Papa: giornalisti consumate le suole delle scarpe
Non chiudono i Tg Mediaset; si tratta di “riorganizzazione interna” – Stretta per i social che incitano alla violenza – Chiude il Corriere di Como dopo 24 anni di vita
IL PAPA AI GIORNALISTI ‒ «Al giornalismo si arriva non tanto scegliendo un mestiere, quanto lanciandosi in una missione, un po’ come il medico, che studia e lavora perché nel mondo il male sia curato. La vostra missione è di spiegare il mondo, di renderlo meno oscuro, di far sì che chi vi abita ne abbia meno paura e guardi gli altri con maggiore consapevolezza, e anche con più fiducia. È una missione non facile. È complicato pensare, meditare, approfondire, fermarsi per raccogliere le idee e per studiare i contesti e i precedenti di una notizia». Così Papa Francesco in occasione della consegna dell’onorificenza ai “decani” della stampa vaticana Valentina Alazraki della tv messicana Televisa, e Phil Pullella della Reuters. Un giornalista deve innanzitutto “raccontare” e questo «significa non mettere sé stessi in primo piano, né tanto meno ergersi a giudici, ma significa lasciarsi colpire e talvolta ferire dalle storie che incontriamo, per poterle narrare con umiltà ai nostri lettori». Ci sono «tre verbi che mi pare possano caratterizzare il buon giornalismo: ascoltare, approfondire, raccontare», ha anche evidenziato il papa, che, proseguendo nella sua riflessione sul sistema dell’informazione, ha poi esortato i cronisti a sottrarsi alla «tirannia dell’essere sempre online. Non tutto può essere raccontato attraverso le email, il telefono, o uno schermo», ha rimarcato Bergoglio rilanciando l’invito contenuto nel suo Messaggio per la Giornata delle Comunicazioni a «consumare le suole delle scarpe».
CHIUDONO O NO? – Piccata la risposta di Mediaset alle notizie sulla chiusura di Tg4, Studio Aperto e SportMediaset. L’azienda fa sapere che non si tratta di chiusure ma di “riorganizzazione interna” delle “line” di tutte le testate in un’ottica di ottimizzazione. Da Cologno Monzese fanno sapere che volti e loghi delle testate resteranno diversificate: l’unico cambiamento visibile sarà il cambio di nome di News Mediaset in TgCom. I cambiamenti – fanno sapere fonti dell’azienda all’Adnkronos – avverranno senza licenziare nessuno ma con il ricorso a esodi incentivati. La riorganizzazione dovrebbe avvenire da fine novembre e iniziare con l’accorpamento degli studi da cui trasmettere Tg4, Studio aperto e SportMediaset, che andranno in onda dal rinnovato studio 15 di Cologno Monzese. Dal 29 novembre, poi, si punterà ancora di più su TgCom24 che festeggerà i suoi dieci anni con novità e una nuova centralità. Secondo le indiscrezioni, le voci della chiusura erano nate per gli ascolti sempre più bassi e la necessità di una riduzione dei costi. Dopo aver chiuso Mediaset Premium, sembrava la volta della chiusura anche di SportMediaset. Ora la smentita alle agenzie cambia le carte in tavola. Vedremo nei prossimi giorni cosa avverrà realmente.
STRETTA PER I SOCIAL ‒ Arriva lo stop ai video che incitano alla violenza? Sembrerebbe di sì considerato che l’Italia ha recepito la direttiva europea che equipara il web ai media tradizionali. All’Agcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) saranno concessi maggiori poteri per limitare i messaggi che istigano i minori all’odio. Su delega del Parlamento infatti, il governo ha riscritto il Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici (la cosiddetta legge Gasparri), per recepire le disposizioni dettate già nel 2018 da una direttiva Ue, e adeguare il Testo alle piattaforme digitali.
CHIUDE IL CORRIERE DI COMO – Con il numero del 17 novembre scorso, si è chiusa l’esperienza del Corriere di Como dopo quasi 24 anni di vita essendo uscito, con il primo numero, il 19 ottobre 1997. Il Corriere di Como era edito dalla società Editoriale srl, controllata dalla Cooperativa editoriale lariana e, fin dalla sua nascita, veniva venduto in abbinata al Corriere della Sera. Diretto da Mario Rapisarda è, Il Corriere di Como, forse, l’ultimo dei quotidiani definiti sprezzantemente “panino”. Un’esperienza nata attorno a metà degli anni Novanta del secolo scorso che vedeva alcune grosse testate nazionali uscire in abbinata con quotidiani locali. Praticamente, con lo stesso costo, il lettore riceveva due quotidiani, uno nazionale e uno con le notizie della zona dove il giornale usciva. Prima della sospensione dell’attività produttiva, il personale (11 giornalisti e poligrafici) hanno lavorato al freddo considerato che il fornitore non era stato pagato. Per salvare la testata e il posto di lavoro, i dipendenti hanno accettato riduzioni di stipendio, taglio dell’anzianità e pagamenti effettuati con estremo ritardo. Tutto inutile. In più, i lavoratori hanno chiesto a più riprese al liquidatore di conoscere nel dettaglio chi facesse parte di Cooperativa Editoriale Lariana, chi negli anni passati ha investito cifre nel giornale e se qualcuno avesse pensato a progetti di rilancio. Nessuna risposta chiara è mai stata fornita.
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