Persone: Mario Tronti, filosofo della politica
È morto a 92 anni Mario Tronti, filosofo marxista e politico noto per essere stato tra i principali teorici ed esponenti della corrente operaista della sinistra italiana, che si sviluppò tra gli anni Sessanta e Settanta attorno alla rivista Quaderni Rossi e che considerava la classe operaia il principale soggetto di una auspicata trasformazione sociale e politica dell’Italia. Tronti era nato a Roma nel 1931, e aveva militato fin da giovane nel Partito Comunista Italiano. Nel 1961 fondò con Raniero Panzieri Quaderni Rossi, che lasciò due anni più tardi per fondare la rivista Classe operaia. Le sue idee politiche furono riassunte nel libro del 1966 Operai e capitale. Negli anni successivi insegnò prima Filosofia morale e poi Filosofia politica all’università di Siena, e nel 1992 fu eletto senatore con il Partito Democratico della Sinistra (nato dal dissolto Partito Comunista Italiano). Fu eletto nuovamente in Senato nel 2013 con il Partito Democratico.
Fonte: Il Post.
Mario Tronti (Roma, 24 luglio 1931 – Ferentillo, 7 agosto 2023) è stato un filosofo e politico italiano, considerato uno dei principali fondatori ed esponenti del marxismo operaista teorico degli anni sessanta. Docente per trent’anni presso l’Università di Siena, visse a Roma.
Militante del Partito Comunista Italiano durante gli anni cinquanta, fu con Raniero Panzieri tra i fondatori della rivista Quaderni Rossi, da cui si separò nel 1963 per fondare la rivista Classe operaia, della quale fu il direttore. Questo percorso lo portò ad allontanarsi dal PCI, pur senza mai uscirne formalmente, e ad animare l’esperienza radicale dell’operaismo. Tale esperienza, che va considerata per molti versi la matrice della nuova sinistra degli anni sessanta, si caratterizzava per il fatto di mettere in discussione le tradizionali organizzazioni del movimento operaio (partito e sindacato) e di collegarsi direttamente, senza intermediazioni, alla classe in sé e alle lotte di fabbrica.
Influenzato filosoficamente dall’opera di Galvano Della Volpe, che lo aveva portato ad allontanarsi dal pensiero di Antonio Gramsci, o almeno dalla sua versione ufficiale promossa dal PCI togliattiano, Tronti si dedicò come studioso alla formulazione di un pensiero politico che, fondendo la teoria con la prassi, rinnovasse il marxismo tradizionale e contribuisse a riaprire la strada rivoluzionaria in Occidente. Di fronte all’irruzione dell’operaio-massa sulla scena delle società occidentali, l’operaismo di Tronti seppe proporre un’analisi moderna delle relazioni di classe e soprattutto mettere l’accento sul fattore soggettivo, rivendicando la centralità politica della classe. Le sue idee, debitrici anche della visione di Ernst Jünger (v. "L’operaio", 1932), trovarono una sistemazione nel 1966, con la pubblicazione di Operai e capitale, un libro di forte impatto letterario (è stato inserito tra le 2250 opere del Dizionario delle opere della Letteratura Italiana Einaudi), che eserciterà un’influenza notevole sulla contestazione giovanile e più in generale sull’ondata di mobilitazione che ebbe inizio negli anni immediatamente successivi.
Fu proprio la sconfitta della spontaneità operaia e dell’ondata di mobilitazione, colta anticipatamente da Tronti e non invece da altri operaisti come Toni Negri (di qui la rottura tra loro, avvenuta nel 1967-1968), a indurlo a spostare la sua riflessione sul "problema del politico", ovvero della direzione e della mediazione politica. Ebbe inizio da qui la teorizzazione trontiana dell’"autonomia del politico", cioè la ricerca di una teoria politica realista che, in un’originale commistione di Karl Marx e Carl Schmitt[1], fosse capace di colmare i limiti della soggettività sociale. Si trattò di una fase più intellettuale che politica dell’esperienza di Tronti, il quale si dedicò prevalentemente all’insegnamento (Filosofia morale e poi Filosofia politica) presso l’ateneo senese e all’attività pubblicistica, fondando tra l’altro nel 1981 l’influente rivista Laboratorio politico. Riavvicinatosi al PCI di Enrico Berlinguer, in questo periodo Tronti fu finalmente riabilitato dal gruppo dirigente del partito, entrando a far parte più volte del Comitato centrale.
Dopo essere stato candidato senza successo dal PCI alle elezioni del 1987 alla Camera nella circoscrizione Roma-Viterbo-Latina Frosinone, alle elezioni del 1992 fu eletto al Senato della Repubblica (XI legislatura) nelle liste del Partito Democratico della Sinistra nella circoscrizione Lazio con 80.835 preferenze, fu membro della Commissione parlamentare per le riforme istituzionali dal 1992 al 1994[2]. Negli anni successivi, non avendo condiviso le trasformazioni post-comuniste del partito, e dopo aver lasciato la docenza universitaria, la sua riflessione filosofica assunse toni pessimistici, concentrandosi sulla fine della politica moderna e sulla critica della democrazia.
Dal 2004 al 2015 fu presidente della Fondazione CRS (Centro per la Riforma dello Stato) - Archivio Pietro Ingrao.
Alle elezioni del 2013 fu di nuovo eletto al Senato (XVII legislatura) nelle liste del Partito Democratico nella circoscrizione Lombardia[3].
Il 14 gennaio 2016 fu tra i 31 parlamentari del PD, soprattutto di area cattolica, a firmare un emendamento contro l’articolo 5 del disegno di legge Cirinnà riguardante l’adozione del figlio del partner[4][5].
Non fu ricandidato alle elezioni politiche del 2018.
Era parente di Renato Zero: è figlio di Nicola Tronti, la cui sorella Renata è nonna del cantautore.
Fonte: Wikipedia.
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