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Oggigiorno: L’8 febbraio (1888) nasceva Giuseppe Ungaretti, poeta

L’8 febbraio 1888 nasceva Giuseppe Ungaretti. Uno che ha cambiato la poesia in Italia. Lo ricordiamo oggi (anche) attraverso le interviste che Pier Paolo Pasolini gli fece. Quasi un passaggio di testimone tra due grandi intellettuali.

di Redazione - sabato 8 febbraio 2025 - 553 letture

Giuseppe Ungaretti e Pier Paolo Pasolini: L’incontro tra due poetiche

L’8 febbraio 1888 nasceva Giuseppe Ungaretti, una delle voci più significative della poesia italiana del Novecento. La sua opera, segnata dalla sperimentazione linguistica e da un’intensa ricerca esistenziale, ha influenzato generazioni di poeti, tra cui Pier Paolo Pasolini, con cui ebbe un rapporto di stima e confronto intellettuale. L’incontro tra questi due giganti della letteratura italiana rappresenta un momento di grande interesse culturale, poiché testimonia il dialogo tra diverse sensibilità poetiche e visioni del mondo.

Ungaretti e la rivoluzione della parola poetica

Giuseppe Ungaretti, nato ad Alessandria d’Egitto da genitori italiani, portò nella poesia una rivoluzione stilistica e formale. La sua esperienza di soldato nella Prima guerra mondiale fu decisiva per la nascita della raccolta "L’Allegria" (1919), in cui la parola si fa essenziale, scarna, capace di trasmettere con pochi versi un’intensa emozione. Con lo stile ermetico, Ungaretti ridusse la poesia all’elemento primordiale della parola, eliminando ogni ornamento superfluo e cercando una comunicazione diretta con il lettore.

Ungaretti rivoluzionò anche la metrica poetica italiana, introducendo una libertà compositiva che abbandonava i tradizionali schemi rimici e metrici in favore di una versificazione più spontanea ed evocativa. La sua poesia si distaccava dalla musicalità del verso classico e dalla rigidità della metrica tradizionale, adottando un andamento spezzato e franto, capace di riflettere l’angoscia e la fragilità dell’esperienza umana. Ogni parola, isolata sulla pagina, assumeva un peso specifico e una carica emotiva straordinaria, creando un effetto di rarefazione lirica senza precedenti nella letteratura italiana.

L’innovazione ungarettiana aprì la strada a una nuova concezione del verso libero, influenzando poeti successivi e anticipando alcune tendenze della poesia contemporanea. La sua ricerca sull’essenzialità linguistica e sulla forza evocativa delle parole contribuì a una svolta decisiva nella poesia del Novecento, spingendo gli autori a esplorare nuovi territori espressivi e a sperimentare forme inedite di scrittura poetica. Ungaretti dimostrò che il silenzio, le pause e le sospensioni potevano avere un valore poetico pari, se non superiore, alle parole stesse, ridefinendo così i confini del linguaggio lirico.

Il suo percorso poetico si evolve nel tempo, passando dalla sperimentazione giovanile a un recupero della tradizione con raccolte come "Sentimento del tempo" (1933) e "Il dolore" (1947), nelle quali la memoria e la riflessione sulla sofferenza umana diventano centrali. Ungaretti visse la poesia come un mezzo per dare un senso all’esistenza, in un continuo dialogo con la storia e la spiritualità.

Il confronto con Pasolini: due poetiche a confronto

Pier Paolo Pasolini, nato nel 1922, apparteneva a una generazione successiva, cresciuta in un’Italia segnata dalla guerra e dalla ricostruzione. Poeta, scrittore, regista e intellettuale, Pasolini sviluppò una visione della letteratura fortemente legata alla realtà sociale e politica. La sua poesia, inizialmente influenzata dalla tradizione friulana e dalla lirica simbolista, si evolse verso una dimensione civile e polemica, come dimostrano le raccolte "Le ceneri di Gramsci" (1957) e "La religione del mio tempo" (1961).

L’incontro tra Ungaretti e Pasolini avvenne in un contesto di grande fermento culturale. Pasolini ammirava Ungaretti per la sua capacità di innovare il linguaggio poetico, ma al tempo stesso ne criticava alcuni aspetti, considerandoli distanti dalla propria visione del mondo. Ungaretti, pur riconoscendo il talento di Pasolini, rimase perplesso di fronte alla sua poetica così profondamente legata all’impegno politico e alla denuncia sociale.

Il loro rapporto fu caratterizzato da un reciproco rispetto, ma anche da divergenze fondamentali. Se Ungaretti cercava nella poesia un’espressione assoluta, quasi metafisica, Pasolini la concepiva come uno strumento di lotta e di analisi della realtà. Questa differenza di vedute emerge chiaramente in alcuni dialoghi pubblici e nelle recensioni che Pasolini scrisse sull’opera di Ungaretti, nelle quali lodava la bellezza della sua poesia ma ne sottolineava il carattere elitario e distante dalle istanze popolari.

L’intervista di Pasolini a Ungaretti

Uno dei momenti più significativi del loro rapporto è rappresentato dall’intervista che Pasolini fece a Ungaretti, rimasta celebre grazie ai filmati in bianco e nero che ancora oggi possiamo vedere. In quell’incontro, Pasolini, con la sua consueta curiosità intellettuale, pose domande profonde e provocatorie, cercando di esplorare il pensiero di Ungaretti sulla poesia, sulla vita e sulla società. Le risposte del poeta furono intense e rivelatrici, a volte enigmatiche, ma sempre intrise di quella tensione lirica che caratterizzava la sua opera. Questo dialogo, carico di rispetto reciproco e divergenze culturali, rappresenta un prezioso documento della storia della letteratura italiana.

Due visioni complementari della poesia

Nonostante le loro divergenze, Ungaretti e Pasolini rappresentano due volti della poesia italiana del Novecento: il primo, con il suo ermetismo e la ricerca dell’essenziale, il secondo, con il suo impegno sociale e la volontà di dare voce agli ultimi. La loro interazione ci mostra come la poesia possa assumere forme diverse e rispondere a esigenze differenti, rimanendo sempre un mezzo fondamentale per comprendere il mondo.

Il lascito di Ungaretti è oggi più che mai attuale: la sua lezione di essenzialità e di profondità emotiva continua a ispirare poeti e lettori. Al tempo stesso, la visione critica e militante di Pasolini offre una chiave di lettura imprescindibile per interpretare la società contemporanea. Due anime della poesia, due modi di intendere l’arte, che continuano a dialogare nel tempo e nello spazio della cultura italiana.


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