Musica per organi caldi
Recensione del libro "Musica per organi caldi", di Charles Bukowski.
Descrizioni perfette, istantanee. Descrizioni stilizzate, scarnificate, ruvide. Immagini che appaiono vivide davanti agli occhi.
E’ questo soprattutto Bukowski: un fotografo con la penna. Preda delle sue fameliche descrizioni è Los Angeles. Ma non la Los Angeles che siamo abituati a conoscere, stelle strisce e paiettes. Ma i bassi fondi di quella grottesca Los Angeles che è sobborgo malfamato e agonizzante nei suoi stessi escrementi.
In perfetto stile pulp l’America di Bukowski si muove strisciando tra un fendente e l’altro per sopravvivere ,oziosa e pezzente, al motto di “tanfo, sesso e alcol”.
E i suoi raccontini diventano la perfetta e brillante versione speculare del modello “American beauty”. Anche perché il racconto è il modello narrativo che, per le sue caratteristiche, meglio si adatta a raccontare le storie di Bukowski.
E questo libro di racconti ne contiene ben trentasei. Trentasei storie. Trentasei divertenti occasioni per conoscere, in pillole, un eccezionale scrittore e la Sua America.
Un’America refrattaria alla pietà almeno quanto all’ipocrisia, perché “le uniche persone che conoscono la pietà sono quelle che ne hanno bisogno”. Un’america di scarto che vive a vuoto appiccicata a se stessa. Un’america da antidoto in qust’epoca in cui si torna pericolosamente ad applicare la censura condita e camuffata con un po’ di disgustoso, ipnotico buonismo.
“Musica per organi caldi”, di Charles Bukowski, edito da “Universale Economica Feltrinelli”.
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I 36 racconti sono un’intera descrizione di una vita all’eccesso del piu’affascinante ma contrastante mondo da cui si è attratti per una perdizione che si evita solo per una paura di restarci troppo coinvolti e non averne forse piu’ scampo.