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Nato versus Russia

di Roberto Zavaglia. Che il prossimo vertice Nato del 28 e 29 Novembre si svolga a Riga è forse considerato un’offesa da Putin. La Lettonia e le altre due repubbliche baltiche, infatti, sono state “strappate” di recente dalla Nato all’influenza russa...

di pietro g. serra - giovedì 23 novembre 2006 - 3106 letture

Nato versus Russia
di Roberto Zavaglia

Che il prossimo vertice Nato del 28 e 29 Novembre si svolga a Riga è forse considerato un’offesa da Putin. La Lettonia e le altre due repubbliche baltiche, infatti, sono state “strappate” di recente dalla Nato all’influenza russa. Il summit di Riga per il Cremlino è una beffarda celebrazione, a pochi chilometri dalle porte di casa, della vittoria occidentale nella guerra fredda. Sarà forse per questo che Mosca, il 3 novembre scorso, ha organizzato nella regione Volga-Urali, la prima grande esercitazione militare congiunta delle forze della Shangai Cooperation Organization e della Collective Security Treaty Organization. Sia la Sco (Russia, Cina, Uzbekistan, Kazakistan, Tagikistan, Khirghizistan ) sia la Csto (Russia, Bielorussia, Armenia e ancora le tre repubbliche dell’Asia centrale) sono organizzazioni economiche e civili che, quasi da subito, hanno creato anche una struttura militare.

La decisione di effettuare le manovre pochi giorni prima del vertice Nato rappresenta uno scatto di orgoglio della Russia che ha voluto mostrare agli occidentali quanto terreno stia recuperando sul piano diplomatico e militare. Il vertice di Riga, invece, è stato preceduto dal cambio di direzione al Pentagono, con quali conseguenze è difficile dirlo. Il nuovo responsabile della Difesa, Robert Gates, non dovrebbe però apportare significative novità alla visione di Washington nei confronti di quello che è sempre più assurdo definire ancora Patto Atlantico. Negli scorsi mesi, gli statunitensi e il segretario generale della Nato, l’olandese de Hoop Scheffer, hanno fatto chiaramente intendere che l’organizzazione si appresta a chiedere, ancora una volta, un maggiore impegno ai Paesi membri nella lotta contro il terrorismo, con particolare riguardo alla situazione afgana dove viene denunciata una grave carenza di uomini e mezzi. Un altro tema centrale dovrebbe essere quello della ulteriore ridefinizione dei compiti dell’alleanza, da strumento antisovietico a organismo di intervento globale nelle aree di crisi.

In questi ultimi tempi, si è molto sentito parlare di una “alleanza delle democrazie”. La parola chiave è partenariato, cioè l’intesa tra la Nato e grandi Paesi come Giappone, Australia, Nuova Zelanda, India, Corea, Sudafrica e Brasile per “governare” congiuntamente le rispettive aree geopolitiche. La Nato si sta attribuendo, in modo sempre più chiaro e unilaterale, il diritto di intervento in quasi tutto il globo. Ne discende che gli Stati membri dell’Alleanza (Italia compresa) siano destinati, per così dire pro quota, a fornire il proprio contributo. Il primo caso sotto gli occhi di tutti è la guerra in Afghanistan, combattuta dalla Nato, con il contributo di numerosi Paesi aderenti. In Afghanistan la partecipazione rimane facoltativa, ma è pur vero che la forza di una organizzazione come la Nato è anche quella di coinvolgere il più possibile i suoi partner, con pressioni diplomatiche e di altro tipo.

La trasformazione della Nato in quello che i suoi vertici non vorrebbero si chiamasse gendarme globale, ma non si vede come altro definirlo, è assai poco presente nel dibattito politico europeo. In Italia questa novità epocale non suscita contese tra maggioranza e opposizione, dal momento che entrambe danno per scontata la nostra appartenenza all’Alleanza, come se essa non fosse drasticamente mutata. Eppure, l’allargamento della Nato, in termini di Paesi aderenti e di compiti, comporta anche numerosi rischi. Per rimanere ai rapporti con la Russia, non possiamo dimenticare che questo Paese, con la fine del periodo sovietico, ha visto la Nato spingersi fino alle sue frontiere, inglobando, uno dopo l’altro, tutti gli Stati dell’ex patto di Varsavia e quelli baltici dell’ex Urss. Si è trattato di uno smacco clamoroso per il quale Mosca ha vanamente protestato e che è stato alla base del successo della piattaforma “patriottica” della nuova leadership di Putin. Oggi i rischi di un nuovo teso confronto tra Nato e Russia sono elevati, nonostante la cautela alla quale i due attori improntano i propri reciproci rapporti.

Il recente referendum nella separatista e filorussa repubblica dell’Ossezia del Sud ha sancito un plebiscito per l’indipendenza, mentre la Georgia ha organizzato, nei villagi osseti a maggioranza georgiana, un’altra consultazione per mantenere la regione sotto la sovranità di Tiblisi, con eguale maggioranza schiacciante. Il presidente della Georgia è Mikhail Saakashvili, un uomo che più sostenitore degli Usa, dai quali viene ricambiato con ingenti finanziamenti, non si potrebbe immaginare. Saakashvili, che ha usato i soldi di Washington per aumentare le spese militari del 143%, punta alla riconquista dell’Ossezia del sud e dell’Abkazia, l’ altra repubblica separatista. Il presidente georgiano ha ripetutamente chiesto l’ingresso nella Nato che gli Usa non gli hanno negato, rimandandolo però a tempi “maturi”. E’ chiaro che la nuova Russia, rialzatasi in piedi dal punto di vista strategico, non accetterebbe di buon grado una ulteriore avanzata della Nato.

Il dissidio tra l’Alleanza e la Russia è gia oggi nelle cose, con Mosca accerchiata nelle sue tradizionali aree di influenza e minacciata nelle rotte del petrolio e del gas. L’ipotesi di uno scudo antimissile della nuova “alleanza delle democrazie”, formalmente pensato contro gli “stati canaglia”, ma in realtà destinato a far precipitare la Russia in una condizione di inferiorità militare, non migliora certo la situazione. Se la nuova Nato si sovrappone alla perfezione alla strategia globale degli Usa, resta da chiedersi in cosa sia utile agli europei i quali, come è palese, nell’Alleanza decidono poco o niente. Dando un’occhiata al mappamondo, non viene il sospetto che l’Europa abbia maggiore interesse a un’intesa cordiale con una Russia colma di risorse energetiche e bisognosa di tutto il resto?
Roberto Zavaglia


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