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Picasso in mostra alle Scuderie del Quirinale

Fino al 21 gennaio 2018, cento opere dell’artista spagnolo "Tra Cubismo e Classicismo: 1915-1925".

di Piero Buscemi - mercoledì 20 dicembre 2017 - 9765 letture

Cento anni dal quel lontano 1917. Cento anni dalla visita di Picasso in Italia. Cento anni da una guerra mondiale che seminò morte e distruzione. Cento anni in cento opere da contemplare grazie alla mostra allestita a Roma, presso le Scuderie del Quirinale, grazie al curatore Olivier Berggruen che, in collaborazione con Anunciata von Liechtenstein, alle opere messe a disposizione da musei e collezioni eccellenti, dal Musée Picasso e dal Centre Pompidou di Parigi alla Tate di Londra, dal MoMa e dal Metropolitan Museum di New York al Museum Berggruen di Berlino, dalla Fundació Museu Picasso di Barcellona al Guggenheim di New York, darà l’occasione di poter scrutare uno dei tanti imprevedibili aspetti dell’artista che, dalle tragedie umane, ha saputo umanizzare le contraddizioni emotive di un’umanità, capace di distruggere e, nello stesso tempo, creare capolavori, a prova di un bipolarismo del quale, lo stesso Picasso è stato un esempio vivente.

Ripercorrere la vita artistica di un poliedrico ed estroso pittore, quale è stato Picasso, solletica in un modo "estroso" la fantasia dell’osservatore che, inevitabilmente, è costretto a soffermarsi. Soffermarsi davanti alle variegate espressioni comunicative che, dal pennello dell’artista, toccano la sensibilità di chi è disposto a farsi catturare da quei colori, immagini, mosaici i cui messaggi subliminali sono stati destinati a percorrere i decenni in maniera indissolubile.

La mostra spazia dalle imprevedibili, molte volte anche incomprensibili, sperimentazioni che caratterizzeranno la produzione artistica di Picasso, ma sono apprezzabili le dediche tematiche che l’artista spagnolo ha voluto rivolgere all’Italia, durante la sua permanenza nel nostro paese, in quegli anni di sangue e morte, tra la rivoluzione russa e la distruttiva presenza della prima guerra mondiale.

Ancora una volta, lo sguardo dell’artista si concentra sulle vicende del suo tempo, come se la sua fonte d’ispirazione, la più sentita, quella che lo pose davanti al drammatico palcoscenico di un percorso autodistruttivo che l’umanità aveva già intrapreso, dettasse dal di dentro la sua fuga dalla realtà. Una fuga che passa da quelle immagini astratte, dentro le quali cercarne i più intimi significati, ma anche da quel bisogno di classicismo che, specialmente nei ritratti delle maschere della vita, in questo caso italiana, ci ha consegnato i suoi Pierrot, i suoi Arlecchini, i suoi Pulcinella davanti ai quali il disagio dell’uomo prova a trovare consolazione.

All’interno della mostra sono contenute anche le testimonianze dell’esperienza creativa di Picasso, votata al teatro. In modo specifico i suoi lavori per le scenografie dell’opera teatrale Parade di Leonide Massine, rappresentata dai Balletti russi di Sergei Diaghilev il 18 maggio 1917 al Théâtre du Châtelet a Parigi, musicata da Erik Satie, su poema di Jean Cocteau.

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