La quiete e la tempesta
Oggi siamo qui, con un’eredità culturale di trent’anni di spazzatura propinataci dalle reti private del nostro Presidente del Consiglio.
Settembre è arrivato; è il nono mese dell’anno. Porta con se l’odore della terra bagnata, di tempeste e temporali dalle lunghe spade bianche, incastonate tra il cielo e la terra. Fulmini dai quali passa la corrente, naturalmente spietata colpisce con indifferenza alberi, case, animali, esseri umani. E’ caldo, satura l’aria; deve esplodere tutto, affinché la brezza possa scorrere tra le foglie degli alberi, tra i fili che portano in giro la corrente elettrica, tra i capelli dei bambini che vanno a scuola, per non fargli rimpiangere la loro nuova vita, la nuova pelle da indossare.
La scuola e settembre, un binomio dato per scontato. anzi un trinomio, settembre, il primo temporale, il primo giorno di scuola. L’ultimo giorno di agosto ci saluta beffardo...il cielo pomeridiano si incupisce, mentre mi avvio insieme ad un’amica, alle convocazioni per le supplenze annuali. Tutto preannuncia la fine...l’inizio. La fine di un’estate calda, senza respiro, da ogni punto di vista. Un’estate tirata a resistere, tra un lavoro stirato sopra giornate vuote, che inducono a portarti con loro in viaggio per le meritate ferie. Il trucco c’era in verità, dietro quelle giornate, un velo di menzogna che di quando in quando mostra la nudità di quelle tre ore elemosinate al lavoro.
Ma adesso è settembre, l’inizio, la verità ci aspetta con il suo sapore umido. Il cielo si preannuncia gravido, le nuvole si avvicinano minacciose…, i primi chiodi cadono giù dal cielo, preludio alla nuova vita, alla nuova pelle da indossare. Quel pomeriggio non ha piovuto, mentre per la prima volta varcavo il cancello della scuola dove si tengono le convocazioni per il conferimento degli incarichi annuali per l’insegnamento. Non mi è mai capitato di essere li perché non sono un’insegnante. Sono precaria per caso, ho un contratto a tempo indeterminato presso una cooperativa sociale; un contratto a tempo indeterminato che è pure una gran presa per il culo, visto che non mi assicura niente, se non ci sono servizi.
La scuola è super affollata come mi spiega la mia amica, ogni anno è così. Ma la situazione si rivela subito drammatica. Infatti gli incarichi quest’anno sono stati ridotti al minimo ed alla fine della giornata scopro che più di ottomila persone, tra Insegnanti e personale Ata in Sicilia sono stati LICENZIATI. Lo stesso accade nelle altre regioni d’Italia. Alla faccia del milione di posti di lavoro promessi dal Governo. Non so perché, ripenso alla prima scena del film "Il cielo sopra Berlino" quando sulla voce fuori campo e l’immagine del bambino sul balcone che rischia di cadere mentre vuole afferrare il palloncino, c’è un rewind, la scena torna indietro e si ferma sullo sguardo dell’angelo. Il rewind della mia scena si sofferma su...settembre, il primo temporale, il primo giorno di scuola.
Il temporale non è arrivato in questi primi giorni. Continua a persistere un caldo umido ed appiccicoso. Una cappa di caldo che rallenta i movimenti ed appesantisce i pensieri già di per sè pieni di preoccupazione, frustrazione, rabbia e necessità di reagire. E pure il detto "Piove Governo Ladro" rivela la sua dissacrante anomalia. Perché la realtà di questi giorni, supera di gran lunga ogni flusso e riflusso storico di contraddizioni tra governi e popolazione. Non si può dire che ciò che stiamo vivendo oggi in Italia abbia realmente precedenti nella storia di questa civiltà, dalla fine del Medioevo. E’ così dal punto di vista mondiale in relazione alla crisi economica che stiamo attraversando. Ed è ancor più vero per la realtà di questo paese così antico. In questa settimana ho seguito da vicino i fatti della scuola ed ho sostenuto la campagna contro l’omofobia, altra ciliegina posta con forza nella realtà di questo paese.
Oggi siamo qui, con un’eredità culturale di trent’anni di spazzatura propinataci dalle reti private del nostro Presidente del Consiglio. Spazzatura che ha formato una subcultura fatta di fiction che magicamente danno un ruolo eroico a figure reali ed altrettanto deviate, della storia del nostro paese; di reality show dentro i quali la gente comune può soddisfare il suo desiderio di voyerismo, come se la realtà vera non fosse già abbastanza interessante. E’ per questo, a parer mio, che la reazione da parte di tutti noi che viviamo questo problema in prima persona, è troppo anacronistica, rispetto alla potenza deflagrante di ciò che si è formato nella nostra cultura in questi anni.
Le manifestazioni assolutamente necessarie, fatte da tutti i movimenti e sostenute da tutti, sono ancora legate a movimenti culturali che hanno fatto la storia e che sono storia. Ma la tempesta che si è abbattuta in Italia a Settembre è veramente più potente e pericolosa di quella che siamo soliti aspettare e malinconicamente osservare da dietro le finestre delle nostre case, quando piove. Cosa fare allora. come muoversi al meglio senza rischiare di essere autoreferenziali, ma ponendosi davanti a questa realtà in modo nuovo, potente e consapevole del fatto che i fulmini di questa tempesta sanno esattamente dove si vogliono abbattere, cosa vogliono colpire, e soprattutto da quali venti vogliono farsi sostenere? E dopo tutto questo, una bella tempesta di pioggia vera si è abbattuta su questa città. Deflagrante e fresca, come la risata di un bimbo.
- Ci sono 0 contributi al forum. - Policy sui Forum -