Mihai Eminescu
La tragedia di un giovane operaio rumeno, addolcita e consolata dai versi melanconici di un grande poeta.
Agli inizi di marzo, quasi a voler attualizzare ben più famosi idi romane, il crollo di un pilone della nefasta e omerica autostrada Salerno-Reggio Calabria, ha causato la morte di un operaio di venticinque anni. Si chiamava Adrian Miholca. Era di origine rumena.
Sarà dimenticato. Come tutte le morti bianche delle italiche riforme del lavoro. Lui, venuto da una delle nazioni più colpite dalla discriminazione e dal razzismo nazista. Lui, che a diciotto anni si è trasferito in un paesino del salernitano dalla lontana Romania. Lui, che è diventato protagonista involontario di un sacrificio umano per un’altra cattedrale nel deserto dell’indefferenza, vidimata dall’epica legge n.443 del 2001, passata alle cronache politiche con il nome altisonante di Legge Obiettivo.
E’ a lui che dedichiamo, questa settimana, la nostra rubrica. Lo facciamo prendendo a prestito i versi romantici del più grande poeta rumeno, Mihail Eminescu. E con questi versi, ci permettiamo di accostarlo alle nostre vite, troppo spesso superbe, distaccate, tremendamente artefatte da false verità su mondi che non abbiamo il coraggio di voler conoscere.
Mai am un singur dor
Mai am un singur dor
În liniştea serii
Să mă lăsaţi să mor
La marginea mării,
Să-mi fie somnul lin
Şi codrul aproape,
Pe-ntinsele ape
Să am un cer senin.
Nu-mi trebuie flamuri
Nu voi sicriu bogat,
Ci-mi împletiţi un pat
Din tinere ramuri.
Şi nimeni in urma mea
Nu-mi plângă la creştet,
Doar toamna glas să dea
Frunzişului veşted.
Pe când cu zgomot cad
Isvoarele intruna
Alunece luna
Prin vârfuri lungi de brad.
Pătrunză talanga
Al serii rece vânt,
Deasupră-mi teiul sfânt,
Să-şi scuture creanga.
Cum n-oi mai fi pribeag
De atunci înainte,
M-or troieni cu drag
Aduceri aminte.
Luceferi, ce răsar
Din umbră de cetini,
Fiindu-mi prietini,
O să-mi zâmbească iar.
Va geme de patemi
Al mării aspru cânt...
Ca eu voi fi pământ
În singurătate-mi.
Un ultimo desiderio (vers. italiana)
Ho un solo desiderio,
Nel silenzio della notte
Lasciatemi morire
Vicino al mare.
Un sonno dolce avrò,
Il bosco vicino
Sulle distese acque
Mi sia il cielo sereno.
Non voglio bandiere,
Nè una ricca bara,
Fatemi solo un letto
Di teneri ramicelli.
Nessuno dietro dovrà piangere,
Solo l’autunno dovrà dare voce
Alle foglie morte
Che con rumore cadono.
Il fiumicello scorre,
Scivola anche la luna,
Dentro gli aghi dell’abete
Sopra, il tiglio santo
Fa tremare i rami.
Quando non sarò piu vagabondo,
Da allora in poi
Mi accarezzeranno con amore
pensieri lontani.
Stelle che scorgono
Dall’ombra del cedro,
Essendomi amiche
Mi sorridono ancora.
Piange dal dolore
Il canto del mare.
Che io sarò polvere...
Nella mia solitudine.
- Ci sono 0 contributi al forum. - Policy sui Forum -