Sei all'interno di >> :.: Primo Piano | Lavoro |

Morti sul lavoro: sempre di più

Le morti sul lavoro sono in netto aumento. Nel 2024 i morti, quasi tutti uomini, sono stati 1202. Le denunce per malattie professionali hanno toccato quota 88.000.

di Salvatore A. Bravo - sabato 5 luglio 2025 - 435 letture

Record di morti sul lavoro

Le morti sul lavoro sono in netto aumento. Nel 2024 i morti, quasi tutti uomini, sono stati 1202. Le denunce per malattie professionali hanno toccato quota 88.000.

Il lavoro coincide sempre più con la morte e la malattia (fisica e mentale). Un aumento costante di vittime che il sistema padronale e l’egemonia mediatica afferente affrontano e rappresentano in modo manipolato. Il lavoro è sempre più un fronte di guerra: si lotta tra colleghi, ormai nemici per la competizione della carriera o semplicemente per strappare la stabilità lavorativa, ci si ammala e si muore. Il precario, come suggerisce la parola, “prega il padrone”, deve docilmente sottomettersi schierandosi in battaglia contro i propri pari.

Tutto è lotta e tutto è guerra in questa discesa verso gli inferi. L’aumento dei morti è occultato con titoli e e denunce che individuano nel “caldo record” la causa delle morti. Si susseguono dati sul caldo e sui lavoratori che perdono la vita per la calura. La parola record si spreca ed è estremamente inflazionata.

Ogni giorno e ogni stagione si battono record climatici e ciò comunica un senso di inquietudine e di urgenza di intervento per mettere in atto le politiche green da cui ci guadagnano i soli capitalisti e le multinazionali. Si arriva al paradosso, pare che gli alberi siano la causa del disastro ambientale, ovvero è notizia di questi giorni, che in talune circostanze gli alberi siano concausa dell’aumento dei gas serra. L’articolo scientifico è stato pubblicato sul sito del The World Economic forum prende in esame la Finlandia ricoperta da circa il 70% di foreste e queste ultime emettono più gas serra di quanti ne riescano ad assorbire.

Ancora una volta la verità è abilmente velata. Non è il caldo a causare le morti, ma è lo sfruttamento. Si tace sulla produzione di armi e sui conflitti in corso che sicuramente non emettono nell’atmosfera effluvi balsamici. La colpa è sempre orientata verso cause che possono consentire il lucro di taluni.

La precarietà e la competizione conducono a ritmi lavorativi spesso disumani e in condizioni lavorative segnate dal graduale logorarsi delle condizioni di sicurezza la morte può diventare una logica e tragica conseguenza. Ancora una volta la parzialità dell’informazione non consente di “pensare e di concettualizzare” i dati. L’ipotesi che in questi giorni circola sull’impatto negativo degli alberi potrebbe in qualche modo essere letta come il desiderio inconfessabile di cementificare e tagliare alberi per farne profitto. Da tutto questo si solleva una domanda:

“Perché i lavoratori accettano passivamente tutto questo?”

La ricattabilità della condizione lavorativa non può essere l’unica ipotetica risposta a tale domanda. Probabilmente in un quadro culturale dominato dall’egemonia culturale del successo e dall’esaltazione pagana dei vincenti, esere poveri e sfruttati, è vissuto con vergogna e una colpa. Il lavoratore ha naturalizzato i dati, è divenuto incapace di leggerli nella sua processualità strutturale, e nel contempo, non vi sono alternative politiche reali.

In questo contesto senza speranza non solo si accetta la propria condizione, ma si è incapci di opporsi politicamente alla normalità della morte sul lavoro divenuta l’ordinaria banalità del male quotidiano.


- Ci sono 0 contributi al forum. - Policy sui Forum -