Notizie con l’elmetto
Il Tirreno apre a Firenze – 28 anni senza verità dall’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin
MORTA GIORNALISTA RUSSA ‒ Oksana Baulina, giornalista russa, è morta dopo essere stata colpita dai bombardamenti russi a Kiev. La reporter era corrispondente nel paese per The Insider, sito di notizie indipendente con sede in Russia. Baulina stava filmando la distruzione provocata dal lancio di razzi in un centro commerciale nel distretto di Podil e aveva inviato servizi anche da Leopoli.
INCRIMINATI GIORNALISTI IN RUSSIA ‒ Le legge russa punisce, con pene sino a 15 anni di reclusione, la diffusione delle “notizie false” relative alle attività delle forze armate. Alcuni giornalisti sono stati così presi di mira in Russia. Fra questi ci sarebbe anche Alexander Nevzorov, noto giornalista ed ex deputato. L’accusa mossa nei suoi confronti dal competente Comitato investigativo è quella di aver «coscientemente pubblicato false informazioni di un attacco deliberato delle forze armate russe su una clinica ostetrica a Mariupol sulla sua pagina Instagram e su un canale Youtube». «Le pubblicazioni, avrebbe aggiunto l’autorità inquirente, erano accompagnate da fotografie non autentiche di civili feriti nell’attacco tratte da media ucraini». Oltre a Nevzorov procedure analoghe sarebbero state aperte secondo i media russi a carico di almeno 6 persone.
RILASCIATA GIORNALISTA UCRAÌNA ‒ Victoria Roshchyna è stata rilasciata dai russi che la detenevano dal 15 marzo scorso. Ad affermarlo – ripresa da Adnkronos – è la tv ucraina Hromadske. La giornalista era stata catturata il 15 marzo a Berdyansk. «I propagandisti russi hanno pubblicato un video in cui Victoria nega le sue affermazioni sui russi e ha affermato che le hanno salvato la vita. Questa registrazione era una condizione per il suo rilascio. Victoria ci parlerà delle effettive condizioni di prigionia in seguito», scrive l’emittente televisiva.
ARRESTATI GIORNALISTI UCRAÌNI ‒ Le truppe russe hanno arrestato giornalisti del quotidiano Melitopolski Vidomosti e bloccato il suo sito web. Secondo la versione uscraìna, uomini armati hanno fatto irruzione nelle case dei giornalisti Olha Olkhovska e Lyubov Chayka, dell’editore Mykhaylo Kumok e del copy editor Yevheniya Boryan, arrestandoli e portandoli in un luogo sconosciuto. Rappresentanti della Mv media holding, proprietaria della testata, hanno invitato la leadership ucraina e la comunità internazionale ad aiutare a garantire il rilascio dei loro colleghi. Il presunto rapimento non fa altro che aggravare la posizione dei reporter nelle zone di guerra. Al punto da portare il segretario della Federazione Europa dei Giornalisti (Efj), Ricardo Gutierrez, ad affermare: «riteniamo che ormai i giornalisti vengano deliberatamente presi di mira allo scopo di creare terrore e di impedire che emerga la verità».
PRECARI IN UCRAÌNA ‒ L’Associazione stampa romana ha emesso un comunicato in cui si afferma che «ogni giorno giornali, siti, radio e tg sulla linea del fronte russo ucraino si servono del lavoro di decine di freelance». Sono colleghi e colleghi ‒ continua il comunicato ‒ che sfidano difficoltà ed ostacoli di ogni sorta per dare la corretta informazione al nostro paese ancora più preziosa quando ogni giorno il teatro del conflitto è inondato da propaganda. Eppure questi colleghi precari lavorano nella maggior parte dei casi senza assicurazione e in buona parte dei casi senza le misure di protezione individuale. Se le aziende riconoscono valore professionale, pubblicando e diffondendo il loro lavoro chiediamo alle stesse aziende di assumere questi colleghi. Magari assunzioni a termine ma assunzioni vere in cui le tutele diventino piene e il rischio professionale che i freelance stanno correndo sia compensato da una adeguata protezione contrattuale lavorativa e sociale».
STRETTA INFORMATIVA ‒ Per ricevere informazioni, gli ucraìni hanno un solo canale Tv. Lo ha deciso il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Non solo. Dal 27 febbraio, il leader di uno dei partiti messi al bando è sparito. Il dissenso, evidentemente non piace all’ex comico. Recentemente ha fatto sapere attraverso il suo canale Telegram che avrebbe messo al bando in via temporanea undici fra movimenti e partiti, praticamente metà dell’arco politico, dal centro all’estrema sinistra.
DA ODESSA ALLA SICILIA ‒ L’inviato del giornale Radio Rai, Simone Zazzera, assieme al tecnico Rai Massimiliano Savino e al loro autista e interprete ucraino Artem, hanno aiutato Giovanni Bruno e la sua famiglia a passare la frontiera tra l’Ucraina e la Moldavia. Bruno, marittimo di Pozzallo, era a Kherson con la moglie Arina e la loro piccola di 22 mesi da 24 giorni, ovvero dall’inizio del conflitto. Aveva lanciato ripetuti appelli chiedendo aiuto per lasciare la città. Alla fine, nonostante il rischio altissimo, aveva deciso di partire in automobile per Odessa, ma qui era rimasto nuovamente “impantanato”. Alla fine, attraversando sei posti di blocco, la famiglia Bruno ha raggiunto il confine di Palanca, dove è potuta uscire dal paese e raggiungere la Sicilia. Un viaggio ripreso e raccontato da Simone Zazzera in tutti i momenti più emozionanti: da quando i Bruno sono usciti di casa e hanno caricato la macchina, alla telefonata a casa per avvisare che finalmente stavano partendo, all’arrivo alla frontiera.
IL TIRRENO APRE A FIRENZE ‒ Dopo aver fatto razzia dei quotidiani dell’ex Gruppo Espresso acquistando ben cinque quotidiani (ultimo acquisto La Nuova Sardegna), ora il gruppo Sae di Alberto Leonardis sembrerebbe intenzionato aprire anche a Firenze con Il Tirreno. Sono già otto le redazioni del Tirreno tra Grosseto, Piombino, Elba, Viareggio, Pisa, Lucca, Massa Carrara e Pistoia. Con l’apertura a Firenze, la Sae darebbe una mano anche al Pd toscano che non è certo benvoluto dal gruppo Riffeser-Monti con La Nazione. Il direttore del Tirreno, Luciano Tancredi, ha ottimi rapporti con il Pd come, del resto, le ha anche il vicepresidente Sae, Maurizio Berrighi che è un costruttore. Ovviamente vede di buon occhio l’apertura a Firenze, il sindaco della città, Dario Nardella (sempre Pd). Ogni domenica Il Tirreno porta un commento di politica estera di Piero Fassino, ex segretario Ds.
28 ANNI PASSATI SENZA VERITÁ ‒ Il 20 marzo 1994 Ilaria Alpi e l’operatore triestino Miran Hrovatin, vennero uccisi in circostanze mai del tutto chiarite a Mogadiscio, capitale della Somalia. I due giornalisti stavano realizzando un reportage per il Tg3 sui traffici illeciti di armi e rifiuti tossici tra la Somalia e l’Italia. Sono passati 28 anni e, come succede spesso nel nostro Paese, la verità su quegli omicidi non si conosce ancora completamente. Una vergogna fra le tante vergogne italiane.
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