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Note a margine delle appena trascorse elezioni

Diario di bordo, data astrale 5 marzo 2018. Note sparse, a margine delle appena trascorse elezioni.

di Sergej - lunedì 5 marzo 2018 - 5443 letture

Per la prima volta gli ex PCI non hanno votato compatti per il loro partitone, rompendo così l’unità che li aveva contraddistinti da sempre, che aveva fatto la loro forza e la dannazione dei loro avversari. Un voto separato, di protesta: alla ricerca di una loro identità politica e di classe hanno trovato vari sbocchi: l’assemblamento di Grasso (Liberi e Uguali), la lista Bonino, mentre gli strati non borghesi (ancora la maggioranza, in questa Italia disastrata) hanno votato per il Movimento 5 Stelle o non hanno votato. Chi ha votato oggi in Italia ha votato più per chi è chiamato a rappresentare la loro protesta che per l’adesione a un progetto o una ideologia ben precisa, d’interesse di classe o di tornaconto immediato.

La campagna elettorale dei ragazzi e delle ragazze di Potere al Popolo è stata coraggiosa e luminosa. Sono stati sconfitti, ma il loro è stato un atto d’amore. La campagna elettorale del Movimento 5 stelle ha visto il primo formarsi di una organizzazione, la struttura organizzata di un partito che comincia a fare politica e comincia ad avere giovani rappresentanti che studiano, e sono capaci finalmente di andare in tivvù senza uscirne necessariamente scornati, e di scendere nelle piazze e ascoltare veramente i problemi e la sofferenza delle città. Il M5S è tra le diverse organizzazioni esistenti quello che sta procedendo con maggiore razionalità e coerenza a diventare un partito radicato nei territori: esattamente quello che non è mai stato il PD, e che era invece il PCI. Il PCI, è inutile ricordarlo, non è mai stato un partito “di sinistra”, e dunque risparmiamoci i mugugni su “cosa è di destra e cosa è sinistra” nella realtà attuale.

Il M5S ha fatto una sporpacciata di voti. Non sanno neppure dove metterli, tanto ne hanno avuti. Gli escono voti anche dalle orecchie. Se avessero candidato un cavallo sarebbe stato eletto anche il cavallo. Ora, data la complessità dei numeri, chi glielo dice a Mattarella nostro esimio presidente che Andreotti è morto e non può essere lui il presidente incaricato di tirare a campare per un po’ di tempo?

Quando la smetteranno i giornali di regime o, come si dice oggi, "mainstream" a usare parole come "offerta elettorale", "racconto" (con riferimento alla favole per bambini che i politici cuntano cioè imbrogliano, preparandole a tavolino con i loro spin doctor; lo storytelling del marketing che è passato di sguincio alla politica) ecc_ per le cose della politica e il bisogno che abbiamo tutti noi di cambiamento in meglio, solidarietà e città civili in cui vivere?

Pare che a Nardò dove si era presentato, a D’Alema non l’abbia votato neppure la sù nonna. Di Battista leader del M5S ha sbagliato sezione dove votare a dimostrazione ulteriore che lui appartiene intimamente alla sinistra; Bersani invece ha infilato le schede nell’urna senza darle al presidente di seggio per il controllo numerico, segno che gli anni sono come la birra: hanno il colore della pipì. Dove passa Berlusconi si vedono ancora tette, Salvini e Meloni sembrano i due orfanelli che hanno appena vinto al superenalotto. L’Italia è divisa in due, un centro-nord leghista e un centro-sud 5stellino. Un governo Lega/5stelle non farebbe che rimarcare ancora di più e accentuare nel medio periodo la divisione in due dell’Italia?

Il discorso di non dimissioni di Renzi è stato, ascoltato attraverso la TV di Cairo/Mentana, tra i più brutti e rancorosi, sbagliati nei modi, nella sostanza e nelle intenzioni che abbia mai ascoltato. Che Renzi torni in castigo dietro la lavagna, dalle suore, per favore.

In Sicilia la schizofrenia che ha consegnato la Regione al diversamente fascista Musumeci, e ora vota unanime per il M5S; così come nel passato aveva dato la maggioranza bulgara a Berlusconi. Il PD è stato da un decennio cancellato dalla Sicilia. Rimangono dei baronetti di basso calibro che non sanno che pesci pigliare dato che non sanno neppure andare a pesca.

Tutti i partiti e i loro leader, nel complesso, hanno riconfermato l’unica cosa sicura: non hanno idea di come si possa uscire dalla crisi attuale e dalle crisi internazionali che sono imminenti nel Mediterraneo. Non hanno idea né del modello di sviluppo né di quale tipo di sviluppo possa essere attuato. Insomma, niente di niente.

Per il resto, vivendo facendo…



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