Miracolo a Milano

Inaugurato un ospedale. Quanti posti-letto? Boh!

di Adriano Todaro - mercoledì 8 aprile 2020 - 1817 letture



striscia_ilfattoeilcommento

IL FATTO

“Milano e Bertolaso fanno il miracolo” (La Verità, 1 aprile 2020)

IL COMMENTO

Oggi sono felice e il film del 1951 di Vittorio De Sica non c’entra nulla. Eh sì, molto felice. Felice di essere italiano, felice di essere un lombardo, felice di ricevere l’influsso benefico della buona aria di Milano, la Milano del fare, la Milano che lavora e produce, che non perde tempo. E soprattutto la Milano che le cose le fa.

Pensate a quei tapini, invece, che stanno al Sud, magari in Sicilia, magari in qualche paese della Sicilia, chessò a Lentini piuttosto che a S. Teresa di Riva. Io ci penso e mi dico che per fortuna abito nelle vicinanze di Milano. Perché dico questo? Perché invece di attendere gli aiuti dello Stato e della Protezione civile per sconfiggere il virus, i lombardi, guidati da amministratori solerti ed efficienti ‒ dopo che il presidente della Regione Fontana ha capito come mettere la mascherina ‒ hanno ingaggiato, il 16 marzo scorso, un uomo che il mondo intero c’invidia, Guido Bertolaso che è volato in Italia dall’Africa per costruire in breve tempo un ospedale nei locali della Fiera. Il presidente Fontana, il 12 marzo, aveva in testa un ospedale da 600 posti letto. Il giorno dopo, 13 marzo, parlava di 500 posti e, finalmente, l’ospedale è stato inaugurato, martedì 31 marzo.

Quanti posti? Calma non siate ansiosi. Intanto vi dico che l’inaugurazione è stata in pompa magna, decine di giornalisti, fotografi, rappresentanti della Regione, ecclesiastici e cucuzzame vario. Ma non sono proibiti gli assembramenti? Cosa c’entra. Qua era l’inaugurazione dell’efficienza lombarda e bisognava farla. E i posti-letto? Dunque, seguitemi bene. Non saranno 600 e neppure 500. Saranno, forse, alla fine, 250. Comunque un bel numero. Vediamo cosa dice il direttore generale del Policlinico, Ezio Belleri: “Si parte con 24 posti e quando sarà completato il primo blocco si arriva a 53 posti. La seconda e terza fase porteranno ad avere altri 104 e 48 letti di terapia intensiva per un totale di circa 200 posti”. Ma l’assessore al Welfare Guido Gallera afferma che “Nel nuovo ospedale apriranno tra i 12 e i 24 posti”. Per ora, si è ben lontani dai 250 citati da Fontana. In realtà, come confermato da Gallera, il numero sarebbe quello dei ventilatori disponibili per la struttura e non quello dei posti che verranno realizzati. Ma allora, cosa hanno inaugurato?

C’è poi un aspetto che riguarda i soldi. Quanto si è speso finora? Le donazioni sono state di 21 milioni di euro. Quanto si è speso (o si spenderà) per l’intera opera? Boh. I milanesi qua sono un po’ in difficoltà. "Il costo – aveva aggiunto il presidente di Fondazione Fiera Milano Enrico Pazzali – è di circa 10 milioni a cui si aggiunge il costo delle apparecchiature elettroniche per cui la Regione ha fatto una call internazionale".

Anvedi questi! Fanno le call internazionali come se nulla fosse. Anzi, per fare colpo, quando tutto finirà e potrete uscire, dite a quel coglione che abita sotto di voi che non avete tempo di parlare delle infiltrazioni perché dovete fare una call internazionale. Insomma, avranno fatto anche una call internazionale ma c’è qualcosa nei riporti che non convince. Io, è risaputo, non capisco un belino di niente di numeri ma a Bergamo, in meno di due settimane, gli alpini, aiutati da russi, cubani e cinesi hanno fatto sorgere un ospedale da campo da 140 posti fra terapia intensiva e subintensiva. E a Bologna, al Sant’Orsola, in soli sei giorni, hanno creato un nuovo padiglione di terapia intensiva da 30 posti e senza disturbare Bertolaso l’Africano.

Comunque l’ospedale c’è, è stato inaugurato e ne siamo felici. Immagino siano felici anche coloro che hanno amministrato la Regione Lombardia negli ultimi venti anni. Loro e i loro partiti di riferimento. Gli stessi che in questi venti anni tanno tagliato alla sanità pubblica tutto quello che potevano così da ingrassare la sanità privata. Nel film del 1951 di De Sica, nella scena finale, si rubano le scope ai netturbini di piazza Duomo per volare via a cavallo delle stesse, verso quel Paese immaginario tanto desiderato. Oggi, nel nostro Paese hanno già rubato tutto. Non ci sono neppure le scope. E non c’è, neppure, un Paese immaginario. Solo quello reale e non è un granché.


- Ci sono 0 contributi al forum. - Policy sui Forum -