Per il "pride" del lavoro

Dopo la sconfitta dei referendum sul lavoro, mentre si consuma il genocidio a Gaza, e dopo la firma che porterà la spesa per le armi al 5%, la sinistra liberale italiana ha partecipato al gay pride a Budapest.
Dopo la sconfitta dei referendum sul lavoro, mentre si consuma il genocidio a Gaza, e dopo la firma che porterà la spesa per le armi al 5%, la sinistra liberale italiana ha partecipato al gay pride a Budapest. Il successo mediatico era assicurato, se non si chiedono i diritti sociali e la pace i media sono ampiamente disponibili a pubblicizzare l’evento che nei fatti difende il sistema e lo legittima.
Il nemico dei diritti è Orban, pertanto alla ricerca di un facile successo mediatico una folta rappresentanza della sinistra liberale italiana ha manifestato contro i divieti ungheresi. Il nemico, dunque, non è il capitalismo che nella sua corsa affannosa sfrutta e precarizza, ad Andria un lavoratore di soli 49 anni è morto nei campi dove lavorava come bracciante, silenzio assoluto sul diritto al lavoro dignitoso senza il quale i diritti individuali non sono che “privilegi” per borghesi benestanti organici al sistema.
Vincenzo Conversano bracciante agricolo aveva tre figli di 21, 18 e 13 anni ed è morto sul lavoro, sicuramente il caldo avrà inciso sul malore mortale. A questi figli che hanno perso il padre e alla moglie tutta la nostra umana vicinanza. Le indagini avviate faranno probabilmente chiarezza. Si continua a morire sul lavoro nel silenzio generale. Non vi è stata campagna elettorale in Italia sui referendum per limitare la precarietà, ma si alza la voce e si balla, mentre accade tutto questo.
Un comune lavoratore, per poter usufruire di una vita affettiva stabile e di un sano progetto di vita necessita di diritto al lavoro, di diritti sociali e di diritti individuali. I diritti non si possono dividere sono un plesso unico in cui ogni diritto-dovere è in tensione positiva con i restanti. Il lavoratore è persona prima di tutto in ogni attività della sua esistenza, pertanto affinché possa vivere la pienezza di sé deve usufruire dei diritti vitali che la rincorsa alle spese militari sacrifica.
La sinistra liberale ha votato tutti i pacchetti di aiuti militari a Kiev di cui non conosciamo i contenuti perché protetti dal segreto militare. Mentre accade tutto questo, e il capitalismo liberale mostra il suo volto sanguinario, si protesta a Budapest individuando in Orban il nemico e protestando per i diritti individuali scissi dai diritti sociali e dalla cultura per la vita e in difesa della persona.
Il termine gay non è neutro, chiaramente è termine di importazione anglo-americana. Quando l’America latina fu saccheggiata dagli spagnoli, le ruberie furono giustificate con l’evangelizzazione. Oggi il capitalismo si autolegittima con i diritti individuali a cui corrisponde il privilegio per pochi di viverli, in quanto senza i diritti sociali i diritti individuali sono privilegi per la borghesia benestante che ha perso ogni contatto con la realtà dei lavoratori e delle lavoratrici.
Un lavoratore eterosessuale o omosessuale costretto allo sfruttamento quotidiano sicuramente non avrà come priorità i diritti individuali ma la sopravvivenza. Le statistiche riportano l’aumento vertiginosi di lavoratori poveri in Italia e in Europa. I disoccupati quasi non compaiono più nelle cronache sono sostituiti dalle chiacchiere mediatiche. Necessitiamo in ogni città di manifestazioni internazionali per la difesa della vita e dei diritti sociali, il nemico è il capitale con i suoi complici che rimuovono la realtà con la falsa rappresentazione della stessa.
In Italia circa il 10% dei lavoratori è povero. Non vi sono manifestazioni europee, dato che il problema è europeo, per riaffermare il lavoro come valore imprescindibile senza il quale i diritti individuali diventano per pochi e non per tutti.
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