Morti due giornalisti. Molto diversi
Il solito Feltri – Sentenza contro querela temeraria – Intelligenza artificiale per Adnkronos
MORTI DUE GIORNALISTI – A pochi giorni di distanza uno dall’altro sono morti due giornalisti italiani. Si tratta di Maurizio Costanzo celebrato da tutti i canali Tv e, addirittura, con una diretta dei suoi funerali. Con punte di caduta come quando nella camera ardente alcune persone hanno voluto fare un selfie con la moglie che, supinamente, ha accettato. È proprio vero che la madre dei cretini è sempre incinta. Comunque sia, anche Costanzo è stato un po’ santificato da tutti coloro che si sono prodigati nel ricordo. Pochi, però, hanno ricordato la sua appartenenza alla P2, alla direzione dell’Occhio, all’intervista sul Corriere a Licio Gelli. Meglio ricordare l’attentato di mafia da lui subìto e certamente la sua grande capacità di far spettacolo. Nessuna diretta, invece, per Curzio Maltese, uno dei più bravi giornalisti italiani, storica firma di Repubblica e attualmente editorialista del Domani. Maltese era nato nel 1959 a Milano e aveva cominciato a lavorare per La Notte, La Gazzetta dello Sport e La Stampa. Si occupava di sport ma poi era passato alla politica e alla critica televisiva. Nel 1995 arriva a La Repubblica e sino al 2021 ha firmato gli editoriali. Dal febbraio 2022 era diventato editorialista per il quotidiano Domani. Autori di diversi libri, è stato anche autore televisivo con "Il Caso Scrafoglia", con Corrado Guzzanti per la terza rete, ma ha supportato da autore anche Maurizio Crozza ed Enrico Bertolino. È stato anche parlamentare europeo per L’Altra Europa con Tsipras. Primo dei non eletti della sua lista, era entrato al Parlamento europeo per la rinuncia di Moni Ovadia. Ah, a proposito. Maltese non si è mai iscritto alla P2.
IL SOLITO FELTRI – Vittorio Feltri (eletto alla Regione Lombardia con Fratelli d’Italia con 6.076) non perde occasione per distinguersi per la sua finezza. Parlando del probabile nuovo portavoce Mario Sechi, direttore dell’Agi, che diventerebbe il portavoce di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, ha voluto gratificarlo su Twitter in questo modo: «Alle cinque della sera, in una piazza di Roma, da un’auto di lusso scende Mario Sechi, direttore dell’Agi, figlio di un pastore. Però che onore. Sarà portavoce del Palazzo. Cazzo che carriera». Il giorno dopo, martedì 21 febbraio, scrive su Libero un articolo su Sechi e rincara la dose: «Primo dato curioso. Mario nasce e cresce in Sardegna… L’aspetto curioso consiste nel fatto che il padre del futuro cronista era un pastore. Si occupava di pecore. Nonostante ciò il nostro eroe riuscì a studiare, o almeno a studiacchiare, conquistando un diploma, se non ricordo male, di ragioniere. Ma potrei sbagliarmi. In ogni caso si libera della schiavitù della pastorizia e si reca a Roma dove si iscrive a una scuola di giornalismo». Poi, dopo aver raccontato amenità sui suoi vestiti e che dormiva in un vagone ferroviario. La stoccata finale: «La prima dichiarazione pubblica che Sechi fece fu questa: finalmente riusciremo a mandare Feltri in pensione. Però, gentile con chi lo aveva fatto trasferire dal treno in una abitazione decente». In realtà suo padre era elettrotecnico, non pastore e l’ex direttore de il Tempo Mario Sechi ha vissuto in una casa piena di libri e giornali. Nulla di male nascere pastore. Ma Feltri deve scrivere le cose reali, non le sue antipatie. A me, ad esempio, non piace né Feltri e neppure Sechi. I pastori sì.
SENTENZA CONTRO QUERELA TEMERARIA – Dopo la sentenza che ha condannato Matteo Renzi a pagare 42 mila euro per aver querelato senza motivo Marco Travaglio, ecco un’altra sentenza che darà un po’ di sollievo a tutti quei giornalisti che fanno il loro lavoro con onestà e abnegazione e che si vedono portati davanti ai tribunali rei di aver scritto contro il potente di turno. La sentenza di questi giorni condanna per calunnia un ex consigliere d’amministrazione di una banca, in Umbria, che aveva querelato un giornalista reo di aver pubblicato una storia scomoda, e quindi tacciata falsamente di diffamazione. Insomma una lite temeraria con la quale si è tentato di scoraggiare il lavoro di un reporter. Il tutto inizia – secondo quanto portato da Senza Bavaglio – nel 2017 quando il collega Carlo Ceraso pubblica sul quotidiano online umbro Tuttoggi un articolo in cui critica Leodino Galli, ex consigliere d’amministrazione della Banca Popolare di Spoleto in quota alla minoranza della ormai fu Credito e Servizi, il cui fallimento è stato confermato anche dalla Corte di Appello di Perugia e di cui Bps detiene ormai appena il 9 per cento. L’inchiesta ripercorre luci e ombre della carriera che Galli aveva svolto nell’ultimo ventennio in Scs. Tra cui un paio di ‘sviste’, come quando, siamo nel 2012, accompagnò un finanziere serbo che voleva depositare un bond da 100 milioni di euro rivelatosi una patacca. Episodio cristallizzato nelle carte dell’inchiesta che ha travolto la Popolare (istituto che, vale ricordarlo, dal 2015 nelle solide mani del Banco di Desio e Brianza). Secondo la sentenza le notizie sono vere e verificate e anche di pubblico dominio. Malgrado ciò Galli ritiene che ci siano gli estremi per una querela per diffamazione a mezzo stampa e sporge denuncia alla Procura contro Carlo Ceraso. Il giornalista viene prosciolto su richiesta dello stesso magistrato inquirente. Il pm Gennaro Iannarone però ritiene che quella querela sia pretestuosa e apre d’ufficio un fascicolo nei confronti di Galli che viene indagato per il reato di calunnia. Le risultanze dell’inchiesta vengono condivise dal Gip Amodeo che, dopo una breve camera di consiglio, dispone il rinvio a giudizio per il consigliere Galli.
INTELLIGENZA ARTIFICIALI PER ADNKRONOS – Ormai ci dobbiamo abituare all’uso dell’intelligenza artificiale utilizzata anche in campo informativo. L’agenzia Adnkronos ha lanciato un nuovo formato editoriale che – secondo quanto dichiarato – si avvale di un’innovativa piattaforma che, tramite l’uso dell’intelligenza artificiale, ottimizzerà la scelta dei contenuti per favorire il massimo coinvolgimento del pubblico. Il nuovo tool, grazie all’implementazione di un avanzato sistema multi-algoritmo, è in grado di migliorare la performance delle newsletter determinando il miglior ordine con cui presentare i contenuti e il miglior intervallo temporale di consegna per ogni lettore. Sarà anche così, anzi, certamente sarà così. Rimane in me la preoccupazione, però, che sia il “signor algoritmo” che «ottimizzerà la scelta dei contenuti».
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