No Vax: RSF bacchetta giornalisti italiani e i romeni malmenano giornalista TG1
Minacce continue ai giornalisti mentre il boss di Ragusa viene definitivamente condannato – Gaffe del Senato su piazza Fontana
AGGREDITA TROUPE TG1 IN ROMANIA ‒ Incredibile e gravissimo ciò che è accaduto, in Romania, a giornalista e troupe del Tg1 che sono stati per ore sequestrati e malmenati. La giornalista Lucia Goracci e la troupe del Tg1 è inviata in Romania per raccontare la difficile gestione della pandemia in uno dei Paesi con il minor tasso di vaccinati e in cui il virus sta dilagando. La giornalista del Tg1 ha posto i suoi quesiti all’esponente politica contraria ai vaccini, la senatrice rumena Diana Iovanovici Șoșoacă. Le domande della Goracci non devono essere piaciute alla senatrice. Dopo aver negato i morti di Covid e successivamente l’esistenza stessa della pandemia, la senatrice decide di chiudere a chiave la porta del suo ufficio e chiamare la polizia accusando la troupe Rai di aver «fatto irruzione nell’ufficio». Goracci ‒ che accusa il marito della senatrice di “averla presa a pugni” ‒ riesce a uscire dalla stanza e chiede aiuto alle forze dell’ordine. Ma la polizia invece di difendere la troupe italiana perquisisce i giornalisti e, su richiesta della senatrice, prova a sequestrare il girato. La scena viene ripresa dal cameramen Rai: si vedono spintoni e urla: «Voi non ci state proteggendo, siamo giornalisti!», grida Goracci alla polizia. «Perquisiteli, devono anche avere rubato. E cancellategli tutte le immagini», ribatte la senatrice. La troupe e la giornalista Rai vengono portati in commissariato dove vengono liberati dopo otto lunghe ore solo grazie all’intervento dell’Ambasciata italiana. Immediata la protesta del sindacato Rai UsigRai che chiede alla Romania le scuse per ciò che è avvenuto. «Se Bucarest è ancora Europa, fatti del genere non devono accadere».«Ci aspettiamo – conclude la nota UsigRai – che il governo italiano e I’Unione Europea chiedano spiegazioni al governo Romeno su quanto è accaduto».
NUOVE MINACCE A BERIZZI ‒ Nuove minacce a Paolo Berizzi, l’inviato di Repubblica sotto scorta dal 2019 per essere finito nel mirino di gruppi neofascisti e neonazisti che il giornalista racconta in inchieste e libri. Intanto, un nuovo procedimento è aperto dalla procura di Bergamo per episodi analoghi, arrivati negli ultimi mesi sui social network, in particolare Twitter. «Sarà guerra, Inginocchiati viscido schifoso, Stai sereno, ti controlliamo anche in vacanza», sono solo alcuni dei messaggi che il giornalista ha ricevuto.
FATEVE LI CAZZI VOSTRI ‒ La mattina del 3 novembre 2021 a Spoleto (PG), la giornalista Antonella Manni, collaboratrice de Il Messaggero edizione locale, ha trovato un cartello intimidatorio affisso con due puntine da disegno sul portone di casa. Parole offensive, inframmezzate da un rozzo disegno raffigurante un serpente, rivolte alla categoria giornalistica: «Giornalisti, infami, chiacchieroni, vere vipere, velenosi, “spoletini”, falliti, venduti». Sul retro del cartoncino altre scritte: «Vipere velenose i giornalisti. Fateve li cazzi vostri spoletini falliti». Antonella Manni ha presentato denuncia per diffamazione contro ignoti ai Carabinieri di Spoleto. Anche quattro anni fa, la giornalista aveva trovato affisso sul portone di casa un cartello di minacce.
RSF BACCHETTA GIORNALISTI ITALIANI ‒ Reporters Sans Frontières ha bacchettato il TG1 di Monica Maggioni, neo direttore che in un’intervista rilasciata a la Repubblica annuncia che il suo telegiornale non concederà alcuno spazio alla voce dei no vax: «Se ci va di mezzo la vita delle persone non puoi mettere sullo stesso piano uno scienziato e il primo sciamano che passa per strada. Deve tornare a contare la competenza, non tutte le opinioni hanno lo stesso valore». Enrico Mentana è, più o meno sulla stessa onda, e afferma «di non avere alcuna intenzione di ospitare nel proprio Tg chiunque condivida l’ideologia no vax: Mi onoro di non aver mai ospitato esponenti dei no vax nel Tg che dirigo – scrive – A chi mi dice che così impongo una dittatura informativa o una censura alle opinioni scomode, rispondo che adotto la stessa linea rispetto ai negazionisti dell’Olocausto, ai cospirazionisti dell’11 settembre o ai terrapiattisti». Massimo Giletti, conduttore di "Non è l’arena" si è difeso spiegando come la propria trasmissione sia un’agorà che deve creare dibattito, aperta anche a chi non la pensa come me e ribadendo di non avere alcuna intenzione di mettere in atto meccanismi di censura preventiva delle idee: «Io non censuro. Io contrasto questo metodo. Sono un anarchico di questo mestiere e porto nel mio programma ogni forma di contraddizione. Non censuro, faccio domande scomode per smascherare le fake». Giletti aveva portato in studio il medico che si era fatto vaccinare in un braccio di gommapiuma. Insomma, il solito pollaio. Come dice Reporters sans Frontières la lotta alla disinformazione è sicuramente un valore ma la censura no. Nel mirino di RSF anche Mario Monti: «RSF è profondamente preoccupata per la nascente volontà politica di controllare l’informazione in Italia. Il senatore ed ex premier Mario Monti ha recentemente chiesto restrizioni alle libertà e modalità meno democratiche per quanto riguarda la diffusione delle informazioni». Secondo RSF è sempre importante la lotta alla disinformazione, uno scopo che però «non può essere perseguito a spese della restrizione del pluralismo dei media e della censura delle opinioni critiche nei confronti del governo».
CONDANNA DEFINITIVA PER BOSS DI RAGUSA ‒ Condanna definitiva per il boss di Ragusa (Vittoria) per le continue minacce al giornalista Paolo Borrometi, vicedirettore dell’agenzia Agi e presidente dell’associazione Articolo21. Un processo durato 7 anni e che si è chiuso con la condanna a un anno e 10 mesi confermata a Ventura per le minacce di morte e la tentata violenza privata ai danni di Borrometi per le sue inchieste sulla criminalità organizzata vittoriese. La suprema corte ha rigettato il ricorso di Ventura contro la sentenza della Corte d’appello di Catania che nel giugno 2020 lo aveva condannato riconoscendo l’aggravante del metodo mafioso. Ad inchiodare l’imputato le frasi rivolte al cronista tra cui «Ti scippo la testa, sarò il tuo peggior incubo e poi ci incontreremo nell’aldilà; se vuoi ci incontriamo anche negli uffici della Polizia, tanto la testa te la scippu u stissu; tu ci morirai con il gas» e diversi altri epiteti irripetibili che hanno portato Borrometi a vivere sotto scorta a partire dal 2014.
GAFFE DEL SENATO SU PIAZZA FONTANA ‒ Incredibilmente, per il 52° anniversario della strage di piazza Fontana, il Senato ha rilanciato su Twitter la pista anarchica. «La strage di #PiazzaFontana. Storia di depistaggi: così si è nascosta la verità. Dal sito storico, in Doc. XXIII n. 64, volume I, tomo IV, elaborato sen. Mantica e on. Fragalà della Commissione Stragi (XIII legislatura)», è il tweet comparso sull’account ufficiale di Palazzo Madama. Il primo tra i parlamentari a sollevare dubbi sull’iniziativa del Senato è stato Fratoianni di Si. «Trovo incredibile che il Senato della Repubblica per ricordare i 52 anni della strage di Piazza Fontana utilizzi sulla sua pagina ufficiale Twitter la ricostruzione di alcuni senatori fascisti che rilanciavano la pista anarchica». Qualche ora dopo le proteste, il tweet è scomparso.
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