Ostaggi italiani: nessun blitz

La vicenda degli "ostaggi italiani", l’uso che il governo Berlusconi ne ha fatto a poche ore dalle elezioni. Le bugie, i dubbi, le verità che emergono...

di Sergej - venerdì 11 giugno 2004 - 6219 letture

[Nella serata di giovedì 10 giugno, a meno di 48 ore dalle elezioni europee, riceviamo via SMS l’invito a leggere e diffondere il seguente articolo, ché non è detto venga ripreso nei modi dovuti dagli organi di informazione ufficiale. Ci permettiamo di dare uno strappo alla nostra regola e di usare l’indirizzario di Giap, perché ci pare questione urgente, d’importanza capitale per il futuro della libertà d’informazione in Italia. Ci dicono che pochi minuti fa c’è stato un lancio Ansa. L’Unità on line la dà già come notizia d’apertura.

Come tutti, non abbiamo elementi per esprimerci sulla veridicità del contenuto, ma tutta questa storia degli ostaggi e del blitz è piena di buchi, anzi, di vere e proprie voragini. Se tra qualche giorno la natura di questo evento si rivelasse quella di una grande messinscena a scopo elettorale, non solo sarebbe una delle peggiori menzogne propinate all’opinione pubblica dall’inizio di questa guerra, ma noi tutti ci mangeremmo le mani per non essere stati in grado di contrastarla per tempo. Anche perché la posta in gioco è molto alta. Quindi rischiamo, diffondiamo, e che Dio (o chi ne fa le veci) la mandi buona a tutt* noi. WM1, 00:39 dell’11/06/2004] [Girodivite, 11/06/2004, ore 6:10]

NOVE MILIONI DI DOLLARI E NESSUN BLITZ by Enrico Piovesana from Peace Reporter www.peacereporter.net

Per i tre ostaggi italiani pagati nove milioni di dollari Una fonte di PeaceReporter rivela: "Gli ostaggi italiani sono stati consegnati alle forze Usa, non c’è stato nessun blitz".

10 giugno 2004 - "Quella casa al numero 17 di Zaitun Street era disabitata da almeno due mesi. Fino a lunedì sera tardi (7 giugno, n.d.r.) quando, intorno alle 23, si è sentito un gran trambusto. Io, che abito al 13, ho visto arrivare alcune auto e fermarsi davanti a quella casa. Sono entrate un po’ di persone. Era buio, non abbiamo visto bene. Poco dopo se ne sono andati via ed è tornata la calma".

"Il mattino seguente, intorno alle 9:30, sono arrivate cinque auto militari americane, di colore verde oliva. Si sono fermate davanti a quella casa. Ne sono scesi alcuni uomini vestiti in abiti civili e con gli occhiali scuri. Erano sicuramente uomini del mukhabarat (servizio segreto, n.d.r.) americano. Hanno aperto la porta dell’abitazione, senza forzarla, come se fosse già aperta, e sono riusciti subito con solo quattro uomini, che poi abbiamo saputo essere i tre ostaggi italiani e un ostaggio polacco. Li hanno caricati su un furgoncino bianco e se ne sono andati via. Il tutto con la massima calma. Non è stato sparato un colpo. Nella casa, a parte gli ostaggi, evidentemente non c’era più nessuno. Non è stato assolutamente un blitz militare come è stato annunciato tre ore dopo. Quelli sono tutta un’altra cosa. Lì si è trattato di una semplice presa in consegna. Gli americani sono andati lì a colpo sicuro. Sapevano che gli ostaggi erano stati portati lì, si erano messi d’accordo. Il vostro governo ha pagato un riscatto: nove milioni di dollari. Qui ormai lo sanno tutti. Adesso però basta parlare al telefono, non è sicuro".

A parlare, raggiunto al telefono da PeaceReporter, è un iracheno, il signor Fahad, che assieme ad altri due suoi vicini, il signor Mohammed e il signor Ibrahim, è stato testimone oculare della liberazione di Agliana, Cupertino e Stefio. Fahad parla dalla sua casa, al 13 di Zaitun Street, ad Abu Ghraib, il sobborgo occidentale di Baghdad divenuto tristemente famoso per lo scandalo delle torture sui prigionieri iracheni.

La sua versione dei fatti è confermata da un’altra fonte irachena raggiunta da PeaceReporter, vicina al braccio politico della guerriglia. Una fonte che ha voluto rimanere anonima, e che ha fornito la sua versione di tutta la vicenda del sequestro, delle trattative e della liberazione. La fonte inizia facendo un nome, quello di Salih Mutlak. "Mutlak ­ dice ­ è un facoltoso commerciante iracheno arricchitosi con le speculazioni e il contrabbando durante il periodo dell’embargo. Da molti è definito semplicemente come un "mafioso". Lui è il personaggio chiave della vicenda della liberazione dei tre ostaggi italiani, assieme al già noto Abdel Salam Kubaysi (solo un omonimo di Jabbar al-Kubaysi), ulema sunnita e docente all’università di Baghdad, salito all’onore delle cronache televisive internazionali per il suo ruolo nella trattativa per il rilascio - dietro pagamento di riscatto - degli ostaggi giapponesi". Secondo la fonte, con Mutlak e con Kubaysi il governo italiano avrebbe trattato segretamente per settimane al fine di ottenere il rilascio di Agliana, Cupertino e Stefio, rapiti il 12 aprile assieme a Quattrocchi, ucciso il 14 aprile. Si scoprirà poi che aveva in tasca un porto d’armi rilasciato dalle forze britanniche e un pass della Coalizione.

I contatti tra i nostri servizi segreti, il Sismi, e la coppia Mutlak-Kubaysi sono iniziati subito dopo quei tragici giorni, e già il 20 aprile erano cominciate a trapelare notizie sull’accordo con il governo italiano per il pagamento di un riscatto di 9 milioni di dollari.

Il 22 era stato lo stesso governatore italiano di Nassiriya, Barbara Contini, a lasciarsi scappare che non c’era nulla da stupirsi del fatto che il governo pagasse un riscatto. "Si è sempre fatto così" aveva detto. Subito dopo aveva smentito questa dichiarazione, e il ministro degli Esteri, Franco Frattini, aveva detto che si trattava di "storie prive di fondamento". Lo stesso giorno, una qualificata fonte dei servizi segreti italiani rivelava all’agenzia Ansa: "La trattativa, avviata da giorni, è già stata definita in tutti i suoi aspetti, sia para-politici, sia economici. Quello che dovevamo fare l’abbiamo fatto". Dopo questa burrasca il Sismi ha protestato per queste fughe di notizie che rischiavano di far saltare le trattative in corso. A quel punto, il governo ha deciso di imporre il silenzio stampa assoluto sulla vicenda.

"Le trattative - spiega la fonte - sono proseguite fino a quando, all’inizio di maggio, Salih Mutlak è andato in aereo a Roma. Ragione ufficiale del suo viaggio: affari. E’ rimasto nella capitale italiana per una ventina di giorni, tornando a Baghdad alla fine di maggio con una valigetta piena di soldi. Cinque milioni di dollari, prima tranche di un riscatto complessivo di nove milioni di dollari. Gli altri quattro, questi erano gli accordi da lui presi, sarebbero stati consegnati ai rapitori dopo la liberazione degli ostaggi".

Dopo il ritorno di Mutlak con i soldi, nei primi giorni di giugno si è consumato un duro scontro all’interno delle fila dei guerriglieri iracheni. Da una parte il braccio "militare" dei guerriglieri, quelli che detenevano materialmente gli ostaggi e che, tramite Mutlak e Kubaysi, erano in contatto con il governo italiano: per loro l’importante era solo incassare il malloppo. Dall’altra parte il braccio "politico" che non voleva fare la figura di una banda di delinquenti che rapiscono per soldi e che quindi non volevano accettare il riscatto.

"Noi ci siamo opposti a questo gioco sporco. Questa storia del riscatto e della messa in scena della liberazione ­ sostiene la fonte ­ avrebbe rovinato l’immagine della nostra causa, facendoci passare per dei volgari banditi, e poi avrebbe giovato al governo italiano e quindi prolungato l’occupazione militare dell’Iraq. Noi volevamo consegnare gli ostaggi, senza alcun riscatto, nelle mani di rappresentanti del mondo pacifista italiano, sia laico che cattolico, con cui eravamo già in contatto da tempo e con i quali eravamo vicinissimi a una conclusione". Ancora domenica scorsa 6 giugno, i rappresentati della Santa Sede in Iraq si dicevano infatti certi che la liberazione dei tre italiani sarebbe stata questione di ore. Anche il governo italiano sentiva che la questione era giunta a un punto decisivo: venerdì scorso, 4 giugno, il ministro Frattini ha annullato una sua importante visita a Tokyo per "motivi familiari". Forse quello è stato un giorno decisivo.

"Alla fine ­ prosegue la fonte, con tono infuriato ­ l’hanno spuntata i "militari" senza scrupoli, che nei giorni scorsi, assieme a Mutlak, hanno organizzato in gran segreto il trasferimento dei tre ostaggi italiani dal loro luogo di detenzione, cioè Ramadi, un centinaio di chilometri a ovest di Baghdad, fino alla periferia occidentale della capitale, nel sobborgo di Abu-Ghraib. I tre sono stati lasciati in una casa e poi la loro posizione è stata comunicata ai servizi italiani e a quelli americani perché li venissero a prelevare. Il loro piano era di far sembrare tutto come un blitz militare che si concludesse con l’arresto dei sequestratori. Ma non è andata così".

E in effetti, fonti vicine ai servizi italiani hanno rivelato che i due arrestati effettuati in connessione con il presunto blitz erano in realtà solo due pastori iracheni, che nulla avevano a che fare con la guerriglia e che erano stati pagati per farsi trovare lì. Di certo, il fatto che a condurre l’operazione siano stati militari americani, e non italiani, preclude alla magistratura una effettiva indagine sui "liberatori". In Iraq, al mercato nero delle armi, un kalashnikov costa tra i venti e i trenta dollari. Con nove milioni di dollari se ne possono comprare centinaia di migliaia.


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> Ostaggi italiani: nessun blitz
11 giugno 2004

e nn siamo in dittatura????
> Ostaggi italiani: nessun blitz
11 giugno 2004, di : DokB.

Decisamente buffo come la sinistra si stia arrampicando sugli specchi per arginare il suo netto calo di immagine, vuoi per la vicenda degli ostaggi, vuoi per la raggiunta intesa dell’ONU all’indomani della nuova linea di condotta "ritiro dall’Iraq senza se e senza ma" imposta dal compagno Bertinotti in cambio dell’appoggio elettorale. Idem per le bufale di Gino Strada, ancora deluso di non essere stato lui il responsabile del rilascio dei tre ostaggi. E ora si invocano "bugie", "vicende non chiare" e "manipolazioni mediatiche" del Governo, quando invece chi le mette in atto è la stessa opposizione nel suo dibattersi. Dicevo, tutto ciò fa ridere. Meno ridere fa che, purtroppo, la gente le crede..
    > Qui trovo qualche informazione
    11 giugno 2004, di : Truman Burbank |||||| Sito Web: http://www.comedonchisciotte,net

    Nell’articolo di Piovesana trovo molti dati ed informazioni: 1) La città, la via, il numero 2) L’ammontare del riscatto pagato 3) I nomi degli intermediari 4) Le date degli avvenimenti. Insomma è un concentrato di informazioni che possono essere dimostrate o meno. Nelle informazioni finora fornite dal governo c’è solo fumo, i pochi dati sono vaghi e spesso incongruenti (tipo la località dove erano i tre mercenari). Con tutti i dubbi del caso, ciò che dice Strada può essere una buona base di partenza per capire cosa è successo; ciò che dice il governo è solo aria fritta, che serve solo a loro.
      > Qui trovo qualche informazione
      12 giugno 2004, di : DokF.

      Il talento dello scrittore sta anche nell’infarcire la cosa di dettagli per darle più realismo. Che poi siano dimostrabili "o meno" è cosa di ben poco conto, in quanto ben più d’impatto del "fumo" del Governo (o era "silenzio stampa"?). E, miracolo, il "dato" assurge a "informazione"! Sorvoliamo pure sui "dubbi del caso", poiché tanto sarebbero anch’essi solo d’intralcio per confermare il postulato "il Governo mente". Dunque, a quanto sembra, aria fritta per aria fritta è meglio scegliere quella di chi sa frigger meglio. E con l’olio dell’Ulivo, sai che belle frittate si rigirano?
      > Qui trovo qualche informazione
      12 giugno 2004, di : rafiki |||||| Sito Web: http://www.opinione.it

      dici che e’ una buona base di partenza e ti comporti come se fosse un punto di arrivo......sei l’orgoglio della sinistra
> Ostaggi italiani: nessun blitz
11 giugno 2004, di : Rael

Quindi dobbiamo prestare fede ad un presunto testimone oculare iraqeno o a fonti neppure identificate vicine ai rapitori ? Se fossi un rapitore direi esattamente quello che viene riferito da Strada. Poi non mi torna una cosa; il polacco liberato è un bonus omaggio ? Poi leggo delle dichiarazioni di questo polacco (mi auguro che non lo si voglia qualificare come emissario prezzolato del governo italiano) che parla di elicotteri e di una bomba. Da ultimo mi pare che se sono intervenuti gli americani è perché i rapiti erano nella zona contrallata da truppe americane. Non sarebbe il caso di appurare meglio ?
    > Ostaggi italiani: nessun blitz
    14 giugno 2004, di : Crsitina.

    ...sarebbe il caso, visto le mobilitazioni di piazza e la rilevanza che è stata data all’inizio del sequestro alla notizia, di indignarsi sul perchè non sono state notizie in merito al rilascio... Perchè è da questo "silenzio" in merito che nascono dubbi o presunte "storie". Cosa c’è da nascondere in un rilascio che dovrebbe essere un vanto ed una bella notizia.. Invece no... sempre e solo a cogliere "sfumature" per poter dare contro a "destra e sinistra"... Non vi infervorate su questioni politiche... Qua si tratta solo di indignarsi per la non informazione dei fatti.