Partenza e spartenza (4)
Tutto scorre davanti a me, minuscolo atomo trasportato dal vento, dal treno in corsa, dai sentimenti, come in un vortice di tempesta. Mi perdo in questo vortice, in questo turbinio sinuoso e non riesco neanche più a capire chi sono.Gli eventi mi annullano, non ho libertà di scelta e devo seguire il mio destino ineluttabile. Paesi e luci che si susseguono, di nuovo il buio e poi luci lontane che improvvisamente si avvicinano, il fischio del treno. E’ già sera, quando passiamo lo stretto di Messina, il mio primo viaggio verso il continente. Ma io amo la mia terra, non ho mai desiderato uscirne. La mia isola mi da sicurezza , affetto e tepore, mi ha fatto sempre sperare in un futuro migliore che ora mi toglie, mi strappa, graffiandomi il cuore.
Il mio futuro, la mia adolescenza non saranno più lì in mezzo agli aranceti e agli ulivi o sotto il carrubo che d’estate mi fa ombra e da lontano guarda maestoso e fiero il mare azzurro cobalto.Terra mia, t’inseguirò per tutta la vita, senza mai più raggiungerti, ti vedrò nei miei sogni, senza mai più trovare la mia infanzia serena e i miei progetti ingenui di bambina.Tutto si confonde nel rullio dei motori del traghetto che ci porta verso la costa della Calabria, anzi delle Calabrie, come dicono in Sicilia. Il mare non si vede, data l’oscurita’, si avverte soltanto. Rimaniamo ai nostri posti e mangiamo qualcosa, dei panini con la mortadella, attente a non sporcarci.
La gente va e viene lungo i corridoi; una folla anonima, ognuno assorto nei propri pensieri o che chiacchiera del piu’ e del meno, giusto per far passare il tempo, dato che il viaggio è lungo e la meta è ancora lontana. Qualcuno vorrebbe comunicare, giusto per stringere nuove amicizie o conoscenze che verranno dimenticate subito dopo la fermata del treno. Solo noi sembriamo sospesi in questa realta’ nuova e inverosimile, ma la nostra famiglia è ancora qui con noi a darci sostegno e calore.Mi sento confortata, stiamo ancora insieme, come le dita di una mano, con mio padre serio e forte come una quercia e mia madre apparentemente allegra e tranquilla, proiettata, sorridente, già verso un nuovo futuro e con esso una nuova vita.
Le luci della costa calabrese sono sempre più vicine e sbarchiamo quasi senza accorgergene. Dormiamo gia’ nelle nostre cuccette, quando il treno testardo e sbuffante, inizia la traversata delle Calabrie, terra di boschi, lupi e briganti nel mio immaginario, macinando chilometri e facendo scomparire dietro di sè paesi, colline, montagne e tutto quello che incontra sulla sua strada. A volte, nel sonno lo sentiamo fermarsi, fischiare e poi ripartire.Gente che scende, gente che sale, nella lontana fredda notte di febbraio.Uomini sprofondati nel sonno,speranzosi e ignari di ciò che li attende.
Sacchi umani che viaggiano accomunati da un unico destino fatto di caparbia volonta’ e di speranza; tutti in cerca dell’el dorado e della terra promessa. All’alba, un’alba lattiginosa e umida, mi sveglio per caso,come angosciata e nel dormiveglia, senza essere vista, vedo mio padre seduto davanti al finestrino del treno con la testa appoggiata alla mano che, pensieroso, guarda fuori lo scorrere veloce del paesaggio,un paesaggio invernale fatto di alberi e cespugli spogli immersi nella nebbia.La sua espressione è seria e lo sguardo lontano, come intento a rovistare nella sua vita,a cercare qualche certezza perduta.
Ho voglia di piangere e vorrei dirgli di tornare indietro, ritrovarci di nuovo nella casa di via Garibaldi, riportare indietro il tempo, come in un ritmo magico di moviola. Ma non oso e, vedendo delle colline in lontananza, gli dico con finta allegria,quasi per rassicurarlo:"Papà, ecco i sette colli, Roma deve essere vicina". Mio padre sorride, lievemente divertito e mi dice: "Dormi ancora è presto, quando arriviamo a Roma ti chiamo". Mi sento rincuorata dalla voce di mio padre e mi rannicchio nel mio lettuccio a guardare il sole che lentamente comincia a filtrare attraverso gli alberi.La nebbia ormai si è diradata;il sole e la luce rallegrano gli animi, portando la speranza di un giorno migliore. Fra poco saremo a Roma.
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