Per il Sacro, non per la Sociologia
I Papi non parlano più dello Spirito
Il mercoledì mattina è giorno di udienze in Vaticano. E il traffico intorno a S.Pietro si fa ancora più caotico. Conversando sul bus con dei romani, si formulava l’idea di trasferire la Sede del Sommo Pontefice a Los Angeles, città con molto più spazio e dal nome davvero adatto. Non solo: visto l’interesse delle gerarchie cattoliche verso temi sociologici invece che spirituali, il trasferimento negli Stati Uniti –patria del pragmatismo- sarebbe del tutto coerente e avrebbe quale effetto collaterale la liberazione dello Stato italiano dalle interferenze ormai quotidiane e petulanti di uno Stato estero.
La più recente trovata riguarda l’invito rivolto ai farmacisti italiani di non vendere prodotti che la Chiesa reputa “immorali”. Il punto non è l’evidente e grottesca illegalità di una simile indicazione ma consiste nel malinconico allontanarsi del cattolicesimo dalla sua identità fondativa. Come appassionato di teologia, vorrei che anche durante le udienze concesse ai farmacisti i Papi –e chi meglio di loro?- parlassero della Fede e dei suoi contenuti, della potenza dello Spirito Santo, del meraviglioso enigma dialettico della Trinità, dell’immortalità dell’anima umana e della sua struttura ontologica, dei grandi Padri della Chiesa, del fondamento aristotelico della transustanziazione eucaristica, della naturalità del Sacro per la vita e per i bisogni umani. No, invece. Questi ossessivi papi-sociologi insistono su famiglia, precariato, cazzi, fighe e –nel caso di Ratzinger- culi. Che triste decadenza.
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Eh si, sarebbe bello.
Ma in passato è stata mai così, la Chiesa, cioè nel modo in cui lei ed io ci auspichiamo che sia?
Forse la Chiesa non ha mai solamente parlato della Fede, della Trinità, della transustanziazione etc.
Quando il potere occulto comincia a scoprirsi sono due le cose: o quel potere finisce (speranza) o diviene legittimo (timore).
Giovanni Polimeni, www.giofilo.it