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Odio, polarizzazione, rabbia, strumentalizzazione: vogliamo fare chiarezza?

È importante sgomberare il campo da equivoci. La satira NON è linguaggio dell’odio. Calunniare, diffamare, deridere SI’, è linguaggio dell’odio. Prendersela con i più deboli...

di Alessandra Calanchi - domenica 21 settembre 2025 - 486 letture

"Odio, polarizzazione, rabbia, strumentalizzazione"

Le parole sopra citate sono state pronunciate molte più volte del solito nelle ultime settimane nei media, e quasi sempre in modo improprio. Per fare un po’ di chiarezza, l’odio e la rabbia sono emozioni che è bene gestire; non sono né di destra né di sinistra ed esistono da che mondo è mondo. Se ne occupa la psicologia. Polarizzazione (la world of the year del 2024 per il Time) e strumentalizzazione sono, invece, condizioni e/o strategie. Odio e rabbia, se non correttamente elaborate, sia a livello personale sia collettivo, rischiano di sfociare in conflitto, guerra, aggressività, violenza, omicidio, strage. La polarizzazione è invece un processo psicosociale che porta semplicemente a posizioni e opinioni estreme, spesso in contrapposizione. Il suo contrario è il concetto di convergenza, su cui rimando al bellissimo La cultura convergente di Henry Jenkins (2007).

La strumentalizzazione può essere definita come lo sfruttamento di una persona o di un fatto per propri scopi o vantaggi. I suoi sinonimi sono sfruttamento, asservimento, abuso. Di recente il termine è stato utilizzato in modo errato da una persona (non farò nomi e cognomi) che ha descritto la Global Sumud Flotilla una strumentalizzazione della tragedia che si sta svolgendo a Gaza. Altri si sono limitati a definirla “un atto inutile”. Per chiarire le cose, un oggetto si può definire inutile (per esempio una sedia a cui manca una gamba) ma qualsiasi atto, al di là della sua utilità pratica o immediata, ha il diritto di rivendicare una sua motivazione. Quanto alla strumentalizzazione, qui al massimo si può parlare di un atto simbolico. La strumentalizzazione è infatti l’atto di usare una persona o una cosa come mezzo per raggiungere un proprio fine, senza riguardo per le sue caratteristiche o la sua dignità, inclusi l’uso politico di eventi o sentimenti pubblici per ottenere consenso, o lo sfruttamento di una persona per ottenere vantaggi personali. Non mi pare sia questo il caso. Piuttosto, che dire di chi strumentalizza il genocidio per progettare un resort turistico?

E torniamo all’odio e al linguaggio dell’odio. È importante sgomberare il campo da equivoci. La satira NON è linguaggio dell’odio. Calunniare, diffamare, deridere SI’, è linguaggio dell’odio. Prendersela con i più deboli per difetti fisici o psicologici, per motivi religiosi, di genere, di età, di etnia, SI’, è linguaggio dell’odio. Anche immaginare complotti a ogni piè sospinto, anche accusare gli avversari politici di linguaggio dell’odio, anche urlare, SI’, fa parte del linguaggio dell’odio.

I social abbondano di esempi da destra e da sinistra. I personaggi pubblici sono quelli che soffrono di più, e quelli più saggi dovrebbero lasciar andare (let it be diceva John Lennon) cercando piuttosto di dare il buon esempio. Le donne sono le più bersagliate.

Tutto questo ci piace? No. Per questo invito chiunque abbia qualche dubbio a ri/leggere con attenzione il “Manifesto della comunicazione non ostile”.

E chi non ha mai odiato scagli la prima pietra.



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