Noa: “Il nostro ruolo di artisti è quello di creare una realtà alternativa“

Il 31 maggio 2025 ho incontrato a Firenze Achinoam Nini, conosciuta a livello internazionale come la cantante Noa.
Il 31 maggio 2025 ho incontrato a Firenze Achinoam Nini, conosciuta a livello internazionale come la cantante Noa.
È un’attivista per la pace e dice: “Il nostro ruolo di artisti è quello di creare una realtà alternativa“. Quello che apprezzo è che il suo impegno per la pace non finisce con i suoi discorsi, commoventi e belli come l’ultimo a Firenze (potete vedere il video e leggere il testo qui sotto). Noa incarna l’impegno per la pace: si unisce alle proteste, con i suoi tamburi e la sua voce. Questo fine settimana ha partecipato alla “Marcia Bianca”, un evento di tre giorni in cui ebrei e arabi hanno marciato verso il confine di Gaza per fermare la guerra di annientamento.
Quando ci siamo incontrate a Firenze, abbiamo parlato di pace come concetto di azione coraggiosa. La pace è spesso fraintesa come una visione ingenua e “sottile” della quiete. Al contrario, la pace richiede coraggio: il coraggio di immaginare una realtà alternativa e di trasformare il conflitto in un’opportunità di coevoluzione.
La prima cosa che Noa ha condiviso è stato il prossimo evento che sarà ospitato e sostenuto dalla città di Firenze in settembre: Re-Imagine Peace. Mi sembra che gli ingredienti principali di questo evento siano un’intenzione orientata al futuro, il ruolo essenziale di ebrei, arabi e movimenti di base e naturalmente il ruolo delle arti come catalizzatore di trasformazione, dialogo e immaginazione.
“Firenze ci sta dando la straordinaria opportunità di creare un festival chiamato Re-Imagine Peace. Riguarda principalmente il futuro. Citerò il nostro fantastico amico, Maoz Inon, che dice: “Posso perdonare il passato e posso perdonare il presente, ma non posso perdonare il futuro”, che significa “Non posso perdonarci per non aver cercato di creare il futuro”. Questa è la direzione che dobbiamo guardare. Questo momento è un pozzo di oscurità e dolore.
La grande domanda è: ‘Dove stiamo andando?? Stiamo condannando noi stessi e i nostri figli alla guerra eterna, allo spargimento di sangue, all’odio, alla paura e al deterioramento? O stiamo dando a noi stessi e ai nostri figli la possibilità di vivere in modo diverso? Ecco di cosa tratta questo festival. Ci saranno artisti e musicisti di tutti i generi, dalla musica classica ai cori, dagli artisti folk all’hip hop, al rap e alla musica elettronica. Ci saranno relatori stimolanti come David Grossman, che ha accettato di onorarci con la sua presenza. Ci saranno molte organizzazioni che si riuniranno: Combatants for Peace, Women Waging Peace, Women of the Sun, Parents Circle, Standing Together, per citarne alcune. Questi sono israeliani e palestinesi che hanno lavorato insieme, il che, oggi, è davvero un atto di coraggio. L’ordine sociale ci richiede di schierarsi “.
Sembra che Noa e io condividiamo l’impegno di amplificare le voci dei movimenti di base composti da ebrei e arabi in Israele e Palestina. Quindi abbiamo approfondito l’accusa di “normalizzazione”.
Durante un’intervista alla CNN, la giornalista Christiane Amanpour ha ricordato a Rula Daood, co-direttrice di “Standing Together le critiche di alcuni palestinesi. “Ti accusano di aver in qualche modo normalizzato l’occupazione. Il movimento BDS ha detto che questa è la normalizzazione…”. Rula ha risposto: “. Quando sei seduto nel comfort della tua casa negli Stati Uniti o in Europa, è molto più facile guardarci e non capire le realtà in cui viviamo… A volte può essere dovuto all’ignoranza… Sono una cittadina palestinese di Israele e la vita non è facile. Siamo cittadini di seconda classe… Quindi venire qui e boicottare gli unici attivisti – sia palestinesi che ebrei – che osano opporsi a questo governo, parlare una lingua diversa, dire che questa occupazione deve finire, che questa guerra deve finire, che ci deve essere un accordo sul tavolo in modo che gli ostaggi possano tornare a casa significa semplicemente andare contro la volontà del popolo. Se sei veramente rivoluzionario, capisci che ci sono persone che soffrono e ci sono governi “.
Noa è d’accordo con Rula Daood e ha commentato l’accusa di “normalizzazione”: “Ho un grosso problema con il movimento BDS. A mio parere, ha ferito la causa palestinese per anni, danneggiando gli israeliani che la sostengono, come me e altri artisti. Opporsi alla comunicazione tra israeliani e palestinesi e attaccare gli attivisti, come fanno loro, sta normalizzando l’odio e lo spargimento di sangue. Come se non bastasse che persone come noi paghino un prezzo perché vengono attaccate dalla destra israeliana, lo pagano anche per gli attacchi della sinistra palestinese.”
Noa ha parlato del movimento “Standing Together” e del suo lavoro: “Penso che Standing Together sia una delle organizzazioni più meravigliose che lavorano sul campo oggi. Sono splendidi. Non è un segreto che alcuni di loro siano stati recentemente arrestati per essersi recati al confine di Gaza per opporsi alla guerra. Si trovavano nella Città Vecchia di Gerusalemme per proteggere i cittadini arabi dai coloni pazzi che attaccavano con violenza gli abitanti. È vergognoso per chiunque sia ebreo vedere una persona che indossa una kippah comportarsi in modo così atroce.”
In occasione del Giorno della Memoria dell’Olocausto, Noa ha pubblicato un video su Instagram, dicendo: “Mai più significa mai più per nessuno”. Più di una volta, quando parla Noa usa questa formula: “Come ebrea, come israeliana, come donna, come madre, come essere umano, dico: non in mio nome”. Le ho chiesto di riflettere sull’identità, su come nutrire il nostro bisogno di appartenere a una comunità e come questo può diventare una trappola.
“Il mio direttore musicale di lunga data ha fatto questa bellissima osservazione sull’identità: ci sono due vettori nell’identità. Ci sono persone che concentrano la propria identità in un unico granello. Quindi, sono ebrei, ma sono ebrei di origine sefardita. Di origine marocchina. Ebrei sefarditi marocchini. E sono uomini. Vivono in questa città. Indossano questo cappello. A loro piace questa squadra di calcio. I loro occhi sono marroni. E moriranno per questo: sacrificheranno la loro vita per assicurarsi che il loro senso di identità rimanga intatto. Poi c’è il vettore opposto. Sono una donna israeliana, ma anche una cittadina di Israele, del Medio Oriente. Sono una donna, ma anche una parte della famiglia umana. Sono collegata ad alberi, piante e uccelli. È la direzione opposta. Apro il mio senso di identità e dispiego le ali. Lo faccio per il bene della vita. Quando apri le ali, sei in grado di volare. Quando le chiudi, stai proteggendo te stesso. Quello è un luogo di paura, al contrario di un luogo di fiducia. Questa è la nostra sfida: come trovare l’equilibrio tra l’importanza dell’identità e l’importanza dell’unità e della connessione.”
Infine, siamo tornati al tema dell’immaginazione politica. Ispirata dalla scrittrice e attivista Elise Boulding, ho invitato Noa a descrivere un futuro radicato nelle culture della pace.
“Ho passato molti anni della mia vita a pensarci. La soluzione è costituita da due Stati. Israele vivrebbe accanto allo Stato di Palestina. Non vedo un solo Stato, non ancora. Magari più avanti. In primo luogo, abbiamo bisogno della nostra identità, della nostra indipendenza. Entrambi i Paesi sarebbero governati da leader che servono come funzionari pubblici. Mi piacerebbe vedere donne in ruoli di leadership. Immagino democrazie sociali. Credo nelle pari opportunità per tutti. La religione avrebbe il suo posto, ma non in primo piano. La religione è una cosa bella, spirituale, privata. Sarebbe meraviglioso se tutti parlassero ebraico, arabo e inglese. Immagino frontiere libere e aperte per poter viaggiare. Per me, è un sogno viaggiare in auto in tutto il Medio Oriente, andare nello Yemen, da dove proviene la mia famiglia e dove non sono mai stata. E per di più, dobbiamo trovare un modo per lavorare insieme per Madre Terra.
Penso che sia possibile? Certamente. Sarebbe bellissimo.”
Intervento al concerto di Firenze, 29 maggio 2025
Prima di cantare, devo parlare.
Prima di innalzare la mia voce per chiamare gli angeli, per invocare lo Spirito Santo affinché apra i cuori e le menti della famiglia umana, prima di chiamare le dee, le matriarche, le profetesse, le antiche guerriere, le madri primordiali di tutte le cose e implorarle di instillare compassione e gentilezza nei cuori di tutti i loro figli, prima di spiegare le mie ali di luce e trasformarmi in un uccello, volando in alto sopra la terra, in alto sopra la follia degli uomini, in alto sopra il dolore e la sofferenza, la crudeltà, l’avidità, la paura paralizzante, la follia accecante, l’orribile violenza,
Prima di aprire le mie braccia e invitarvi a unirvi a me in questo viaggio, devo parlare in termini chiari.
Come israeliana, come donna, come ebrea, madre, essere umano, chiedo la fine immediata dell’orribile guerra condotta a Gaza, che è stata giustificata inizialmente come rappresaglia per il mostruoso attacco contro i civili Israeliani del sette ottobre, dove Hamas ha massacrato, violentato, mutilato e rapito uomini, donne e bambini, ma che da allora si è mostruosamente trasformata in una guerra di attacchi messianici, folli, illegali e immorali contro civili innocenti, tra cui migliaia di bambini, che vengono affamati e uccisi in modo indiscriminato.
Questo va al di là delle parole, al di là dell’immaginazione; sono devastata, disgustata e furiosa, desidero innalzare la mia voce in modo chiaro e inequivocabile: non in mio nome si sta facendo questo, né in nome di milioni di Israeliani che sono stati illusi, plagiati, ingannati, traditi e rapiti, sì, rapiti!… da un gruppo demoniaco, folle e corrotto di individui che condurranno non solo Gaza, ma anche Israele, alla morte, se non verranno fermati.
È importante che voi sappiate che noi in Israele stiamo lottando valorosamente contro questi criminali, così come gli abitanti di Gaza, anche nella tragedia indicibile che stanno soffrendo, innalzano le loro voci coraggiose contro Hamas, spesso a costo della morte, e abbiamo tutti bisogno del vostro aiuto.
Vi chiediamo di stare con il popolo israeliano, NON con il governo israeliano, proprio come dovreste stare con il popolo palestinese, NON con Hamas. Abbiamo bisogno di voi, abbiamo bisogno della comunità internazionale, ma NON con altro odio, altri guerrafondai e veleni, NON con altra propaganda, menzogne, antisemitismo e islamofobia, NON con altre armi, NO, mai più bombe!
Abbiamo bisogno di un’azione diplomatica chiara e decisa, abbiamo bisogno che i nostri amici denuncino la folle leadership di ENTRAMBE le parti e sostengano una leadership moderata, insistendo sulla fine IMMEDIATA della guerra, sull’IMMEDIATO ritorno di tutti gli ostaggi, sull’IMMEDIATO avvio di un processo diplomatico che garantisca la sicurezza e la prosperità di entrambi sia degli israeliani che dei palestinesi.
Riconoscete la Palestina insieme a Israele, non la Palestina al posto di Israele. Non cercate di risolvere una tragedia mentre ne create un’altra. Questa è la ricetta per un eterno spargimento di sangue e nessuno sarà risparmiato, né in Medio Oriente, né altrove. Sostenete la soluzione dei due Stati, abbiamo tutti bisogno di un luogo sicuro in cui prosperare, con la nostra lingua, cultura e identità… nessuno vuole imporsi sull’altro, occupare, governare e abusare dell’altro, ma piuttosto, da una posizione di equilibrio, da una posizione di fiducia, cerchiamo di avvicinarci e costruire ponti e legami, per il benessere di tutti. Ci vorrà tempo, siamo due popoli profondamente feriti e traumatizzati, ma questa è la strada che dobbiamo percorrere. Non possiamo correggere il passato, ma possiamo sicuramente concentrarci sul futuro.
Tra pochi mesi, miei cari amici fiorentini, avrete l’opportunità di far sentire la vostra voce per la pace insieme a noi, qui nella vostra città, in un bellissimo e unico festival di ventiquattro ore che stiamo organizzando insieme alla cara Sindaca Sara Funaro, al Comune e a tutti i nostri partner, chiamato “Re-Imagine Peace”… il 13 e 14 settembre, proprio mentre l’estate volge al termine.
Vi porteremo relatori, organizzazioni, artisti e musicisti di ogni genere, palestinesi e israeliani che lavorano insieme, reinventando con coraggio il nostro presente e il nostro futuro, diffondendo luce e speranza, correndo dove la strada è interrotta, cantando dove non si pronunciano parole. Dalla città natale del Rinascimento, speriamo di incoraggiare un nuovo rinascimento, fatto di compassione, coesistenza e pace.
L’ingresso sarà gratuito.
Unitevi a noi, portate i vostri amici e i vostri figli, venite a imparare, a sostenere, ad ascoltare, condividere, cantare e ballare la danza della speranza. Abbiamo bisogno di voi.
Grazie!
Traduzione dall’inglese di Filomena Santoro - Revisione di Anna Polo
Questo articolo di Ilaria Olimpico è stato diffuso da Pressenza.
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