Pedro Sanchez (Spagna): no alle spese di riarmo del 5%
Pedro Sanchez “parole di verità”
Le parole di Pedro Sanchez, presidente del Governo socialista spagnolo e segretario del Partito socialista, non possono che colpire la grigia palude dei leader europei che si connota per le comunicazioni “fumose e politicamente corrette”. Pedro Sanchez globalista e da sempre in linea con la cultura woke, questa volta ha deviato dall’omologazione politica dichiarando:
“La Spagna è un paese solidale e impegnato nella NATO, ma è un paese sovrano”.
La Spagna quest’anno investirà il 2% del PIL per il riarmo e tale dato è in linea con il progressivo aumento delle spese militari spagnole. Nell’ultimo decennio la Spagna ha incrementato l’aumento delle spese militari dal 12 a 20 miliardi. Non è poco. L’aumento graduale dal 2% al 5% comporterebbe un notevole aumento delle tasse per le classi medie e tagli al stato sociale già fortemente contratto. Pedro Sanchez ha dunque chiarito la posizione spagnola:
“ci costringerebbe a oltrepassare le nostre linee rosse, ci costringerebbe o ad aumentare drasticamente le tasse sulla classe media, o a ridurre drasticamente le dimensioni del nostro Stato sociale”.
Egli inoltre ha avuto il coraggio, bisogna rendergli omaggi nel grigiore e nelle nebbie europee dove la differenza tra menzogna e verità è stata sostituita dagli slogan e dalla chiacchiera, di dimostrare che all’Europa si sta chiedendo di realizzare in modo pieno il capitalismo darwiniano, non a caso il denaro per giungere al 5% non potrebbe che essere drenato dalla scuola e dai servizi sociali. Per trovare le risorse finanziarie si dovrebbe procedere in tal modo:
"un aumento delle tasse, una riduzione del 40% delle pensioni o un dimezzamento degli investimenti in istruzione”.
La “sensibilità di Pedro Sanchez”, si può immaginare e ipotizzare, trova la sua ragion d’essere nel fragile equilibrio del governo socialista, il quale può reggersi grazie a partiti definiti di estrema sinistra dai media e a forze pacifiste come Sumar. Madrid comunque è già molto impegnata per la difesa. Rileva InfoDefensa che la Spagna per dotarsi di una portaerei che imbarca caccia F-35 ha già investito notevoli risorse, e inoltre lo stanziamento-extra da 10 miliardi promesso da Sanchez sarà finalizzato alla difesa, alla deterrenza e alla guerra in Ucraina (un miliardo per sostenere Kiev). In questo clima di implicite tensioni con i partiti di “estrema sinistra” la firma degli accordi avrebbe comportato la fine del Governo Sanchez. Il governo socialista spagnolo fa dunque i conti con la sua realtà politica e non va idealizzato.
La Spagna di Sanchez non è immacolata, ciò malgrado la sua posizione è degna di nota. Pedro Sanchez osa pronunciare in modo più demagogico che reale la parola “sovranità e indipendenza”. Sono le circostanze politiche interne ad indurlo a prendere una posizione autonoma rispetto agli alleati. La parola “sovranità” pronunciata da un esponente della cultura woke apre possibili nuovi scenari. Risulta evidente che i partiti di estrema sinistra servono alla causa popolare, in quanto pongono limiti alle spese militari e mostrano che i “no” si possono dire al “padrone (USA). Ricordiamocelo che ogni “signore” chiede “senza limiti” ai “sudditi”. Sta al servo opporsi e ribaltare la logica di asservimento.
I dati sciorinati da Pedro Sanchez dimostrano che taluni leader europei, i quali hanno rassicurato che non sarà tolto un euro al popolo, sono chiaramente poco credibili.
La menzogna conosciuta, inoltre, su quanto accede a Gaza è stata svelata dallo stesso premier spagnolo. A Gaza Israele sta commettendo in diretta un autentico genocidio; il primo genocidio in diretta nell’indifferenza dell’Occidente, che punta sul riarmo, mentre si porta a termine la pulizia etnica. Si finge di non vedere e di non sapere. I leader europei e la politica tutta si fa portavoce dei diritti, mentre i più elementari diritti umani sono violati. Pedro Sanchez ha chiesto la sospensione degli accordi UE-Israele con parole nette, a cui non siamo abituati:
"Gaza si trova in una situazione catastrofica di genocidio”.
Anche in questo caso le parole del leader spagnolo non possono che rompere il clima di nichilistico compromesso e di remozione della verità che grava sull’Europa e sugli europei. Certamente le sue posizioni hanno motivazioni interne e legate alla stabilità del governo spagnolo, ciò malgrado da questo momento in poi nessun popolo e nessun partito potrà mentire su quanto sta accadendo. La verità resta, essa è stata pronunciata e indietro non si torna.
Il Primo Ministro spagnolo ci consente di porre in relazione due eventi terribili del nostro tempo che svelano la verità della nostra realtà politica, ovvero a Gaza si perpetra un genocidio e nel contempo c’è la corsa al riarmo. Tutto è guerra ormai. La pace è solo flatus vocis, essa non è un valore per l’attuale assetto politico. L’unico tipo di libertà concepibile e concepito dall’Europa liberista è la libertà della lotta dell’uno contro l’altro. Libertà di lottare e di competere. I perdenti sono considerati un dettaglio della storia; sono scarti di nessun valore, per cui si può continuare a tagliare le spese sociali e ad investire in armi, mentre gli sconfitti continuano ad essere eliminati in modo pianificato.
Le parole del governo spagnolo non devono lasciarci indifferenti; non devono cadere nel niente della chiacchiera a cui il sistema mediatico ci sta tristemente abituando, su di esse bisogna soffermarsi, in quanto sono la breccia attraverso la quale rientrare nella storia terribile di questi giorni e di questi anni. Le rassicurazioni dei leader europei si sciolgono come “neve al sole” dinanzi alle dichiarazioni spagnole, le quali hanno mostrato che, se si segue la linea bellicista, il futuro dei popoli europei sarà segnato da precarietà e aumento della povertà e dell’ignoranza.
Il problema è se la Spagna riuscirà a contenere le pressioni d’oltreoceano. Il rischio di un aumento dei dazi già minacciato dagli USA è già in atto. Se l’Europa fosse una comunità di popoli tali minacce non sarebbero possibili, invece ogni oligarchia difende semplicemente i suoi interessi. Anche le minacce di aumento di dazi sono preziose per comprendere in modo inequivocabili che non ci sono alleati o accordi solidali ma solo rapporti tra “servi e padroni”.
La verità è il cominciamento per costruire la democrazia dell’homo reciprocans e non certo dell’homo oeconomicus e per sentire l’umanità tutta come la radice a cui ogni essere umano è legato da vincoli etici e politici. Solo la libertà di “ciascuno con l’altro” è capace di costruire ponti di comunicazione e di pace. Al di là delle vere intenzioni e dei tatticismi le parole di Pedro Sanchez ci consentono di pensare senza ambiguità la dura realtà-verità e solo da essa e con essa si può costruire un percorso a misura di ogni essere umano.
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