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"No carbone": Greenpeace a Bari per non dimenticare il protocollo di Kyoto

Chilometri di nastri segnaletici con la scritta "No carbone – livello del mare al 2040" apposti dagli attivisti di Greenpeace nel centro del capoluogo pugliese, mettono in allerta i baresi sul futuro della propria città.

di Manuela Boccone - mercoledì 25 febbraio 2009 - 3840 letture

16 febbraio 2009: quarto anniversario del Protocollo di Kyoto. Affinchè questa data non venisse dimenticata, gli attivisti di Greenpeace di Bari hanno scelto un modo intelligente per festeggiarlo e soprattutto per lanciare un importante messaggio ai propri concittadini.

Chilometri di nastri segnaletici con la scritta "No carbone – livello del mare al 2040", sono stati srotolati nel quartiere Murat, dinnanzi al Teatro Petruzzelli, nella città vecchia e nei pressi del lungomare barese. I nastri hanno lo scopo di indicare quanto aumenterà il livello dei mari se i governi di tutto il mondo non adotteranno misure stringenti a difesa del clima.

Di seguito il comunicato stampa di Greenpeace:

“Il 2009 è un anno cruciale per il futuro del Pianeta – avverte Lorenzo Schiraldi, coordinatore del gruppo di Bari - entro la fine dell’anno si dovrà trovare un accordo per la seconda fase del Protocollo di Kyoto e definire nuovi impegni di riduzione delle emissioni al 2020 e al 2050. Un fallimento lancerà il Pianeta verso una crisi climatica irreversibile ben più grave dell’attuale crisi finanziaria.

La scienza è molto chiara su cosa occorre fare: nei Paesi industrializzati le emissioni di gas serra devono essere ridotte di almeno il 30% al 2020 e di almeno l’80% al 2050. Recenti evidenze mostrano anche che limitare l’aumento della temperatura terrestre a due gradi centigradi potrebbe non bastare a evitare effetti catastrofici come la scomparsa di interi arcipelaghi nel Pacifico. Stabilizzare al più presto, entro il 2015, le emissioni di gas serra mondiali è dunque un imperativo.

Diversi Paesi nel mondo, come gli Stati Uniti, hanno capito la gravità della situazione e sono pronti a fare della crisi climatica un volano di sviluppo sostenibile per uscire dalla crisi economica. Al contrario – spiega Francesco Tedesco, responsabile della Campagna Energia e Clima di Greenpeace - il Governo Berlusconi propone in Italia una politica di ritorno al nucleare e al carbone che si addice più alla Russia anni ’50, che non all’Europa dei giorni nostri.

Se la politica del Governo sul clima è stata fino ad oggi fallimentare, Greenpeace non intravede alcun segno di svolta per il futuro. Mentre in USA il Senato ha recentemente tagliato 50 miliardi di dollari per il nucleare e per il carbone, il Ministero dell’Ambiente italiano dà il via libero a nuove centrali a carbone, il combustibile con le più alte emissioni di gas serra, su cui l’Italia è già inadempiente.”

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