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Noi siamo angeli

Ecco ora “io sono” più cosciente anche di questo mio “se” che cerca di andare verso, il non pensare ma intuire e percepire sono i sensi che l’uomo dovrà sviluppare meglio nel nuovo millennio.

di Enzo Maddaloni - mercoledì 24 novembre 2010 - 3670 letture

"La coscienza è uno dei fenomeni più specificamente umani. La si può definire come la capacità intuitiva di scoprire il significato unico e singolare nascosto in ogni situazione. In breve la coscienza è un organo di significato” ….. anche se secondo Peter Wust …”l’incertezza e il rischio vanno insieme….” ..insomma “..si diceva che l’uomo neppure sul letto di morte potrà sapere con esattezza se la sua coscienza fino alla fine lo ha ingannato oppure gli ha fatto realizzare il vero senso.” …..”Ma all’incertezza non è solo legato il rischio: essa ci richiama anche l’umiltà.” (pag 80 - Logoterapia e Analisi Esistenziale V. Frankl)

Ecco fatta questa piccola premessa cerco qui di affrontare il mio “pensiero” sulla coscienza per me quel “se” senza accento di cui parlo spesso.

Tutti sapete ormai che è un po’ di tempo che mi sono posto alla “ricerca”, e per questo mi sono costruito anche una moto del tempo. “Io sono” un bambino serissimo che gioca con la sua moto del tempo, pensando che tutto quello che poteva succedere era guidare la mia moto, ed invece sono ritornato da me stesso, perché sapevo che quello che doveva accadere sarebbe accaduto.

L’Umiltà non è stato sempre il mio forte e sono anche consapevole del fatto che alcuni in passato mi hanno chiamato profeta ed altri guru eppure ho detto più volte che non sono e non voglio essere niente di tutto questo se non aumentare le miei capacità d’intuito e percezione che ognuno di noi può sviluppare comprendendo cosa è la coscienza.

Spesse volte come miliardi di persone che vivono il pianeta terra, mi sono ritrovato a fare i conti con questa cosa che è presente all’interno ed all’esterno di noi, e dall’esperienza motociclistica che ho fatto in questi anni ho compreso che ci possiamo solo andare incontro, anche se non sappiamo cos’è!.

E così ho compreso anche che la mia vita è un’illusione, e ora lo percepisco in maniera ancora più chiara. Ho cercato di praticare un sogno, e così ho compreso che tutta la mia vita è un sogno.

Praticare il sogno quindi oggi è un po testimoniare la mia esperienza. Quello “io sono” con tutto ciò che accade da “se”: desideri, emozioni, pensieri, rabbia. Oggi però so che tutto ciò è un pensiero, e che quando questi vengono presi in considerazione, come se fossero nostri, e non gli stessi di miliardi di persone e quindi di una coscienza collettiva direi “comunitaria”, ci affanniamo da soli a testimoniarli, assumendo in questo caso un atteggiamento di arroganza che ci farà scomparire, perché non umili. L’altro giorno sono rimasto meravigliato di come milioni di uomini hanno avuto da piccoli lo stesso sogno: fare il pilota di aereo. Il volare negli spazi infiniti è l’aspirazione massima dell’uomo.

E così ho provato anch’io a staccare dalla mia mente i pensieri facendoli semplicemente testimoniare al mio clown, andando così oltre il mio “io sono”. Sono riuscito cosi ad affidare in alcuni casi la stessa rabbia, l’emozione o i miei desideri ad altri oltre noi stessi o “se” (congiunzione) verificando che questi, nel momento in cui venivano così “testimoniati” scomparivano. Questa sensazione credo di non averla esperienziata da solo e aspetto in proposito delle “testimonianze”.

Insomma la mia mente “ordinata” (all’io sono) tendeva a giudicare buono o cattivo e agiva di conseguenza, la stessa rabbia cosi testimoniata produceva conflitto. Invece, se la rabbia la facevo testimoniare andando oltre quello che “io sono” oltre in mio “sé” (con l’accento), attraverso un soggetto altro dall’io sono che cerca di congiungersi ad un “se” (senza accento) come nel caso del mio clown essa si trasformava e/o scompariva del tutto.

Questo processo è condiviso anche nella esperienza di Viktor Frankl attraverso la “dereflessione” e “l’intenzione paradossa”. Questa esperienza è antica quando il mondo. Anche nel sonno profondo si riproduce uno stato di non testimonianza, niente in cui si è coinvolti attraverso le sovrastrutture dello “io sono” o “sé” (con l’accento) perché nel sonno profondo non si concettualizza con il pensiero, ma semplicemente attraverso la coscienza, che non come sappiamo non ci appartiene.

Nella sostanza i sogni avvengono in una fase particolare del sonno, in cui viviamo direttamente in coscienza, cioè in assenza totale dello “io sono”. In questo momento c’è libertà e quindi lo stesso sogno diventa riparatore aiutato dalla coscienza universale in cui non esiste più il bene e il male, ma tutto è meraviglio è perfetto. Insomma quando il testimoniare avviene attraverso uno stato di grazia vuoi che esso sia sonno profondo o percezione e/o intuizione e “testimonianza” del nostro clown, il risultato non cambia.

Da qui alcuni anni fa parti anche la ricerca che abbiamo realizzato con un gruppo di amici sul significato scientifico o meglio sull’antico significato nelle diverse culture (come ad esempio dei SUFI) dei movimenti oculari (fase REM).

Nella sostanza nel sogno cosa avviene? Nel sogno scompare “io sono”, la coscienza ci da la possibilità di mettere in pratica tutte le nostre paure e desideri, anche se i problemi non hanno bisogno di soluzioni ma più di “dissoluzioni” perché non c’è, non esiste, la soluzione ad un problema o quel problema, in quanto essi non esistono perché anche loro sono solo pura illusione che è niente di più che proiezione dell’io sono, ed è a quel punto che scompaiono, nella quiete.

Quindi è la coscienza è “quiete” (la disciplina della serenità del clown o la cosiddetta neutralità) che ci fa comprendere come è possibile, attraverso il semplice “testimoniare” un emozione, un desiderio, nel sogno o anche in quella che noi chiamiamo realtà – perché essa stessa sogno – si può praticare un processo che lo stesso Viktor Frankl chiama “riumanizzazione” o Heidegger di “cura autentica” o “cura inautentica”.

“Dobbiamo chiederci se non sia tempo di considerare l’esistenza umana in tutte le sue dimensioni, non solo in profondità ma anche in altezza; e di spingerci pertanto ad un livello superiore non solo a quello fisico, ma anche a quello psichico, per entrare nel campo della spiritualità, di cui ben poco finora si è occupata la psicoterapia.” (V. Frankl)

Ora mi sono anch’io chiesto come Heisemberg: “Se cerchi la soluzione crei il problema.” e come molti scienziati, come patafisico ho studiato quale poteva essere lo strumento migliore per la mia ricerca ed in effetti ho scoperto che l’unico strumento utile era una moto del tempo.

Ma “chi” cerca “che cosa”? Se “io sono” ma “non sono” “non esisto”. Al massimo sono pura energia che vibra nello spazio tempo e collassa, ma pare che pure lo spazio tempo non esiste e allora come faccio a vivere? E poi “che cosa”? vado a cercare a cosa potrà somigliare la “coscienza” per paragonarla a qualcosa di conosciuto se non la conosco, e quindi anche questa idea era destinata a collassare.

A quel punto mi sono chiesto: “ma senza il sostegno dello “io sono” e del “se” senza accento la mia ricerca collassa nel niente. Un puro silenzio in cui non c’è neppure un cercatore. Non c’è niente di niente da cercare e da ricercare. Ora più andavo avanti in questi ragionamenti e più mi rendevo conto che non mi portavano da nessuna parte, e cosi dovevo fare l’esperienza perché se la cerco con la ragione e l’intelletto non trovo un bel niente, trovo vuoto assoluto. A quel punto di abbandono totale ho perso tutto il mio “io sono” ed il mio “sé”, il pensiero non si è più testimoniato nella mia smania di ricercare qualcosa ed a quel punto meraviglia delle meraviglia e scomparso tutto e …. Così mi sono ricordato che nel campo della fisica classica molti scienziati hanno cercato di dare forma alla materia, ..ma poi se scendevano a livello atomico il mondo è impercettibile, se poi lo andavano ad osservare a livello di spazio-temporale non esisteva più.

Ma allora il mondo è un pensiero, è un concetto, è un sogno e quindi la stessa coscienza, non può essere un entità solida come l’avevo immaginata ne tanto gassosa come l’atmosfera il vapore che circonda la terra e contiene tutte l’essenze delle vittime. E, quindi non la potrei riconoscere attraverso i miei cinque sensi, quindi devo perfezionarne un altro anzi no altri sensi come: l’intuito e la percezione.

E, cosi mi sono convinto che quel qual cosa che stavo cercando non è per nulla una cosa, ma andando a fondo attraverso una ricerca di famosi scienziatissimi più di me, ho scoperto che tutto ciò che c’è è una totalità, una unicità, che non tollera divisioni che è: “tutto, è ora”. Caspita mi sono detto ma anche il clown un secondo o mille anni per lui è la stessa cosa. Quindi il mio clown è pura coscienza o meglio tende a collegarsi come “uomo intero” a questo “tutto, è ora” che è la totalità della coscienza che governa tutte le cose.

Per questo allora per le più grandi tradizioni spirituali non c’è nessuna differenza tra una pietra, l’acqua, le piante , gli animali e l’uomo. La coscienza è quindi vivere secondo natura, perché nulla è a caso?

Ecco ora “io sono” più cosciente anche di questo mio “se” che cerca di andare verso, il non pensare ma intuire e percepire sono i sensi che l’uomo dovrà sviluppare meglio nel nuovo millennio.

Il clown è certamente un passaggio, una fase di un percorso, una presa di coscienza di come riconoscere nell’esperienza del paradosso, nel suo "testimoniare", la possibilità di riconoscersi coscienza universale e quindi io sono parte del tutto, come oguno di noi perchè siamo tutti angeli.

E, adesso provate a costruirvi di nuovo le ali.

Clown Nanosecondo


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Noi siamo angeli
27 novembre 2010, di : salvo

Si, mi ricordo che la macchina in quel periodo aveva smesso di andare benissimo. Parlo di circa 3 mesi fa. Per la precisione, girando molti meccanici, ho sostiuioto parecchi pezzi dell’impianto elettrico, e le candele parecchio costose. Ricerche spasmdiche per capire come e dove reperire, dulcis in fundo, il Modulo. La macchina si sa è ben datata, il pezzo forse non lo fanno più, quel commesso più volte per telefono mi aveva detto che senza anticipo non lo avrebbe ordinato il pezzo, e non ero certo che quello fosse quello giusto. Decisi di contattare molti sfasciacarrozze, e prendendo tutti quegli indirizzi mi misi in cammino. Feci molti chilometri, e mi ritrovai in un paesino dell’Etna, ma era tardi, e a detta di un buon passante di Gravina, mi conveniva fermarmi e pensare allo stomaco, finchè ero in tempo. Così per miracolo nell’ultimo paesino della mia gita, mi ritrovai in una bella via stretta ma non troppo, per parcheggiare, lì c’era un negozio di alimentari ed erano l’una, e quasi chiudeva. Ma invece si entra e si scopre che c’era veramente vita in quel locale, un signore parlava a ruota libera delle bontà di quel negozietto. Io aspettavo, c’era una signora che veniva servita con molta calma, mentre una giovane donna bionda aspettava, e con me si è ritrovata a parlare del caldo quasi insopportabile. Secondo me tanta brava gente, e quando toccò a me la signora che serviva mi disse di aspettare mentre andava a lavarsi le mani. Dopo mi fece due bei panini, e riusci a trovare della frutta, una bella pesca, fuori misura di quelle a vista. Dopo mi fu facile farmi indicare dove era quello sfasciacarrozze, e dopo averlo individuato, poiche c’era pure scritto il nome del titolare, mi fermai e mi misi a consumare il mio pasto. Telefonai a casa dicendo che mi trovavo sul posto, ma dovevo aspettare che il negozio aprisse. Non c’era quasi nessuno in quella strada assolata e sotto una bella palma mi fermai e accesi l’aria condizionata e socchiusi il finestrino posteriore. In fondo era una bella gita, anche se avevo i miei dubbi che quel tale avesse a disposizione il pezzo, vista la versione un pò rara della mia auto. Quando aprì, alle 3 e mezzo, c’era tanta gente, e passai quasi per ultimo, quelli erano i soliti clienti che sapevano tutto di orari e posizionamento davanti al cancello. Poco male perchè il principale si fece dire anche da me il fabbisogno e poi mi fece aspettare almeno un’ora. Venne poi un giovane con un accento strano a dirmi che i pezzi che poteva mettere a disposizione erano da riferirsi a modelli a 5 cilindri. E io feci un gesto di stizza comunicando agli altri clienti il mio disappunto. Eravamo legati tutti dallo stesso interesse a trovare... Mi misi in cammino per andare a Catania, dove quel commesso avrebbe accettato il mio ordine (!) E invece mi resi subito conto che il pezzo era disponibile a breve, e che quelli sapevano dove andarlo forse a comprare e rivendermelo. Aspettai, molto, ma poi mi fornirono il pezzo, nuovo, ma con probabilità altissima che fosse quello giusto (e fu quello giusto). Morale della storiella, il difetto permane, ci vuole forse una centralina, e la riparazione diventa ancora più astrusa. Spero di non aver annoiato, se qualcuno è interessato posso continuare. Forse il senso della vita è divertirsi, conoscere e rinnovare degli interessi. Anche trovare persone poco stupide e a te più simili. Non c’è bisogno di condividere tutto. L’uomo deve essere quasi nulla, e non deve portare sulle spalle nessuno, in specie chi non si desidera. A limite vadano tutti fuori, se necessario e possibile.

(Buon appetito)