No pax? Grazie ma no, grazie

Chiedo pubblicamente scusa ai miei figli, a tutti i nostri figli, di questa deriva, di questo abisso, di questo scenario di putridume e di morte...
Ve li ricordate i no vax durante la pandemia? Quanto erano fastidiosi, con quella loro insistenza nel ricordarci che i vaccini non erano una garanzia di immunità, che erano il prodotto delle lobby farmaceutiche e l’espressione più bieca della dittatura sanitaria? Beh, ora io li rimpiango un po’ (anche perché il tempo un po’ di ragione gliel’ha data…), almeno da quando i no pax li hanno superati di gran lunga: la pace gli fa più paura del Covid, e il loro vaccino è il riarmo. Ho i brividi, ma non è la febbre.
In un’epoca in cui l’orologio dell’apocalisse sta per battere gli ultimi colpi, l’Europa scopre di volersi unire - finalmente? - ma no, non nel segno delle belle parole-chiave della Rivoluzione francese (libertà, uguaglianza, fraternità) o dell’Internazionale (libertà, giustizia, uguaglianza, condivisione della proprietà, rapporto non conflittuale uomo-macchina, e nemmeno nel progetto di una riconversione green (che per ora è stata fatta solo a parole), bensì nella difesa dei cosiddetti valori dell’Occidente - in breve, il riarmo. Pochi si accorgono della trappola in cui siamo caduti: gli USA abbandonano l’Europa e quindi l’Europa decide di comperare più armi, ovviamente dagli USA. Perfino un bambino (se non li avessimo già rimbambiti regalandogli tablet e telefonini dai tre anni) si accorgerebbe del paradosso. Ma gli adulti - ancor più rimbambiti, compresi studiosi e filosofi che fino a ieri erano maestri di pensiero logico - hanno fatto la loro scelta di campo.
Tutto inizia dopo la Liberazione. Passata la guerra, resta la necessità di un Nemico. Prima vanno in scena i comunisti (a volte travestiti da marziani) poi i terroristi, poi i trans, gli omosessuali, e infine i migranti. Che i nemici veri siano le disuguaglianze, l’intolleranza, lo sfruttamento dissennato, lo spreco, sembra non riguardarci.
E mentre c’è chi salva vite a Lampedusa, i media danno molto, ma molto più spazio a chi chiama i profughi invasori. E mentre c’è chi scrive un accorato canto per un’Europa che includa il Mediterraneo di cui tutti siamo figli (Paolo Rumiz, Canto per Europa, 2023), i media danno molto, ma molto più spazio ai g7 e ai g8 dove si tergiversa riguardo ai problemi urgenti ma si agisce molto in fretta per difendere gli interessi delle lobby e delle banche. La “svolta green”, poi, rende il tutto surreale, con la Tesla che – ci dicono – non inquina: ma stiamo scherzando? Musk è riuscito a inquinare anche lo Spazio, e se ha bisogno di un presidente come testimonial ditemi che sto sognando e svegliatemi, per favore.
Insomma, ci hanno preso in giro e continuano a farlo, e non so come dirlo ai miei figli, a cui ho insegnato ben altri valori.
Ci hanno mentito con consapevolizza e con malafede, e se oggi sei pacifista (perché la pace è un valore universale per quanto continuamente messo alla prova) ti meriti perfino gli insulti di qualche politico o giornalista che ti giudica con ignoranza e arroganza.
Chiedo pubblicamente scusa ai miei figli, a tutti i nostri figli, di questa deriva, di questo abisso, di questo scenario di putridume e di morte che nemmeno la Waste Land di Eliot poteva immaginare.
E voglio chiedere a chi mi ha letta fin qui una cosa: oggi provate a pronunciare la parola pace più volte che potete. Cominciate da una, come una medicina, e poi potete portare la dose a due, tre, ecc. Non dà controindicazioni. Almeno ogni volta che sentirete o leggerete la parola guerra, pronunciate queste quattro lettere: pace. Ricominciamo dalle parole, ancor prima delle bandiere. Le abbiamo e non costano nulla. Usiamole.
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