Oltre la Marcia funebre del capoccidentalismo
Il capitalismo occidentale non genera ma degenera in politiche di aggressione che trovano la loro speculare corrispondenza nella distruzione pianificata dell’individualità. Il liberismo è guerra, pertanto scomparirà in una nube pericolosissima di distruzione...
La marcia funebre del capitalismo occidentale ha il suono delle cannonate con cui si cerca di impedire la fine ormai prossima del capitalismo mady in USA.
Le guerre con i suoi tragici bagliori che insanguinano il Medio Oriente sono il punto di svolta di un fenomeno storico che sembra irreversibile. Gli attacchi dei soldati israeliani contro i contingenti UNIFIL non sono un semplice incidente. Le oligarchie cominciano a sfaldarsi, sale la tensione e la possibilità di lotte intestine nel sole calante dell’Occidente. Le reazioni italiane sono state al di là delle parole piccate sostanzialmente miti, ci si è limitati ad affermare che l’Italia non prende ordini da Israele (il padrone è un altro) e a condannare l’evento. Nessun ministro e nessuna forza politica ha osato pronunciare la parola sanzioni contro Israele verso la quale, i dati ISTAT lo confermano, l’Italia continua ad esportare armi e pezzi di ricambio per armi di offesa anche dopo il 7 ottobre 2023. Le alleanze sono divenute ambigue, continuano ad esserci gli affari, ma nel contempo gli interessi oligarchici cominciano a produrre tensioni tra i gruppi di potere-dominio man mano che il declino accelera.
Siamo dunque in un momento di passaggio, non si osano porre in discussione le alleanze-affari, ma ciò malgrado i ristretti ambiti di manovra cominciano a produrre divisioni che nel futuro potrebbero condurre ad una veloce disintegrazione del sistema. La marcia funebre è dunque ad un inizio avanzato. Il capitalismo occidentale non genera ma degenera in politiche di aggressione che trovano la loro speculare corrispondenza nella distruzione pianificata dell’individualità. Il liberismo è guerra, pertanto scomparirà in una nube pericolosissima di distruzione.
L’individuo con annessi diritti civili punto di riferimento della propaganda liberale si sta decomponendo. L’individuo che il sistema nella sua corsa economicistica vorrebbe affermare, è in realtà negato: flessibile e sradicato da ogni contesto etico e geografico, deve, per volere del mercato, sradicarsi da ogni contesto famigliare, rinunciare alla famiglia e privarsi di ogni identità nazionale, poiché lo vuole il mercato globale. L’imperialismo economicistico divora come Crono i suoi figli.
L’individuo muore sotto i colpi della marcia funebre cannoneggiato dal “fuoco amico”. L’inverno demografico è sintomatico dell’impossibilità di progettare; l’esistenza deve consumarsi nel vagabondare erotico-affettivo e nell’anomia identitaria linguistica e culturale. La “difesa dell’individuo effettuata dal neoliberismo” si sta rivelando l’Apocalisse dell’individualità che soffre di patologie sempre più precoci e dolorose. L’Europa è un immenso mercato per psicofarmaci, è attraversata da un’ infelicità disperata e impotente. In questa cornice la critica radicale e disvelatrice della pubblica menzogna non è sufficiente, è necessario in modo non procrastinabile pensare l’alternativa.
La critica può contribuire ad elevare il livello di consapevolezza generale, ma affinché non si trasformi in impotenza disperata e in alleanza col sistema dev’essere sostenuta da progettualità politica. Se non vi sono prospettive la critica può produrre conservatori che si rifugiano nel sistema, poiché la critica si insabbia in se stessa e non offre che l’impotenza del pessimismo critico. Per uscire da tale pericolo-trappola la progettualità dev’essere il punto cruciale degli anni che verranno. Senza progettualità condivisa e fondata a livello onto-metafisico assisteremo solo all’inesorabile ripresentarsi di immani tragedie anche irreversibili.
Costruire l’alternativa è operazione drammaticamente difficile e nessun individuo in modo autonomo può farlo, ciò malgrado la partecipazione dei singoli nella chiarezza dei fini oggettivi è l’unica possibilità per far tacere la marcia funebre che continua a martellare popoli, individui e ambiente. Si tratta di abbandonare consapevolmente narcisismi e forme di individualità in decomposizione per divenire soggetti politici. Nessuno può garantirci il risultato, ma questo è l’unico modo per vivere un’esistenza umana e consapevole e per infrangere i chiavistelli del politicamente corretto che annebbiano lo sguardo sul presente e sul futuro. Tornare ad essere individui nella pienezza del termine, questo è il primo passo che ci attende per percorrere la Grande muraglia che può condurci verso il futuro a misura di ogni essere umano. Il futuro non designa un luogo lontano, ma è nel presente, nel distacco dalle logiche funebri del capitale. Pensare e agire per ricostruire un nuovo comunismo significa additare nel nostro tempo l’alternativa e testimoniarla.
L’alternativa non sono i BRICS, i quali vogliono il loro capitalismo, per cui dobbiamo porci nell’ottica che abbiamo uno spazio notevole di libera manovra per rigenerare il nostro tempo. Ogni epoca volge al tramonto, anche la nostra sta vivendo un lungo e terribile passaggio, per generare il nuovo bisogna superare la fase della sola critica, la quale rischia di trasformarsi nello sgabello del decadente capitalismo.
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