Morte di una disciplina? / di Francesco Guglieri

di Redazione - domenica 9 novembre 2008 - 6089 letture

Gayatri Chakravorty Spivak
Morte di una disciplina
Introduzione e cura di Vita Fortunati, traduzione dall’inglese di Lucia Gunella, ed. orig. 2003
Meltemi, Roma, 2003
pp.126, euro 13,00

Spivak: Morte di una disciplinaIl titolo provocatorio, Morte di una disciplina, intercetta il tema centrale della riflessione di Gayatri Spivak (comparatista e teorica delle letteratura, d’origine indiana ma vive e lavora negli Stati Uniti, è una delle massime esponenti degli studi postcoloniali): quando “muore” una disciplina? Quando smette di essere qualcosa per trasformarsi in qualcosa d’altro? Un problema di confini quindi, di confini tra i saperi e di legittimazione di questi saperi. E se la letteratura comparata eurocentrica è ormai definitivamente morta (tramontata con i nazionalismi da cui riceveva forza), scrive la Spivak, a quali compiti è chiamata una “nuova” letteratura comparata mondiale, quali i confini da attraversare?

Innanzitutto deve gettare un ponte verso gli studi culturali –gravati da superficialità ed eccessiva politicizzazione –portando in dote quello che è lo specifico degli studi letterari: il close reading. Non è un riferimento al New Criticism, quanto piuttosto un invito al confronto serrato con il testo e con la complessità del linguaggio quale irrinunciabile bagaglio di ogni studio letterario. Bagaglio che quel particolare apolide che è il comparatista deve portarsi dietro anche volgendosi alle letterature del Sud del mondo, dell’Africa o dell’Asia, ma anche dell’Est Europa, a tutte quelle culture finora ritenute subalterne alla tradizione germanico-romanza.

Conoscendo la Spivak l’accusa di eccessiva politicizzazione rivolta ai cultural studies non è certo da intendere come un invito al disimpegno o l’ormai improponibile spettro di una critica scientifica e “oggettiva”. Al contrario, la studiosa indiana spinge proprio per riscoprire un’ispirazione radicalmente politica, adeguata alla dimensione planetaria di una nuova letteratura comparata: invece le politiche dell’identità di stampo postmoderno che tendono a rivendicare il proprio specifico status di minoranza (etnica, sessuale o di altro genere) attraverso azioni positive o il riconoscimento di alcuni totem (come una classica lettura femminista della Woolf, affrontata nel libro) sono in realtà coerenti con un’idea assolutamente spoliticizzata della società, ben stigmatizzata dalla Spivak. Una società in cui ognuno, ogni gruppo, conta qualcosa purché sia incasellato nel proprio recinto di minoranza, purché resti al posto assegnatogli nella struttura sociale: così facendo le ideologie dominanti e i rapporti di forza non vengono messi in discussione in quanto ogni opzione politica risulta fin da subito depotenziata, controllata. Un monito, oltre che agli studi culturali, rivolto agli stessi approcci postcoloniali e femministi che rischiano di calcificarsi su posizioni identitarie, rinunciando così, insiste la Spivak, a quella tensione critica in grado di aprire il testo a nuove letture, nuove aspettative e quindi nuovi contesti.

Morte di una disciplina è un saggio di “accademia militante”, uno sguardo –per quanto fortemente centrato sulla situazione statunitense –originale, denso e impegnativo sulle istituzioni educative e sull’organizzazione dei saperi. La natura di testo d’occasione non aiuta l’esposizione di una materia che richiederebbe un approfondimento lento e faticoso: da qui qualche passaggio a vuoto. Ma non è questo lo spirito con cui è stato scritto e con cui andrebbe letto: fa fede una palpabile tensione utopica che s’incarna nell’alto valore riconosciuto alla letteratura e al suo insegnamento. La forza del testo letterario è quella di imporre nuove letture e creare mondi “altri”, è la forza di ciò che non si lascia inquadrare definitivamente in categorie ed etichette: l’insegnamento letterario è anche, conclude la Spivak, educazione all’immaginazione, al futuro, “esperienza dell’impossibile”.

Recensione già apparsa su L’Indice dei Libri del Mese

Fonte: http://www.compalit.net/?p=99


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