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Persone: Arnaldo Pomodoro, scultore

È morto lo scultore Arnaldo Pomodoro. Aveva 98 anni ed era famoso in Italia e nel mondo per le sue grandi opere, spesso in bronzo e spesso sfere

di Redazione - lunedì 23 giugno 2025 - 414 letture

Arnaldo Pomodoro, uno degli scultori italiani contemporanei più famosi, è morto domenica 22 giugno 2025 a Milano il giorno prima di compiere 99 anni. Era noto soprattutto per le sue sfere di bronzo che attraverso delle spaccature rivelavano complessi meccanismi interni. Oggi sono esposte nei luoghi pubblici di diverse città italiane e straniere, come il palazzo della Farnesina a Roma e i Musei Vaticani, o il Trinity College di Dublino.

Sono in particolare le opere esposte nelle città ad aver reso famigliare lo stile di Pomodoro al grande pubblico, il genere di artista le cui opere sono note anche più dell’autore: è suo anche il Disco Grande attualmente in piazza Meda a Milano, o l’obelisco in ferro noto come “Lancia di Luce” a Terni, le colonne installate a Pavia e Spoleto. La notizia della morte di Pomodoro è stata data dalla direttrice generale della fondazione milanese che porta il suo nome, Carlotta Montebello.

Pomodoro era nato in provincia di Rimini nel 1926. Aveva vissuto l’infanzia a Pesaro studiando da geometra per poi dedicarsi alla scultura. Dal 1954, dopo un periodo trascorso a Roma, viveva e lavorava a Milano. All’inizio degli anni Sessanta Pomodoro aveva preso parte, con Lucio Fontana e altri artisti, al gruppo informale “Continuità”, dove aveva iniziato la sua ricerca sulle forme della geometria solida: sfere, dischi, piramidi, coni, colonne, cubi in bronzo lucido «squarciati, corrosi, scavati nel loro intimo», come si dice sul suo sito «con l’intento di romperne la perfezione e scoprire il mistero che vi è racchiuso».

La contrapposizione tra la perfezione della forma geometrica e la complessità dell’interno diventerà da lì in poi una costante nella sua produzione. Nel 1966 gli era stat commissionata una sfera di tre metri e mezzo di diametro per l’Expo di Montreal e che ora si trova a Roma di fronte alla Farnesina. È stata la prima delle molte opere dell’artista che hanno trovato collocazione negli spazi pubblici di varie città: Milano, Copenaghen, Brisbane, Los Angeles, Darmstadt, Dublino, nel Cortile della Pigna dei Musei Vaticani, di fronte alle Nazioni Unite a New York o nella sede parigina dell’Unesco.

Pomodoro si è dedicato alla scenografia sin dall’inizio della sua attività realizzando macchine sceniche per numerosi lavori teatrali, dalla tragedia greca al melodramma, dal teatro contemporaneo alla musica. Ha insegnato nei dipartimenti d’arte di alcune università americane tra cui Stanford University, University of California a Berkeley, Mills College, e ha ricevuto molti premi e importanti riconoscimenti.

Pomodoro ha realizzato anche molte opere ambientali tra cui il Labirinto di Milano: una gigantesca struttura sotterranea di 170 metri quadrati e alta 3 metri e 80 che è tornata visitabile a marzo, dopo un anno di chiusura dovuta alla ristrutturazione dello showroom di Fendi, in via Solari 35, dove si trova. Prima di essere la sede del marchio di moda, l’edificio era una fabbrica, la Officine Meccaniche Riva Calzoni, dove Pomodoro aveva stabilito la sua fondazione dal 2005 al 2011 e dove aveva realizzato il labirinto (sul quale aveva iniziato a lavorare nel 1995). Dal 2011 la fondazione è tornata nella sua sede storica di via Vigevano e lo spazio è passato a Fendi, ma il labirinto non si poteva spostare per via delle dimensioni ed è rimasto nell’edificio.

Al suo interno si trovano molti riferimenti alla storia artistica di Pomodoro: al teatro, alla sua tecnica di incisione e alle sculture che ha realizzato. È fatto principalmente in vetroresina (con alcune parti in rame), ed è colorato per simulare il bronzo, il materiale preferito dallo scultore, che però sarebbe stato troppo costoso e pesante per essere usato per un’opera così grande.

Fonte: Il Post.


È morto Arnaldo Pomodoro, addio a un gigante della scultura contemporanea

Noto per le sue iconiche sfere di bronzo, avrebbe compiuto oggi 99 anni

Arnaldo Pomodoro si è spento domenica 22 giugno, a Milano alla vigilia del compimento dei suoi 99 anni, nella sua casa. Lo comunica la Fondazione che porta il suo nome, diretta da Carlotta Montebello. Lo scultore, noto tra l’altro, per le sue iconiche sfere di bronzo, era nato il 23 giugno del 1926 a Morciano di Romagna.

Era il fratello di Giò Pomodoro, anch’egli scultore, scomparso nel 2002.

’’Con la scomparsa di Arnaldo Pomodoro il mondo dell’arte perde una delle sue voci più autorevoli, lucide e visionarie. Il Maestro lascia un’eredità immensa’’, lo ricorda la direttrice generale della Fondazione.

"Non ho mai creduto alle fondazioni che celebrano un solo artista come unicum. L’artista è parte di un tessuto di cultura, il suo contributo attivo non può venire mai meno ed è per questo che ho concepito la mia Fondazione come un luogo attivo e vivo di elaborazione culturale, oltre che come centro di documentazione della mia opera, capace di fare proposte originali e non solo di conservare passivamente. Ma il meglio deve ancora venire: questo è stato solo un inizio e nelle mie intenzioni il progetto – rivolto ai giovani e al futuro – si deve radicare, fare della continuità un elemento ineludibile...“, sono le parole dell’artista riportate nella nota.

"La Fondazione, nata da questa visione e forte della direzione tracciata da Arnaldo Pomodoro nel corso di trent’anni, continuerà ad operare secondo la volontà del fondatore, garantendo la conservazione e la valorizzazione della sua opera, impegnandosi a diffondere il proprio patrimonio materiale e immateriale - si legge ancora - attraverso la realizzazione di mostre, eventi e iniziative in uno spazio inventivo, quasi sperimentale, di studio e confronto sui temi dell’arte e della scultura, che mira a un coinvolgimento, profondo e globale, con le persone e la società".

"Mancherai a tutti noi Arnaldo e faremo tesoro dei tuoi insegnamenti", conclude la nota firmata Carlotta Montebello Direttore generale della Fondazione.

Le sfere di Pomodoro

Tra le sue opere più amate, le sfere di bronzo che, scomponendosi, si "rompono" e si aprono davanti allo spettatore, che è portato alla ricerca e alla scoperta del meccanismo interno, in un contrasto tra la levigatezza perfetta della forma e la complessità nascosta dell’interno.

Le sue sculture sono presenti in diverse città del mondo, quali Lampedusa, Sorrento, Rimini, Pesaro, Genova, Roma, Milano, Pavia, Terni, Torino, Tivoli, Belluno, San Giovanni Rotondo (nella basilica di Padre Pio di Renzo Piano) Copenaghen, Brisbane, Dublino (nel Trinity College), Los Angeles, oltre a figurare al Mills College in California, nel Cortile della Pigna dei Musei Vaticani, nei maggiori musei mondiali e all’ONU.

Gli inizi, il gruppo Continuità

Arnaldo Pomodoro, studi da geometra, scoprì presto la sua passione per il metallo e la scultura. Orafo in un primo momento, è negli anni Cinquanta che inizia a realizzare le prime grandi forme dopo il trasferimento a Milano dal 1954 quando inizia a tessere le sue trame segni che in rilievo creando situazioni visive al limite tra bi-dimensione e tridimensione.

"Per me - aveva raccontato l’artista già ultranovantenne - è stato un periodo fittissimo di scambi intellettuali". Con Lucio Fontana ed altri fonda il gruppo Continuità.

Il primo linguaggio scultoreo di Pomodoro è fatto di altorilievi, attraversati da una scrittura cuneiforme, arcaica, simbolica. Una "scrittura del tempo", come la definì. A partire dagli anni Sessanta, inizia a lavorare a forme geometriche solide utilizzando bronzo, piombo, stagno e cemento: i materiali scelti da Pomodoro sono sempre strumenti di una ricerca filosofica- sfere, cubi, cilindri, dischi, coni - costruite in bronzo lucente, poi spezzate, aperte, squarciate. L’esterno è perfetto e levigato, l’interno è disordinato, tecnico, organico: una metafora plastica del contrasto tra apparenza e sostanza. Questa dialettica diventerà la cifra stilistica di Pomodoro. Ogni sua opera è uno spazio da esplorare, un’architettura mentale, un organismo vivente. Pomodoro stesso parlava delle sue sculture come "macchine mitologiche". Pomodoro non ha mai accettato che la scultura fosse solo oggetto. La sua arte è spaziale, ambientale, totale. A partire dagli anni Sessanta, con opere come "La Colonna del viaggiatore" (1962), "Grande Radar" (1963), "Sfera con Sfera" (1966), "Cilindro costruito" (1968-70) e "Mole circolare" (1968-70) l’artista ha esplorato l’interazione tra scultura e ambiente. Non si tratta solo di dimensioni monumentali: Pomodoro vuole che le sue opere siano attraversate, vissute, indagate. Vuole che lo spettatore si perda dentro di esse, come in un labirinto dell’essere. Il culmine di questa aspirazione è forse l’opera "Ingresso nel labirinto", dedicata all’epopea di Gilgamesh, un’installazione ambientale che travalica i confini della scultura per trasformarsi in un’esperienza mitica, una soglia esistenziale. Altrove, con opere come il "Carapace" (2010) - la cantina-scultura per la famiglia Lunelli a Bevagna - Pomodoro ha fuso arte e architettura in un gesto unico: creare un luogo da abitare esteticamente, spiritualmente, culturalmente. La produzione artistica di Pomodoro è immensa e disseminata in tutto il mondo. Le sue opere pubbliche sono presenti, ad esempio, a Roma, Milano, Copenaghen, Brisbane, Dublino, New York, Parigi, Los Angeles e Darmstadt. Tra le sue opere più iconiche: "Colonna del viaggiatore" (1962), opera pionieristica nella scultura volumetrica, realizzata per "Sculture nella città" a Spoleto; "Disco Solare" (1991), donato alla Russia e collocato a Mosca durante il disgelo post-sovietico; "Papyrus" (1992) a Darmstadt, in Germania; "Lancia di Luce" (1995), obelisco in acciaio e rame a Terni; il portale bronzeo del Duomo di Cefalù (1998); gli arredi sacri nella chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, in collaborazione con l’archistar Renzo Piano. Numerose sono le sue opere ambientali: dal progetto per il cimitero di Urbino del 1973 scavato dentro la collina urbinate, poi non realizzato a causa di contrasti e problemi locali, a "Moto terreno solare", il lungo murale in cemento per il Simposio di Minoa a Marsala, dalla Sala d’Armi per il Museo Poldi Pezzoli di Milano, all’environment "Ingresso nel labirinto", dedicato all’epopea di Gilgamesh. Pomodoro ha anche progettato scenografie teatrali di grande impatto, per tragedie greche, drammi contemporanei, opere liriche, ricevendo il Premio Ubu per le sue creazioni sceniche.

Fonte: RaiNews.



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