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“Milazzo brucia, la SEN ancora no”

Petrolio e Raffinazione in Sicilia anno 2014, un riepilogo. Non c’è due senza tre: macché, non c’è tre senza quattro!

di Giuseppe Castiglia - sabato 27 settembre 2014 - 2040 letture

COMUNICATO STAMPA.

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No-Triv

26 Febbraio 2014; un incendio è divampato nell’impianto “power former” della raffineria “Isab Sud”, azienda ad oggi interamente controllata dal gruppo russo Lukoil, nella zona industriale di Priolo, Siracusa. 15 marzo 2014; un incendio di vaste proporzioni è divampato nel settore “coking 1” all’interno della raffineria Eni di Gela. 26 settembre 2014; un gravissimo incendio è divampato alla raffineria “Mediterranea” di Milazzo (partecipata in quota paritaria da Eni e Kuwait Petroleum Italia).

Non c’è tre senza quattro? Di fronte a questa spaventosa catena in successione di “incidenti” legati alla gestione e trattamento della filiera petrolifera, Caro Renzi, quanti disastri ambientali la Sicilia dovrà ancora sopportare?

Quali risposte darai, ora, al territorio e ai cittadini di Milazzo, direttamente coinvolti da quest’ultimo disastro ambientale, da anni tristemente annunciato? Quali ulteriori ipocrite giustificazioni di comodo sei già pronto a fornire alle popolazioni siciliane che già stanno pagando con centinaia di morti ed ammalati gravi, in seguito al protrarsi di queste attività?

Sono questi scenari di apocalisse che ci dobbiamo aspettare quando sfidando ogni ragionevole critica pensi di agire “per il bene del paese”? La tua servile arroganza ci rende fieri di appartenere a quei “comitatini” che contestano e si adopereranno per cercare di fermare con ogni mezzo la scellerata scelta del raddoppio delle trivelle. Quest’ultimo disastro è la prefigurazione degli scenari prospettati dal tuo D.L. n. 133/2014, in vigore dal 13 Settembre scorso, il cosiddetto “Sblocca Italia” (attualmente in fase di conversione in legge). Tassello di un progetto più ampio che vuole anticipare e completare il processo di revisione costituzionale, con l’approvazione dell’attuale proposta di riforma del Titolo V, esso si prefigge di scippare l’Alta Capacità dei poteri concorrenti in cui le Regioni hanno trovato spazio ed autonomia, dopo la riforma del Titolo V del 2001, per la salvaguardia dell’ambiente (e del paesaggio) e per la tutela dei cittadini.

Caro Renzi, volendo prendere alla lettera l’attuale Strategia Energetica Nazionale, approvata nel 2012 dal governo Monti, oggi la tua politica ci sta facendo retrocedere sulle rinnovabili! Alla luce di tutto questo è doppiamente assurda la logica di volere raddoppiare le trivellazioni petrolifere per estrarre fino all’ultima goccia di petrolio e di gas a terra e nei nostri mari da qui ai prossimi decenni, senza proporre uno scenario credibile, dove nel bilanciamento tra la decarbonizzazione e le fonti rinnovabili si sposti progressivamente l’ago della bilancia dalla parte di queste ultime.

Questo hai fatto nel documento di programmazione presentato nel semestre italiano di Presidenza UE. Questo hai vergognosamente cercato di nascondere all’assemblea dell’ONU. Finchè avremo la possibilità e la forza di farlo, continueremo a rinfacciare a te ed ai tuoi padroni delle lobbies speculative e del fossile la tua totale schizofrenia. Con tutta la rabbia del popolo inquinato.

Coordinamento nazionale No Triv - Sez. Sicilia

S.M. 3335700614

Le associazioni ambientaliste no-triv siciliane insorgono contro il disegno del Governo Renzi di dare il via libera alle trivellazioni petrolifere in Sicilia e Basilicata. Matteo Renzi nei giorni scorsi ha dichiarato spavaldamente “Perderò qualche voto, ma la norma la faccio per tirar su il greggio dalla Basilicata e dalla Sicilia, anzi l’ho già fatta! Vada come deve andare!”. Questa dichiarazione è la logica continuazione di quanto già detto e fatto dai precedenti Governi, in particolare dal Governo Monti-Passera con il famigerato art. 35 del DL 83/2012, detto anche “sblocca trivelle”. “Col governo Renzi – spiegano le associazioni ambientaliste - viene a completa maturazione il ruolo di totale subordinazione assunto dagli esecutivi e dai loro partiti di riferimento nel corso degli ultimi anni. Lo Stato ha da un bel pezzo abdicato all’esercizio di un ruolo indipendente sul piano della ricerca di linee strategiche di sviluppo, trasformandosi in mero esecutore di interessi e di scelte che sono ormai saldamente monopolio della petrofinanza”. Le fonti fossili di Basilicata e Sicilia rappresentano anzitutto un valore finanziario, in virtù della necessità per i grandi monopoli e per le grandi banche d’investimento di proiettare costantemente progetti finalizzati all’investimento azionario ed al controllo geopolitico. Basta dare uno sguardo a quanto sta accadendo tra Russia ed Ucraina, nei paesi del Nord Africa, nel vicino Oriente, o al costante braccio di ferro di carattere geostrategico che contrappone i progetti di condotte del gas Nabucco, South Stream, Tap, per comprendere la centralità della questione energetica nella rideterminazione delle alleanze, con tutto ciò che ne consegue sul piano degli investimenti di guerra e dei rapporti interimperialisti.

Il governo Renzi non si sta dimostrando né contrario né estraneo a queste logiche. Inoltre in nome della supposta funzione antirecessiva (tutta da dimostrare) degli investimenti finalizzati alla ricerca ed alla coltivazione di idrocarburi, è disposto a “dimenticare” il fatto che le operazioni di estrazione e trattamento di idrocarburi sono invasive e potenzialmente rischiose sia per l’ambiente che per la salute umana ed animale. Sotto gli occhi di tutti c’è l’ultimo esempio di questa situazione: a Vasto (Chieti) il 12 settembre sono morti tre capodogli (tutte femmine, di cui uno incinta) a causa dello spiaggiamento che potrebbe essere stato causato, secondo esperti di Legambiente Abruzzo, dall’air-gun utilizzato per cercare petrolio e gas sotto il fondale marino. Per lo sviluppo? Con i capodogli morti in spiaggia addio al turismo... Esempi non troppo lontani, e ancora attuali, sono le aree sottoposte ad estrazioni, che sono fra le più povere d’Italia. O la piana di Gela, con i parossistici livelli di inquinamento ed il rischio incombente di 3.500 licenziamenti. Sviluppo?

Allo stesso tempo, dallo stesso Governo, arriva un decreto “spalma-incentivi” scritto appositamente per ammazzare le rinnovabili. Non solo quelle che si vorrebbero installare in futuro, ma anche gli impianti già allacciati in rete. Impianti che creano lavoro e ricchezza: persino Confindustria stima che “il complesso delle misure di efficienza energetica nei vari settori industriali porterebbe ad un risparmio potenziale tra il 2010 ed il 2020 pari a circa 72 Mtep di energia, per raggiungere il quale si attiverebbe un impatto socio-economico di circa 130 miliardi di euro di investimenti, un aumento della produzione industriale di 238 miliardi di euro ed una crescita occupazionale di oltre 1,6 milioni di unità di lavoro”. E non servono mille giorni, cosa aspetta Renzi?

Coordinamento nazionale No Triv – sez. Sicilia, Comitato No Trivellazione nella Valle del Belìce, Comitato No Triv Palma di Montechiaro, Comitato Ibleo No Triv, Forum siciliano dei movimenti per l’acqua e dei beni comuni, Associazione culturale Riportiamo alla Luce, CEPES, DES Belìce, Mare Amico Agrigento e CRESM rifiutano del tutto all’idea che sia necessario sacrificare l’ambiente e la sicurezza sull’altare dello sviluppo economico.

S.M. 3335700614


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