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Leopardi a tavola

Scopriremo poi invece un’altra cosa che rimarrà costante e intatta: la cucina partenopea.

di giorgio boratto - mercoledì 17 dicembre 2008 - 7150 letture

Giacomo Leopardi raggiunse Napoli nel 1833 e in quella città scrisse alcune fra le più belle poesie. Giacomo Leopardi non si trovava mai a suo agio in nessuna parte del suo peregrinare, ma arrivato a Napoli iniziò ad apprezzare i mille volti di quella città; soprattutto il clima, la bellezza paesaggistica e l’amabilità dei suoi abitanti…verremo a sapere che in seguito questa infatuazione si allenterà, scopriremo poi invece un’altra cosa che rimarrà costante e intatta: la cucina partenopea.

A svelarci questo intimo rapporto con la cucina e i suoi piaceri è un libro di Domenico Pasquariello (Dègo) e Antonio Tubelli: Leopardi a tavola – 49 cibi della lista autografa di Giacomo Leopardi a Napoli- edito da Fausto Lupetti editore.

I due autori del libro sono un artista e un gastronomo, uniti dalla passione per la storia e la filosofia del bon vivant legata al rispetto della natura. I due autori del libro partendo da una annotazione di cibi graditi dal poeta, sviluppano un excursus approfondito sulla cultura, la storia e la filosofia del mangiare, del gustare i cibi e la loro natura: una summa della qualità della vita. La lista che racchiude un elenco di 49 piatti realizzati con mano sapiente, cui prende avvio la storia del libro, è scritta su un ritaglio di carta lungo e sottile conservato alla Biblioteca Nazionale di Napoli insieme alle Carte del poeta.

A Napoli Leopardi arriva con l’amico Antonio Ranieri e insieme trova un cuoco eccezionale Pasquale Ignarra, che è anche il Monsiù di casa Ranieri; sarà lui gourmet e rivoluzionario a tradurre in piatti le note del poeta.

L’intrattenimento a tavola è un’occupazione interessantissima…la quale importa che sia fatta bene…’: questo annota Leopardi facendoci conoscere un poeta epicureo e che a tavola abbandona il suo pessimismo. Se poi analizziamo il piacere, il piacere che lo stesso Leopardi canta, troviamo qui innumerevoli spunti.

Per Leopardi il piacere ’…viene cercato soprattutto grazie alla facoltà immaginativa dell’uomo, che può concepire le cose che non sono reali. Poiché grazie alla facoltà immaginativa l’uomo può figurarsi piaceri inesistenti, e figurarseli come infiniti in numero, durata ed estensione, non bisogna stupirsi che la speranza sia il bene maggiore e che la felicità umana corrisponda all’immaginazione stessa’.

Con la cucina, e la concretezza dei suoi prodotti e sapori, Giacomo Leopardi ci fornisce una via al piacere vero. A proposito del gustare, questo originale libro nella fattura e nei contenuti, ci offre molti spunti piacevoli per lo spirito e per il corpo: in finale una ricca bibliografia e molte ricette completano l’opera.

Il libro si divide in quattro capitoli che recano il nome delle quattro stagioni: quattro periodi di un anno che può travalicare il tempo e giungere a noi come elemento della continuità della tradizione e dell’immutabilità della Natura. Un eterno ritorno; ritorno a gusti e piaceri senza tempo come quelli che si possono trovare nelle ricette campane. Un libro quindi che può essere una raffinata idea regalo per amici buongustai e intellettuali. Perché no? Sono 49 piatti che fanno festa e intelligenza.

Domenico Pasquariello "Dègo" - Antonio Tubelli LEOPARDI A TAVOLA 49 cibi della lista autografa di Giacomo Leopardi F. LUPETTI ED. pag. 190, € 18


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