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Diario privato di due ottuagenari a luci rosse

Giorgio Albertazzi ed Anna Proclemer nell’atto unico “Diario privato” tratto dal romanzo “Settore privato” di Paul Leautaud, per la riduzione di Gabriele La Capria.

di Alfio Pelleriti - sabato 8 aprile 2006 - 8683 letture

Al teatro stabile di Catania applausi, applausi convinti e “bravi, bravi” all’indirizzo di Giorgio Albertazzi ed Anna Proclemer alla fine dell’atto unico “Diario privato” tratto dal romanzo “Settore privato” di Paul Leautaud, per la riduzione di Gabriele La Capria.

Sul palcoscenico del “Verga” i due osannati attori hanno solo snocciolato una lunga serie di particolari erotici che si riferivano alle esperienze sessuali di due amanti privi di qualsiasi valore morale o di qualsiasi altro interesse che non fosse quello del godimento e dell’accoppiamento, seguendo un istinto animalesco, simile a quello dei loro ospiti: cani e gatti, a decine, a centinaia.

Pagine di un diario intimo e personale che tale doveva rimanere, poichè non tutto ciò che scrive un minore deve necessariamente essere propinato al pubblico, che dal teatro s’aspetta ben altre proposte.

Più grafomane che scrittore, l’autore del Diario ha lasciato decine di quaderni pieni zeppi di annotazioni relative soprattutto alle sue esperienze sessuali con una donna che, con roboante ma chiara metafora, definiva “flagello”. La Capria ha occupato il suo prezioso tempo alla lettura dei ponderosi volumi, alle infinite pagine dell’amico dei poeti maledetti, Verlaine e Rimbod, confezionando questo “Diario privato” che non poteva essere altra cosa rispetto all’originale: una descrizione di incontri erotico-sessuali con riferimenti a particolari grevi e volgari. Si è assistito, dunque, ad uno spettacolo pornografico che ha avuto il sapore del patetico e dell’orrido, poichè a muoversi in tale dimensione pansessuale erano due ottuagenari stanchi e attempati che facevano un uso esagerato e penoso del turpiloquio.

Non s’è notata, del resto, particolare eleganza o leggerezza recitativa nei due mostri sacri del teatro italiano, tale da giustificare gli “osanna” del pubblico catanese, rivelatosi così sorprendentemente “aperto”. In realtà, quegli applausi sarebbero stati tributati ai due attori a prescindere dal contenuto del lavoro, in omaggio al valore del mito e dell’icona.


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Diario privato di due ottuagenari a luci rosse
28 luglio 2006, di : Roberto Lussignoli

Ho visto lo "spettacolo" in oggetto questa primavera, a Milano, e confermo in toto le sue impressioni, che sono anche quelle che ho "orecchiato" uscendo dalla sala. Certe "pruderie", certe espressioni, certe volgarità, a mio parere non fanno bene al Teatro in generale e, sempre a mio parere, squalificano due mostri sacri del teatro italiano. Perché si sono prestati a tale rappresentazione? Ragioni di "cassetta"’ Facendo un confronto, forse un po’ azzardato, tale spettacolo mi ricorda la figuraccia peregrina di Zidane ai mondiali di calcio. Addio mostri sacri!! e buon viaggio... nell’oblio.