Perché sono contro l’astensione, e andrò a votare
Anna Dongarrà, siciliana, cattolica, militante de La Margherita, presidente della CPO della Provincia di Enna, è la vicepresidente regionale della FIDAPA, la Federazione Italiana Donne Affari Professioni Arti.
Anna Dongarrà, siciliana, cattolica, militante de La Margherita, presidente della CPO della Provincia di Enna, è la vicepresidente regionale della FIDAPA, la Federazione Italiana Donne Affari Professioni Arti. Con 4.000 socie e 77 sezioni diffuse a macchia d’olio su tutto il territorio, il distretto Fidapa Sicilia è il più dinamico e attivo a livello nazionale; il suo trend di crescita, in positivo da anni, si alimenta anche di una fitta rete d’attività che coinvolge tanto le città più grandi quanto i piccolisssimi comuni di provincia.
“La parola d’ordine nelle nostre sezioni è andare a votare”, dice Dongarrà che ha preso posizione contro gli inviti all’astensione, ed ha lanciato un’appello al voto “in nome della democrazia partecipata”.
E’ una posizione condivisa da molte donne, riflette molti umori locali?
Sì, siamo in tante le donne irritate per gli appelli all’astensione. Io ho espresso apertamente il mio dissenso a chi, anche nel mio partito, sostiene questa posizione. Per come è stata posta, la considero non democratica, e tale da rimettere in discussione gli stessi principi costituzionali. Non mi pare di scoprire l’acqua calda: il voto è un diritto e un dovere per tutti i cittadini e le cittadine, è l’elemento fondante della democrazia e della cittadinanza consapevole, è un valore della nostra Repubblica. Incitare ad astenersi, significa nei fatti spingere i cittadini alla non-osservanza di quanto distingue i valori repubblicani, e significa anche cancellare la memoria di tutte le donne e gli uomini che hanno lottato e dato la vita per conquistarli. A questo proposito, vorrei richiamarmi alle reponsabilità che noi, donne e uomini della politica, abbiamo nei confronti delle giovani generazioni: dalla scuola elementare all’Università, ci si forma sulla necessità della partecipazione alla vita democratica dello Stato, di cui il voto è parte fondamentale. Per questo, sono molto inquieta anche sugli effetti di confusione e disorientamento provocati da campagne d’informazione che non affrontano chiaramente questi nodi.
La confusione riguarda i cattolici praticanti? Lei si è mai sentita scissa tra coscienza e ragione?
Di fronte all’esercizio del voto, essere cattolici e praticanti non costituisce una categoria né un’appartenenza. Politica. Certamente, nell’urna, ciascuno si esprimerà come crede: il punto non è votare quattro Sì oppure quattro No, il punto è andare a votare!
Come donna e come siciliana, mi sento inoltre doppiamente coinvolta. Come donna, perché la conquista del voto ha rappresentato uno dei momenti fondamentali delle lotte delle donne per l’uguaglianza e la democrazia; come siciliana, perché trovo la politica dell’astensione particolarmente pericolosa nelle nostre realtà. Sappiamo tutti che in larghi strati della società siciliana il voto è visto e praticato ancora come strumento di favori, come merce di scambio, depauperato della sua valenza tanto simbolica quanto concreta. Un dato, questo, che pesa profondamente sullo sviluppo della democrazia nella nostra regione; se si vogliono cambiare le cose, bisogna piuttosto spingere la gente ad andare a votare, ad esercitare consapevolmente questo diritto/dovere che attiene all’esercizio delle libertà individuali e democratiche.
Maturare una democrazia partecipata in Sicilia, passa attraverso la capacità di imparare ad esprimere le proprie opinioni, senza paura delle conseguenze, quindi di essere informati. Si è dibattuto, su questo, dentro le sezioni? Le donne si sentono informate?
Per niente. Insisto con le mie preoccupazioni: l’avere messo sullo stesso piano il Sì e l’astensione al voto, oltre ad alimentare ignoranza sui quesiti oggetto dei referendum, ha creato nei cittadini e nelle cittadine confusione e sospetti. Rispondere con sollecitazioni a disertare le urne, a chi chiede maggiori informazioni sull’utilizzo delle cellule staminali per la cura di alcune gravi malattie oppure sulla fecondazione eterologa, non ha senso.
Penso che anche l’informazione televisiva abbia molte responsabilità, e tutte in negativo. Sugli schermi tv è pesato più lo schieramento politico che la serietà dell’approfondimento, mentre la realtà quotidiana della gente continua ad essere completamente assente. Da utente, le dico che avrei piuttosto voluto sentire le voci delle donne e degli uomini che hanno vissuto l’esperienza della procreazione assistita, capire che cosa significa oggi il desiderio di maternità e paternità. Noi, nelle nostre sezioni siciliane, abbiamo fatto e faremo quel che possiamo per informare tutti, incontri-dibattito, banchetti, volantinaggi, ma il rapporto è impari: per molti, la televisione è l’unica finestra sul mondo, esiste solo quello che dice la tv. Ci circonda un silenzio totale, perché anche la stampa quotidiana locale è assente su questi temi.
Comunque, la nostra parola d’ordine è “andare a votare”. Io ci andrò di certo, ed esprimerò nel segreto dell’urna il mio punto di vista sui quattro quesiti: essere buoni cattolici non passa attraverso la negazione dell’esercizio della cittadinanza consapevole.
L’intervista a cura di Nella Condorelli è stato pubblicato su: Articolo 21
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