Oltre Grillo il partito «Tentiamo da soli»

Il progetto di liste civiche spacca a metà il movimento « meetup». Tra chi rivendica l’antipolitica e chi comincia a prendere le distanze dal comico fondatore. Un articolo di Andrea Fabozzi (Il Manifesto, 22 settembre 2007).

di Redazione - domenica 23 settembre 2007 - 5710 letture

Le armate del predicatore Identikit del militante: deluso da Prodi, non si fida dei giornalisti

Oltre Grillo il partito «Tentiamo da soli»

Il progetto di liste civiche spacca a metà il movimento « meetup». Tra chi rivendica l’antipolitica e chi comincia a prendere le distanze dal comico fondatore

di Andrea Fabozzi (Il Manifesto 22 settembre 2007)

Perché lo fate? «Perché il parlamento è un’astronave spaziale, i politici sono zombi e noi siamo la democrazia allo stato puro. Il meetup è un non-gruppo, si può entrare e si può uscire liberamente, ognuno può dare quello che ha e quello che sa, conta l’azione collettiva». Utopisti o antipolitici, sono il movimento che fa paura al palazzo.

Beppe Grillo non risponde ai giornalisti - «non a quelli italiani» - e ha messo i suoi telefoni in mano a un anonimo: «Non sono autorizzato dal signor Grillo a dire come mi chiamo». Solidarietà. Ma per fortuna l’ordine grillesco non discende giù per li rami dell’organizzazione e di città in città gli attivisti rispondono gentilmente e senza nascondersi alle domande. Lasciando scoprire una compagnia eterogenea divisa a metà dal progetto liste civiche, con liti e persino scissioni come accade negli odiati partiti. Un movimento al quale l’etichetta di «fan di Beppe Grillo» comincia a stare stretta tanto che qualcuno sta già pensando a un futuro autonomo dal comico predicatore. L’immagine dell’astronave spaziale è di Roberto Fico, 32 anni, direttore d’albergo, organizzatore del più grande meetup: quello di Napoli 1 con 2.300 iscritti. Che il 13 ottobre tenterà un consiglio comunale aperto in piazza Dante (per il V-day l’hanno riempita) «dove i cittadini prenderanno delle decisioni che considereremo vincolanti, indipendentemente da quello che farà l’amministrazione comunale». Rivoluzionari o incoscienti? «Non sapevo che il giorno dopo ci sono le primarie del Pd».

Attivisti orgogliosamente né né

Ne abbiamo sentiti una cinquantina, ne abbiamo trovati solo due che l’anno scorso hanno votato a destra. Qualcun’altro non ha votato. Gli altri stavano con Prodi ma proprio tutti dicono che non torneranno a votare. «Vince Berlusconi? Ma chi se ne frega. Se ragioni così non fai più nulla», sostiene Leonardo Cappella che ha fatto degli amici di Grillo in Val di Susa un pezzo del movimento No Tav, al punto che le riunioni le organizza al presidio di Venaus. 48 anni, imprenditore, dal Pci ad Autop alla Lega oggi politicamente è «né di destra né di sinistra» ma «deluso da Bertinotti». Né-né: rispondono tutti così, tranne un paio che ostinatamente si dicono di sinistra e si incazzano ogni volta che qualcuno nei forum scrive che tutti i politici sono uguali. Ma non è quello che dice Grillo? «E Grillo sbaglia, ma scusi lei pensa che noi stiamo qui ad adorarlo?» reagisce Giusi Pitari, cinquantenne professoressa di chimica all’università dell’Aquila che con quelli del meetup si sta occupando di salvare una scuola dallo sfratto. Poi c’è anche un trentenne architetto «comunista», Lorenzo Carmassi, che si occupa della class action e punta tutto sul capogruppo di Mastella alla camera Mauro Fabbris perché «ha presentato la migliore proposta di legge per mettere veramente paura alle multinazionali, mica come quella del governo che è acqua fresca». Un po’ sono contenti di sentirsi dare degli antipolitici. «La politica fa le chiacchiere e noi le cose vere» (Michele D’Agostino, 30 anni ingegnere di Massa, uno dei due che ha votato a destra). Un altro po’ non lo sopporta: «Un gruppo che si organizza e parla tutti i giorni di politica fa l’anti-antipolitica» stabilisce Silvia Amato, grafica 43 anni, grillista della prima ora, elettrice di Rifondazione («non credo che lo rifarei») passata dalla frantumazione del gruppo originario di Roma (Utopia e realtà) al Roma 2 di Montesacro, 430 iscritti «perché è vicino casa ed è più comodo». Ma altrove la separazione è stata un caso politico.

Dopo il Vaffanculo il dubbio

A Cagliari c’è persino un meetup che non ha partecipato al V-day, è il Cagliari 2 (115 iscritti). «Ce ne siamo andati perché nel gruppo originario era tutto accentrato», dice Massimo Carboni, informatico di 42 anni. «Se ne sono andati perché Carboni voleva fare l’organizzatore», risponde Massimo Rombi, farmacista 45enne e organizer del Cagliari 1 (650 iscritti). Differenze politiche? «Noi siamo più di sinistra, avevamo capito che c’era qualcosa sotto il V-day e non ci siamo messi al servizio di un progetto che non condividiamo. Con le liste civiche Grillo vuole fare il partitino, noi dovremmo essere l’opposizione al potere non la sostituzione del potere», dice Carboni. «E’ ridicolo che un meetup non abbia partecipato al V-day che resterà una data storica, loro non sono in linea con le idee di Grillo», risponde Rombi.

Per fare l’organizzatore del meetup bisogna pagare. Settantadue dollari ogni sei mesi. I soldi vanno a New York, al numero 632 di Broadway dove ha sede la Meetup.com che fornisce la piattaforma per i gruppi di discussione. Dice Grillo: «La vera democrazia è sul web, lì non puoi mentire, se racconti delle palle dopo 24 ore arrivano duemila commenti che ti dicono che si un cialtrone». E in effetti nella rete ci sono alcuni siti che sollevano dei dubbi sui rapporti economici tra la Meetup e la società di Gianroberto Casaleggio che cura il blog di Grillo ed è il grande suggeritore della strategia on line del comico genovese. In più alcuni partner della Casaleggio sono tra i fondatori dei primi meetup. «Girano strane voci» dice più di un attivista di Grillo. Con 340 meetup attivi dal fenomeno Grillo la società americana può guadagnare qualcosa come settantamila euro l’anno. Altri grillisti delle prima ora criticano il fatto che sia stata scelta una piattaforma solo in lingua inglese e a pagamento mentre ce ne sono delle ottime open source.

Una volta al mese vediamoci in reale

Nessuno degli organizzatori dei meetup che abbiamo sentito passa meno di due ore al giorno al computer. Rispondono alla mail, provocano la discussione. Poi cercano di organizzare degli incontri «in reale». In reale significa al bar, nella sede delle Cisl (a Treviso), in una discoteca (a Napoli), ai giardinetti (a Potenza), e soprattutto a casa di qualcuno. Perché se i gruppi hanno spesso centinaia di aderenti, «in reale» ci vanno in dieci-venti. La matrice è quasi sempre ambientalista. Contro una centrale a turbogas o contro un inceneritore: sulla carta ce ne sono ovunque. Poi c’è questa faccenda delle liste civiche col bollino Beppe Grillo.

«Io trovo che sia un’idea geniale. Un attacco al parlamento dal basso, tagliamo le gambe ai segretari di partito. E alle prossime elezioni ci votiamo da soli», dice Davide Marchiani, 31 anni agente di commercio di Vicenza, rapporti sporadici con il movimento No Dal Molin. «Sono perplesso perché oggi Grillo ci chiede una cosa tutta diversa da quello che ci ha sempre spiegato» dice invece David Borrelli di Treviso. La difficoltà è che quasi nessuno degli attivisti ha fatto politica in passato. E sono abituati a diffidare delle amministrazioni locali, i cui rappresentanti adesso corteggiano i meetup. «Giorni fa ho scoperto un consigliere di An che si è iscritto al gruppo», racconta Giovanni Macri Masi, informatico di 33 anni di Bologna dove oggi andranno in piazza contro Cofferati e per fare «le primarie dei cittadini»: un foglietto per scegliere il candidato sindaco. E chi ha qualche esperienza politica, come Massimiliano Arceri di Messina con i Ds, adesso la rinnega: «Non mi definisco più una persona di sinistra». «Chi sta con Grillo dall’inizio è contrario alle liste, gli entusiasti sono quelli arrivati adesso per il V-day», spiega Marco Pigliapoco, allenatore di volley di Ancona. «Si fa di più con un gruppo di acquisto che con una lista», dice Carlo Mariani, gelataio cinquantenne di Rimini. «Sì alle liste, anche se sono sicura che in tanti salteranno sul carro» (Elena Di Francescantonio, grafologa quarantenne di Foggia). «Basta internet, non c’è bisogno di andare in politica» (Massimiliano Capalbo, 34 anni agente di viaggi a Catanzaro). Preparano un V-day contro l’informazione, e nessuno di loro compra un quotidiano la mattina. Tranne uno, Enzo Lombardo di Bari, e credeteci è il manifesto. Lombardo è contrario alle liste: «Il movimento è troppo differenziato, non reggerebbe». Ciro Torrisi di Catania invece è favorevole ma vuole emancipare il suo gruppo dall’impronta di Grillo. Come Silvia Mantovani di Ferrara. Il suo meetup non è più «gli amici di Beppe Grillo». «Adesso a Ferrara ci chiamiamo ’i grilli estensi’». E quelli di Catania «i grilli dell’Etna».


Fonte: Il Manifesto


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