Ordine: interviene per una vignetta!

Fazio sulla 9 – Domande ficcanti a Zelensky – L’Unità: finita la pacchia – Giornalisti minacciati – Un Diversity editor a La Stampa

di Adriano Todaro - mercoledì 17 maggio 2023 - 1423 letture

FAZIO SE N’È ITO – Fabio Fazio lascia la Rai e va sul 9 della Warner Bros Discovery guidato da Alessandro Araimo. Fazio attendeva una risposta da Fuertos ma l’amministratore delegato Rai è stato sostituito, quindi… Già alcuni anni fa, comunque, prima di rinnovare con la Rai, Fazio era stato sul punto di passare a Discovery Italia (il gruppo, ai tempi, non si era ancora fuso con Warner Bros, diventando WBD). Stavolta Araimo ha finalizzato l’accordo. Con lui se ne va anche Luciana Littizzetto e i due sulla 9 guadagneranno certamente più che nella tv pubblica. Già guadagnavano molto, ma portavano anche molta pubblicità. Qualcuno ha visto in questa scelta di Fazio come una censura da parte della destra governativa e si sono rifatti al veto di Berlusconi, il famoso "editto bulgaro". Ma sono cose completamente diverse. Addirittura è intervenuto anche l’ex segretario Pd, Enrico Letta. Il nipotino pallido ha tuonato e ha definito la “cacciata” di Fazio come un «danno alla Tv, alla cultura e all’Italia». Non ricordo una frase così decisa e forte, espressa quando licenziano i lavoratori.

DOMANDE FICCANTI – In margine agli incontri che il presidente dell’Ucraìna, Volodymyr Zelensky ha avuto a Roma, due di questi incontri hanno dimostrato la schiena diritta dei giornalisti nostrani. Bruno Vespa non poteva mancare e ha portato Zelensky sulla terrazza del Vittoriano così da fargli ammirare le bellezze di Roma. Una delle domande di Vespa è stata: «Quando arriverà la vittoria» quasi che la guerra fosse una partita di calcio. Risposta: «La vedremo sicuramente insieme». Questo significa che dovremo subirci ancora per tanti anni Vespa e il suo mascellone sempre più volitivo. Poi c’è stato l’incontro con gli altri giornalisti e, questi, non sono stati da meno. Prendiamo Monica Maggioni, direttora del TG1, non della Gazzetta di Carrapipi (Valguarnera Caropepe). Questa non guarda in faccia a nessuno e con sprezzo del pericolo ha domandato fra le altre cose: «Quando si rimetterà la giacca?». Domanda che fa perdere il sonno. Ma Maggioni non lascia tregua: «Quando si è trovato presidente di una nazione piccola che affronta la terza potenza militare al mondo, ha mai pensato di non farcela?». Risposta lapidaria: «Ma ce l’ho fatta».

VIGNETTA: INTERVIENE L’ORDINE – Incredibilmente l’Ordine dei giornalisti è intervenuto per una vignetta di Mario Natangelo, iscritto all’Ordine e vignettista del Fatto. La vignetta è stata pubblicata il 20 aprile scorso e mostrava due persone a letto. Uno era nero. La donna, bianca, era stata individuata come la sorella della sora Giorgia. Dice il nero: «E tuo marito?». Risponde la donna: «Tranquillo, sta tutto il giorno fuori a combattere la sostituzione etnica». Lesa maestà! Proteste da tutti i sepolcri imbiancati. E così all’inizio di maggio l’Ordine dei giornalisti «… invita Natangelo a presentarsi presso la sede dell’ordine regionale dei giornalisti del Lazio il giorno 7 giugno…». Nella pratica il disegnatore deve presentarsi con un avvocato e, alla fine, l’Ordine potrebbe esprimere sanzioni che vanno da una censura fino alla sospensione dall’Albo di Natangelo. Con tutti i problemi che assillano il mondo dell’informazione, questi si preoccupano di una vignetta. Ad esempio i problemi della Rai, ad esempio che il giornalista di Rete 4, Andrea Giambruno, casualmente compagno della presidente del Consiglio dei ministri, canta le lodi della compagna un giorno sì e l’altro pure, le querele temerarie, le minacce ai giornalisti con la schiena diritta… La migliore risposta all’Ordine l’ha data lo stesso Natangelo. Pochi giorni dopo la convocazione all’Ordine, il Fatto ha pubblicato una sua vignetta precisa a quella incriminata. Soltanto che la donna non è più la sorella della Meloni, ma la moglie del vignettista. Dice il nero: «E tuo marito?». Risponde la donna: «Tranquillo. Lollobrigida continua a sparare cazzate e lui sta tutto il giorno fuori a farci vignette!». Una risata vi seppellirà.

L’UNITÀ: FINITA LA PACCHIA! – A chi è rivolto questo ultimatum? Alla sora Meloni. Ultimatum che viene dall’Unità targata Piero Sansonetti. Ieri, martedì 16 maggio, è uscito quel giornale fondato nel 1924 da Antonio Gramsci e finito in mano all’imprenditore napoletano Alfredo Romeo già editore del Riformista e con qualche problema con la giustizia. È il risultato dell’insipienza dei dirigenti del Pci prima e dei Ds/Pd dopo. Prima di ieri c’era stato un “prologo”, un assaggio di quello che sarà l’ex glorioso quotidiano della sinistra. Solo a Roma, la scorsa settimana, sono uscite 4 pagine come numero zero e l’articolo di presentazione della nuova Unità era, appunto, «Cara Meloni, è finita la pacchia». Chissà come si sarà spaventata la presidente del Consiglio dei ministri. Ma Sansonetti non dà tregua: «Tante storie finiscono: nella vita, nella politica, nel giornalismo, la storia dell’Unità no: non finisce. Neanche questa volta… Un giornale di sinistra è costruito su tre elementi: l’informazione, il pensiero e la lotta… Cara Meloni, per te sarà un problema. Un vero giornale di sinistra, forte e coerente, moderno e laico, è sempre in problema per un governo». Nel giornale in edicola ieri, anche un articolo di Massimo D’Alema. E abbiamo detto tutto.

GIORNALISTI MINACCIATI – Emergono dati allarmanti dal “Rapporto di Ossigeno per l’informazione”. Secondo i numeri, nel 2022, In Italia, ben 721 giornalisti, blogger e altri operatori dei media hanno subito intimidazioni, minacce, ritorsioni e altri gravi attacchi. Il doppio rispetto ai 384 dell’anno precedente. Eppure il paradosso è le minacce aumentano ma scendono le denunce. Molti giornalisti, infatti, nascondono le violenze e gli abusi che hanno subìto, non li rendono pubblici e non li denunciano per paura di subire altri danni. Vediamo qualche dettaglio: il 25% delle minacce è rivolto alle giornaliste (per il 36% bersaglio, in quanto donne, di attacchi sessisti con una componente di discriminazioni di genere). La maglia nera della Regione con la più alta pressione intimidatoria passa dal Lazio alla Lombardia. Oltre la metà dei cronisti, scrive l’Ansa, ha subìto attacchi violenti, una percentuale doppia rispetto al 2021: avvertimenti, minacce personali e sui social, minacce di morte e insulti. Nell’8% dei casi, si è trattato invece di aggressioni fisiche, queste in calo rispetto all’anno precedente. Infine, il 39% dei minacciati ha subito azioni legali intimidatorie. Il 43% di queste arriva da privati cittadini; il 25% dal mondo politico e istituzionale; il 14% da ambienti criminali e mafia; l’8% dal mondo dell’imprenditoria; il 4% da ambienti mediatici (editori, colleghi giornalisti); il 6% è rimasto di origine sconosciuta.

ALLA STAMPA UN DIVERSITY EDITOR – Che sarà mai un diversity editor? È la persona che s’interessa delle differenze. Alla Stampa è stato nominato il giornalista Pasquale Quaranta che così spiega: «Ci occuperemo di persone Lgbtqia+ (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali, asessuali) e di corpi non conformi, di persone con disabilità, di migranti, di terza età e nuove generazioni, di intersezionalità e della rappresentazione di queste realtà nei media. Come Diversity Editor, avrò il compito di sensibilizzare la redazione e il pubblico creando contenuti inclusivi e rappresentativi che riflettano l’ampia gamma di punti di vista ed esperienze in modo accurato e rispettoso. Questa rubrica promuoverà corsi di formazione giornalistica, eventi e iniziative sui temi della diversità e dell’inclusione, in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti, associazioni ed esperti del settore, e stilerà linee guida per evitare errori e pregiudizi».


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