diciottesimo film ove incastona un’appropriata colonna sonora con riferimenti lirico-religiosi inneggianti alla pietà (kirie eleison e christe eleison che si levano alti come richiesta ultima e solenne di perdono).
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