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Per chi votare? (Risposta lunga alla signora Iris .....)

"Pertanto, come si fa a consigliare per chi votare? E’ come se dovessimo consigliare a quale ateo bisogna somministrare il crisma del battesimo democratico, volendo assimilare la norma della Costituzione al rito religioso..."

"Mancano i due capisaldi della sovranità del popolo: i progetti programmatici di legislatura dei partiti e la facoltà dell’elettore di esercitare una consapevole e libera volontà di scelta tra di essi."

di Gaetano Sgalambro - mercoledì 7 settembre 2022 - 3556 letture

Una risposta ragionata è difficile da dare anche questa volta. Siamo sempre di fronte a una governance del paese instabile o macerata da contraddizioni intestine e ad una politica che deve fronteggiare emergenze che si ripetono a stretto giro nei diversi settori del paese. E ogni volta è l’occasione di un fiorire rigoglioso di proposte e controproposte tecniche, mai rivolte ad una soluzione definitiva.

Lo Stato italiano ha un sistema economico che produce diseconomia: aumento continuo del debito, oggi il secondo al mondo, invece che aumento della ricchezza. Il che rende difficile il solo pensare (a chi ne ha l’autonomia) di potere sopportare i costi necessari per stabili soluzioni delle sue cause strutturali. Esso sta all’impiedi grazie al bilancio economico positivo delle famiglie che regge la pace sociale. Nessun partito ha una visione d’insieme dei bisogni del paese e delle risorse materiali e immateriali disponibili per potere redigere un piano organico di progetti programmatici di legislatura di medio-lungo periodo.

La politica naviga a vista, giorno per giorno, e rincorre le situazioni contingenti di disagio sempre con l’acqua alla gola, senza mai saperle prevenire.

Questi pochi tratti, fra i tanti, del quadro del paese sono patognomonici della grave crisi politica e soprattutto culturale in cui esso versa da troppi anni. Occorre precisare che questa temperie culturale data da tempo. Nacque quando la politica postbellica si mosse lungo le direzioni delle ideologie dei paesi che ci avevano sconfitto militarmente: quella socialcomunista e quella liberale.

Ne derivò una dicotomia identitaria con la Costituzione Italiana, della quale furono attivati i meccanismi istituzionali democratici, ma ne furono disconosciuti i capisaldi ideologici. Tuttora ne stiamo pagando il danno in termini di torsioni dell’uso del concetto di democrazia costituzionale, nonché delle istituzioni stesse; in termini di cronica immaturità politica dei partiti, nonché degli stessi elettori.

Prima delle elezioni nazionali occorrerebbe richiamarsi ai concetti di “voto elettorale e di democrazia”, secondo la lettura deontologica della Costituzione. Scopriremmo, così, che ambedue sono complementari ad una concezione democratica di più alto livello: la Sovranità del Popolo. Essa supera il limite etimologico della democrazia, sic et simpliciter, come potere istituzionale del popolo, per completarla indissolubilmente con il potere decisionale sul proprio destino. Infatti, riconosce ai cittadini il diritto attraverso i partiti (art.49) di “concorrere a determinare la politica nazionale” (concretizzata in seri progetti programmatici di legislatura e in liste di candidati parlamentari idonei a realizzarli), per poi determinarne la realizzazione volontaria con la scelta elettiva consapevole (art.48).

Il meccanismo democratico costituzionale è così declinabile:

- che ogni partito abbia la capacità di ascolto dei cittadini e che, alla luce della propria visione unitaria del sistema paese, abbia le competenze tecniche e politiche per presentare agli elettori validi progetti programmatici di legislatura;

- che ogni elettore abbia la facoltà di effettuare la scelta consapevole, la sola libera, del progetto programmatico di legislatura di suo maggiore interesse. Restando sottinteso che il governo e il parlamento, sotto il patronato del presidente della repubblica, debbano rispondere agli elettori del mandato di legislatura giunto a termine.

Purtroppo nella realtà tutto questo si è sempre dissolto in una perenne declamazione retorica dei politici e dei loro fidelizzati, tacendo dei media.

Mancano i due capisaldi della sovranità del popolo: i progetti programmatici di legislatura e la facoltà dell’elettore di esercitare una consapevole e libera volontà di scelta tra di essi.

Pertanto, come si fa a consigliare per chi votare? E’ come se dovessimo consigliare a quale ateo bisogna somministrare il crisma del battesimo democratico, volendo assimilare la norma della Costituzione al rito religioso. Stante che i partiti da tempo ne hanno sconfessato i contenuti specifici che la contraddistinguevano.

Di contro i cittadini sono richiamati da un ceto medio-alto d’intellettuali professionalmente ben sistemati -alcuni nella società e i più nella politica e nel suo sottobosco- all’inderogabile dovere di dare un voto a dei candidati porta-vessilli senza valori (programmi), nel nome di una Costituzione Materiale (posticcia).

Tanto da suggerire sempre e comunque l’esercizio del voto: anche turandosi il naso! E, naturalmente, a furia di turarci il naso ogni volta, invece di andare avanti siamo arretrati, fino a portarci con un piede sull’orlo del precipizio.

Più di recente i partiti si sono inventati due aberrazioni della democrazia, il voto utile e il voto contro, ampiamente dibattuti o sostenuti. Ecco, ancora un altro piccolo passo indietro e siamo nel precipizio.

Al di là delle rituali apologie ideologiche e senza infingimenti bisogna riconoscere che siamo giunti a un punto di estremo pericolo. E i cittadini chiamati al voto debbono valutare nel loro insieme i seguenti fondamentali della grave crisi in atto:

- si è estesa anche agli organi istituzionali del paese, divenendo anche crisi tecnica di sistema;

- non esiste un ceto intellettuale, come s’è appena detto, capace di stimolare e rinnovare la politica;

- il paese è totalmente nelle mani di partiti autoreferenziali, ai quali è da stolti chiedere provvedimenti di sostanziale discontinuità dello status quo;

- la maggioranza dei cittadini si sono allontanati dalla politica, resisi conto che i partiti rimestavano sempre la stessa acqua nei mortai, mentre il dissesto economico dello Stato aumentava;

- la crisi della democrazia ha aumentato progressivamente le diseguaglianze nella società, con pregiudizio della stabilità sociale (fattore primario di crescita).

Tirando la somma viene fuori il quadro netto e chiaro di una partitocrazia, che la nostra incultura costituzionale, quando vuole essere severa, chiama democrazia imperfetta. Bisogna avere l’onestà e il coraggio di affermare che è tutt’altra cosa della democrazia costituzionale.

La partitocrazia, per scelta, non alberga alcuna volontà di costruirsi una visione complessiva dei problemi del paese e di pianificarne organicamente le soluzioni nel medio-lungo periodo.

Ebbene, entro un regime partitocratico è grottesco vedere chi gioca a professarsi più democratico dell’altro.

La posizione elettorale logica del cittadino responsabile, consiste nel non concedere la delega di rappresentanza ad alcuno dei partiti. Non si può continuare a legittimarli con il consenso elettorale, salvo che non si voglia restare loro corresponsabili.

Ciò posto, gli restano due possibilità:

- E’ minimamente ragionevole che possa dare il voto a un partito, a patto che dia solido affidamento di varare e di applicare provvedimenti sociali in grado di lenire le crescenti diseguaglianze economiche della crisi . (Perché possiamo sempre sperare, finché c’è la pace sociale.)

- Per uscire dalla crisi in maniera pacifica deve puntare sulle le risorse intellettuali e morali della società civile e sul progetto democratico della Costituzione Italiana. Le risorse della società civili sono tante ma disperse e isolate. E’ possibile riunirle trasversalmente su un obiettivo comune. La realizzazione del progetto democratico risponde allo scopo e si potrebbe iniziare da una proposta di legge popolare di modifica della legge elettorale, nel senso costituzionale di ricostituire i due capisaldi della sovranità del popolo (vedi sopra).

Tenendosi ben lontani dai contatti dei partiti che non siano d’ufficio, nonché dal loro mondo, ciò può riuscire. La tecnologia dei PC e Internet consentono di riunire su una piattaforma web trasversale le forze necessarie, senza problemi di natura logistica e a basso costo. La strada naturalmente sarà lunga, ma vale la pena di iniziarla per i nostri nipoti.


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