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Per salvare la scuola pubblica si difende il tempo pieno

Migliaia tra insegnanti, genitori e bambini in piazza a Bologna per opporsi alla contro-riforma della Moratti.

di Cristina Rosati - martedì 30 novembre 2004 - 3834 letture

Sabato 29 novembre 2003 le strade del centro storico di Bologna sono state letteralmente invase da una marea di cartelli e striscioni portati a mano da tantissimi bambini delle scuole elementari, da insegnanti e genitori di quasi tutto il centro-nord. E’ stata una "festa-protesta", come nelle intenzioni dei promotori della manifestazione, indetta dal "Coordinamento nazionale per il tempo pieno e prolungato" e alla quale hanno aderito Cobas, Rifondazione Comunista, Arci, Coordinamento dei Social Forum e decine di comitati di genitori e insegnanti.

Per opporsi a quella che è ormai conosciuta come la contro-riforma della Moratti, in quanto nel disegno di legge più che prospettarsi del nuovo si ripristinano vecchie ideologie del passato, il Coordinamento ha scelto di puntare fortemente sul mantenimento del tempo pieno, come simbolo di una idea di scuola che la riforma intende cancellare. Il tempo pieno è una realtà molto diffusa a partire dagli anni ’70 nelle scuole del centro-nord e, per gli organizzatori della protesta, la sua abolizione equivale ad abbassare i livelli di apprendimento e ad aprire spazi per un mercato privato dell’istruzione.

Alla manifestazione di Bologna si è arrivati dopo un percorso collettivo durato alcuni mesi, durante i quali si è dibattuto nelle scuole del piano della Moratti, nelle assemblee dei genitori e degli insegnanti. In questo modo si è costituito un Coordinamento che ha portato in strada migliaia di persone da Trieste a Roma, da Ancona a Firenze. Difesa del tempo pieno innanzi tutto, ma non solo.

Tantissimi gli slogan e gli striscioni contro la figura dell’insegnante-tutor che, non solo introduce una gerarchia tra gli insegnanti, ma modifica anche il principio di collegialità nel giudizio degli alunni. Molti i cartelli contro la personalizzazione del percorso scolastico, che impone obblighi di scelta fin dai 5 anni e mezzo cristallizzando di fatto le differenze sociali.

Non solo a Bologna, ma in contemporanea anche nelle strade di Roma si è scesi in corteo contro la Moratti e i tagli della finanziaria. Anche a Roma manifestazione nazionale, indetta questa volta dai sindacati confederali unitariamente. Nei giorni scorsi si è rincorsa la polemica nelle intenzioni di chi voleva prospettare le due manifestazioni in netto contrasto, ma il risultato della giornata nella massiccia presenza di piazza ha spazzato via ogni dubbio. Percorsi organizzativi diversi hanno portato alle due manifestazioni, ma non alla differenziazione dei contenuti: due città d’Italia sono scese sabato in piazza contro la Moratti, i tagli del governo alla istruzione pubblica e per prospettare un cambiamento del sistema scolastico che non risponda alle sole leggi del mercato.


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