Negazionismo: una legge discutibile
La Francia contro i negazionisti del genocidio armeno.
Nel 1915-16 furono sterminati dai "Giovani Turchi" da 1.200.000 a 1.300.000 armeni. Il fatto è storicamente accertato. Il Governo turco ammette l’uccisione di 200.000-300.000 persone durante la lotta contro gli armeni filorussi, ma non il genocidio.
In Turchia vige una legge che condanna coloro che dichiarano l’esistenza del genocidio armeno. Ne sa qualcosa lo scrittore Premio Nobel Orhan Pamuk che ne ha subito il rigore per alcune sue franche affermazioni. In qualche modo si può comprendere, non giustificare: i turchi difendono l’onorabilità della loro patria. In tutto ciò la Francia che c’entra?
Sì, il Governo francese all’epoca si schierò con gli armeni, ma a distanza di un secolo che senso ha la legge approvata in questi giorni dall’Assemblea Nazionale che considera reato la negazione di quell’antico genocidio? Bernard Henri Lévy dice che la legge difende il diritto di "chiedere riparazione per l’offesa particolarmente crudele che è l’offesa alla memoria dei morti." Aggiunge che si tratta di una legge per colpire coloro i quali, tramite la negazione, ripetono e tramandano il crimine del genocidio. Abbiamo stima e rispetto per l’intellettuale francese Henri Lévy, ma di fronte a simili affermazioni rimaniamo assai perplessi.
Offesa alla memoria di morti di un popolo così lontano dai francesi?, da punire con una condanna, credo, alla reclusione? Allora perchè i deputati francesi non si preoccupano dei negazionisti dei genocidi degli Hutu contro i Tutsi in Ruanda e di Pol Pot e dei Cmer rossi in Cambogia? L’esistenza del genocidio armeno è una verità accertata da schiere di ricercatori e di studiosi attraverso documenti e riscontri inoppugnabili. Questa verità non ha bisogno di essere rafforzata da una legge.
I legislatori francesi si sono dimenticati che il loro Paese è la patria dei diritti e delle libertà conquistate con la Rivoluzione. Creare un reato d’opinione è quanto di più retrivo e liberticida si possa immaginare. L’istituzione del reato di negazionismo riguardo alla Shoah nasce dalla ferita ancora aperta nell’animo dei superstiti, dei parenti, loro discendenti e delle comunità ebraiche.
Si può capire, non condividere in assoluto. Chi nega fatti acclarati e indiscutibili è da considerarsi un debole di mente o un portatore di idee ed opinioni non fondate sulla realtà storica, non certo un delinquente da mettere in galera, in violazione di un diritto di libertà sancito dalle costituzioni di tutto il mondo libero.
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egregio, il genocidio in Ruanda è avvenuto sotto gli occhi delle forze Onu e grazie alla sordina che gli stati occidentali hanno messo sull’argomento. Questa è una nefandezza storica che noi abbiamo contribuito a generare e di cui ci siamo rapidamente emendati; una specie di bidet delle nostre sporche coscienze . Il genocido armeno è avvenuto anch’esso sotto l’occhio delle diplomazie occidentali (vedi il recente libro di memorie dell’ambasciatore americano a Costantinopoli Henry Morghentau testimone e angosciato cronista di quel misfatto.Del resto negli arhiivi delle cancellerie europee è documentato tutta la cronistoria. Eppure la verità stenta ad emergere anche per un negazionismo strisciante che è attento a mercati e al bussines. Questa continua sordina del primo genocidio del 1900, ha creato un senso di impunità nei carnefici che ha generato l’olocausto ebraico, i gulag staliniani, il Ruanda, Sebreniza ecc. Gli armeni rivendicano caparbiamente il rispetto di una verità che deve essere anche allargata alla memoria dei popoli africani,russi,cambogiani,bosniaci, popoli senza voce e per questo dimenticati da una società mondiale mercificata