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Paola Turci al Metropolitan di Catania

La regina del rock italiano, con il suo Secondo Cuore Tour, ha fatto tappa a Catania ieri sera.

di Piero Buscemi - venerdì 24 novembre 2017 - 8143 letture

Si può andare ad un concerto con la convinzione di poter assistere ad uno spettacolo di musica di genere, la cui scelta è determinata dal proprio gusto musicale, spaziando tra rock, pop, soul, jazz, blues o la più "tranquilla" musica leggera.

Con Paola Turci è come essere a più performance contemporaneamente e, in questo caso, è l’ispirazione dell’artista a trascinarci tra i vari generi musicali. L’artista romana ha queste grandi qualità camaleontiche, una caratteristica che l’ha sempre contraddistinta rispetto a molte altre colleghe.

Rientra tra quelle cantanti, ma anche musiciste di un certo rilievo, alle quali affidare una chitarra, folk o elettrica dipende dal contesto del momento, per poi farsi coinvolgere in melodie, ballate, ritmi così travolgenti da non riuscire a restare fermi durante le due ore di concerto.

Non potevano sottrarsi a questo destino neanche i presenti al Teatro Metropolitan che, ieri sera, hanno ballato, hanno cantato ed anche pianto, facendosi cullare dai testi e dalla musica dell’artista romana, mai banali ma ricchi, come sempre, di messaggi intimisti nei quali è sempre piacevole specchiarsi, ritrovando un pezzo della propria vita, da poter affiancare a quella di Paola Turci.

Quello che ancora cattura di questa artista, è la dolcezza di una donna che esterna una femminilità ammaliante, anche nelle esecuzioni più dure ed aggressive che fanno parte del suo più famoso repertorio. La sua sensibilità davanti agli orrori del mondo, non dimentichiamo la sua ormai fissa presenza durante gli incontri nazionali di Emergency, la sua capacità di trasformare la sua rabbia e le sue emozioni in versi che scuotono le coscienze, a volte dormienti degli ascoltatori, e donano sempre spunti di riflessione sul quotidiano crudele e snaturato che la cantante ci descrive nelle sue canzoni.

Ma, come abbiamo detto, Paola Turci è l’artista completa che riesce a farci commuovere con una cover dedicata a Domenico Modugno (Dio, come ti amo), scuote l’anima con la sua graffiante chitarra, salta con noi nel passato artistico romano, interpretando una canzone dedicata ad Anna Magnani, con uno stile che ci ha ricordato Gabriella Ferri e, incredibilmente, una voce sdoppiata, con un verso cantato emulando, forse, il Califfo Franco Califano.

Se, qualche decennio fa, la musica, specialmente quella rock, aveva lanciato un messaggio di speranza nelle generazioni giovanili del tempo, plagiando in loro l’illusione di poter cambiare lo squallido mondo che stavano vivendo. Se questa utopia è stata abbattuta dalla reazione, spesso violenta, di chi ha soffocato il futuro dei giovani in un appiattimento culturale da tenere sotto controllo.

Se c’è ancora la voglia nelle nuove generazioni di prendere a calci il passato ereditato da disillusi e rassegnati, se il risveglio verso un nuovo sogno di cambiamento è ancora concepibile e realizzabile, nonostante le schermature di chi ha interesse a mantenere narcotizzate le menti, questo sogno passa inevitabilmente anche attraverso la musica di Paola Turci. Concediamoci la libertà di poterlo credere ancora...

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(a breve il servizio fotografico sull’evento)


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