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Palermo

di Pina La Villa - venerdì 26 marzo 2010 - 2044 letture

Il 17 marzo del 2010, alle due del pomeriggio, mi trovo nel centro di Palermo alla ricerca di un parcheggio nei pressi di Via Cavour, dove si trovano la Feltrinelli e la Banca d’Italia. Devo partecipare a un corso di formazione diretto ai docenti e ai presidi di diverse scuole della Sicilia e organizzato dal Miur e dalla Banca d’Italia.

Deviazioni per sit-in e manifestazioni in vari punti della città.Faccio un giro turistico forzato per tutto il centro storico, fra Palazzo dei Normanni, Via Maqueda, Via Roma. Sbuco in vicoli caotici e in piazze bloccate da auto e assembramenti, qualcuno spiega al megafono che bisogna resistere, gli altri approvano. La rivolta è nel greve dialetto palermitano che risuona per le strade.

L’interno della banca è uno scintillare di marmi appena lucidati dove si specchiano mobili d’epoca e piante verdi. Nel salone, legno scuro per il soffitto e un grande lampadario al centro.

Il corteo della protesta fa il silenzio in Via Cavour, è cessato il rumore abituale del traffico. Il silenzio viene interrotto solo da parole di rabbia e grida potenti, che entrano del tutto inattesi, spiazzanti nell’elegante salone della Banca d’Italia, dove dirigenti di banca sorridenti stanno spiegando a insegnanti stanchi e disincantati cos’è un mutuo o un conto corrente.

Qualcuno si affaccia al balcone. La voce dei manifestanti è arrivata con la sua drammatica verità a distrarre i corsisti. Il carabiniere napoletano davanti al portone della Banca commenta solidale la protesta dei lavoratori che non possono più mantenere le loro famiglie,

Sul Giornale di Sicilia del giorno dopo, fra titoli e occhielli, il racconto della giornata, e le proteste si confondono con il problema del traffico:

“Replay di un incubo. Maxi-ingorgo da piazza Croci a Palazzo delle Aquile. I vigili costretti a deviare il traffico in quasi tutto il centro storico. Riecco la protesta. Città bloccata dai cortei da mattina a sera. Scesi in piazza gli ex “Pip” e i lavoratori dell’Amia. Scene di una città paralizzata”.


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