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Piera Aiello sostiene Lucia Sardo

Piera Aiello (collaboratrice di giutizia), cognata di Rita Atria, con un appello sostiene Lucia Sardo

di Lucia Sardo - martedì 8 aprile 2008 - 4664 letture

Con questa dichiarazione, Piera Aiello, si schiera a fianco di Lucia Sardo che come artista ha fatto dell’impegno politico e della resistenza la sua ragione di vita.

"Lo scorso novembre, in occasione della splendida manifestazione "Donne Contro" organizzata a Catania dall’Associazione "Rita Atria", dalla Facoltà di lingue e da altre magnifiche associazioni, ho avuto modo di conoscere delle donne che dell’arte hanno fatto una ragione di vita. Una idea e un messaggio da esprimere attraverso un dono: la recitazione ed il canto. Ieri, domenica 6 aprile, ho ricevuto una telefonata, ho sentito cose che avrei preferito non sentire e così abbiamo convocato una riunione del direttivo dell’Associazione (ovviamente telefonica) e abbiamo deciso di schierarci come Associazione ed io, personalmente, come Piera Aiello, mettendoci la mia faccia, la mia storia e tutta la mia voglia di esserci. Così ho deciso di schierarmi con Lucia Sardo e di dire a voce alta che se abitassi in provincia di Catania non avrei dubbi a darle il voto. Noi donne siamo la maggioranza ma ci ostiniamo a votare gli uomini: chiedo alle donne di alzare la testa e di dare un voto ad una donna che anche se di professione non fa la politica, nella vita ha fatto dell’impegno politico e della resistenza la sua ragione di vita. Un’artista in Parlamento non può che arrichire la povertà culturale e politica che da ormai troppi anni occupa il nostro Parlamento Siciliano. Forza Lucia. Io, Piera Aiello, sono con te".


BIOGRAFIA PIERA AIELLO

Piera Aiello, cognata di Rita Atria: oggi sono una cittadina in "libertà condizionata"

La mia storia inizia quando all’età di 14 anni conobbi Nicolò Atria. Io e Nicolò provenivamo da culture diverse e questo provocava in me forti disaccordi. Le radici mafiose di Nicola (Nicolò ) erano forti.

Un gioco partito dall’uccisione del padre, il boss don Vito Atria, avvenuta il 18 novembre 1985 a soli nove giorni dal mio matrimonio. Nicola ha tentato di vendicare il padre con i mezzi della mafia.

Nicola verrà ucciso il 24 giugno 1991 davanti ai miei occhi. Dopo la sua morte venni avvicinata da un mio amico carabiniere e dal Sostituto Procuratore di Sciacca, Morena Plazzi, che mi portò a Terrasini per conoscere il Procuratore Capo della Procura della Repubblica di Marsala: Paolo Borsellino.

A quel tempo non sapevo cosa significasse collaborare con la giustizia. Dopo quell’incontro Paolo Borsellino per me non rappresentò solo il magistrato che si occupava delle mie testimonianze, ma diventò un amico, un padre a cui aggrapparsi nei momenti di sconforto (e sono stati tanti !).

Ricordo che quando misi piede a Roma un Maresciallo di nome Massimo e il colonnello Gentile mi fecero la spesa e mi portarono in un residence, poi mi diedero il mio primo contributo di £ 1.200.000, lo rifiutai. Paolo Borsellino si fece una gran risata dicendomi di prenderli perché io ero diventata una collaboratrice di giustizia, cioè ero sotto tutela dello Stato.

Dopo la morte dello zio Paolo mi sono scontrata con una realtà paradossale, oltre alla mafia dovevo combattere con i funzionari e apparati dello stato per ottenere il mio diritto ad essere cittadina

Dal 1991 al febbraio del 1997 per lo Stato ero solo un fantasma. Per farmi fare le ricevute fiscali utilizzavo il codice fiscale di una amica. Nel 1994 mi rispondevano che era una questione di giorni... sono passati altri due anni, e le cose non sono cambiate. La situazione si è sbloccata solo nel febbraio 1997 dopo le pressioni dell’Associazione Rita Atria, di Luigi Ciotti e di Rita Borsellino. Le mie lotte con il Servizio non sono ancora finite. Comunque oggi sono una cittadina in "libertà condizionata". Io sono sempre in esilio, le persone denunciate da me e da Rita Atria sono libere.


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