Morte / Vita

Al di là dell’antropocentrismo

di Alberto Giovanni Biuso - giovedì 30 marzo 2006 - 4128 letture

«Non tutti quelli che muoiono nascono anche» (Nietzsche, Il viandante e la sua ombra)

Non possiamo fare del nostro dolore e delle nostre gioie -del male e del bene che le diverse civiltà umane hanno vissuto, dichiarato, interpretato, sancito- non possiamo farne il dolore e la gioia dell’universo intero. L’antropocentrismo si rivela uno degli ostacoli più formidabili alla comprensione della realtà.

La sofferenza è reale, la malattia è straziante, nella morte il male trionfa. Senza dimenticare, però, che la sofferenza, la malattia e la morte costituiscono l’esperienza quotidiana di milioni di altre specie animali, gran parte delle quali sono divorate ogni giorno dagli umani non soltanto con la migliore coscienza e con grande spensieratezza ma anche con la convinzione che noi abbiamo pieno diritto a usare, manipolare, schiavizzare, uccidere e distruggere tutto ciò che vive, sente, soffre.

Quando la storia ci sembra feroce e la vita insostenibile, non dovremmo mai dimenticare che nell’Universo la nostra storia e la nostra vita costituiscono la parte infinitesima di un Tutto. In realtà, la materia di cui il cosmo è fatto segue da miliardi di anni terrestri le sue leggi, i suoi cambiamenti e tutti quei movimenti dei quali la luce della piccola stella da cui dipendiamo totalmente è un infimo, trascurabile effetto. Sulla scala cosmica, nella dimensione metafisica suprema, nel volgere senza posa delle ere, il mondo è perfetto perché «da dove gli esseri hanno origine, ivi hanno anche la distruzione in modo necessario» (Anassimandro).

Ogni onda è il mare, ogni goccia d’acqua dentro l’onda è ancora il mare. Ogni vita, ogni attimo è il Tutto. Compiuti, necessari, al di là del bene, al di là del male, ogni ente e l’intero essere pulsano nel Tempo e nella sua infinità rimangono eterni.

www.biuso.it


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Morte / Vita
4 aprile 2006, di : Pietro Spalla

O.K: effettivamente non può che stupire l’indifferenza degli uomini nei confronti delle sofferenze degli animali, certamente una cultura antropocentrica può esserne responsabile. Sarà anche vero, come scrivi, che l’antropocentrismo è un ostacolo allla comprensione dellla realtà. Dopo di ciò rimane lo stupore di fronte alle differenze tra uomo ed animale su cui tanto ci sarebbe da dire. Mi limito a ricordarne una: solo l’uomo può fare cose inutili, come filosofare. Feuerbac lo diceva così: "La luna, il sole, le stelle gridano all’uomo "conosci te stesso"...la bestia è sensibile solo al raggio di luce necessario alla vita, l’uomo invece gode anche del raggio inutile della stella più remota...in quella piccola luce che nè giova nè nuoce, che nulla ha in comune con la terra e con i suoi bisogni, l’uomo scopre la propria natura, la sua propria origine. Il Cielo stellato rammenta all’uomo il suo destino. Gli rammenta che non è chiamato solo ad agire, ma anche a contemplare". ciao Pietro
Morte / Vita
25 luglio 2006, di : Beatrice

Perfettamente d’accordo con l’idea di non dover fare delle sofferenze umane il centro dell’universo. Tale visione amplia gli orizzonti e sposta l’attenzione dall’uomo all’universo nella sua totalita’ e molteplicita’ di manifestazioni. L’uomo in quanto tale su questa Terra e’ privilegiato poiche’ dotato del pensiero: quale forma di energia piu’ grande che il pensiero-essere! Dotato di cio’ per sua "fortuna/sfortuna" l’essere umano si interroga sulla vita, ma e’ solo in base alla crescita individuale che ha compiuto, che puo’ giungere piu’ o meno vicino alla vera essenza che pervade l’universo intero e giammai in tale condizione quale e’ l’umano sentire si giungera’ alla Verita’ Assoluta. La chiave sta nel trovare un percorso personale che ci porti all’ accettazione e valorizzazione delle varie esperienze del ns.Adesso. Se per un attimo fossimo liberi dalla schiavitu’ della mente e quindi fuori dal tempo che ci tiene giu’ con tanta pesantezza, riusciremmo a carpire quel senso di vita che intimamente gia’ ci appartiene anche nelle forme piu’ estreme di negazione della vita stessa (e quando si pronuncia la parola vita e’ gia’ cosi’ limitato il ns.concetto). Tuttavia non importa quello che oggi non si riesce a comprendere, ma quello che anche grazie all’ oggi si comprendera’ domani, quando il puzzle sara’ completo e la ns.prospettiva si elevera’ come quella di uno spettatore che osserva un paesaggio dalle alti vette di una montagna. Il Tutto ha un Suo equilibrio perfetto: e’ questa la ns.vera salvezza!
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