Meno libri acquistati e lessico ridotto

Nei primi dieci mesi del 2024 il mercato dei libri ha subìto una contrazione di circa 1,7 milioni di copie in meno. Lessico sempre più ridotto. Si usano sempre più emoji, meme, gif ecc.
IL FATTO – Secondo un’indagine dell’Associazione italiana editori, risulta che nei primi dieci mesi del 2024 il mercato dei libri ha subìto una contrazione di circa 1,7 milioni di copie in meno. Contemporaneamente uno studio della Sapienza di Roma fotografa come cambia il nostro modo di comunicare. Con un lessico sempre più ridotto e semplificato.
IL COMMENTO – Non so se esiste un nesso fra queste due notizie, certo è che i dati di queste due notizie fanno pensare. Cominciamo dalla prima notizia. Nei primi dieci mesi del 2024, il mercato dei libri ha registrato una perdita di oltre 12 milioni di euro di vendite, con un calo dell’1,1% nel settore trade (commerciale), che comprende narrativa e saggistica venduta in librerie fisiche, online e supermercati. In termini di copie, il calo è del 2,1%, equivalente a circa 1,7 milioni di copie in meno. Secondo la rilevazione dell’Osservatorio dell’Associazione Italiana Editori (AIE), il 30% dei lettori legge in maniera frammentaria, dedicandosi a questa attività solo qualche volta al mese se non qualche volta all’anno. Il tempo medio settimanale dedicato alla lettura si riduce a 2 ore e 47 minuti contro le 3 ore e 16 minuti del 2023 e le 3 ore e 32 minuti del 2022. Le persone tra i 15 e i 74 anni che dichiarano di aver letto, anche solo in parte, un libro nell’ultimo anno (a stampa, ebook, o ascoltato un audiolibro) sono il 73%, contro il 74% del 2023. Cala anche la lettura di soli libri a stampa, che riguarda il 66% della popolazione, contro il 68% del 2023. Se guardiamo invece alle fasce d’età, leggono libri a stampa in percentuale sopra la media i 18-24enni (74%), i 15-17enni (73%), i 35-44enni (71%), i 25-34enni (70%). E poi c’è il solito divario fra Nord e Sud, le famose disparità territoriali.
I 79,2 milioni di libri a stampa venduti in Italia sono così distribuiti: 35,8% nel Nord-Ovest, 22,2% nel Nord-Est, 22,7% al Centro, il 19,3% al Sud e Isole. A questo possiamo aggiungere anche il numero di librerie per abitante: il Nord-Ovest è sopra alla media nazionale (0,28 librerie per 10mila abitanti) dell’11%, il Nord-Est del 17%, il Centro del 7%. Le Isole sono sotto la media del 6%, il Sud del 30%. Al Sud mancano le librerie ma mancano, soprattutto, le biblioteche.
E veniamo al linguaggio. L’università della Sapienza di Roma ha prodotto uno studio che fotografa come sta cambiando il nostro modo di comunicare. Il lessico è sempre più ridotto, semplificato ma il linguaggio è in evoluzione. Sembra una contraddizione e, in parte, è proprio così. Comunque sia, i social hanno influenzato moltissimo il nostro modo di esprimerci e, oggi, invece delle parole si usano sempre più emoji, meme, gif ecc. Il risultato sono testi sempre più brevi che impoveriscono il lessico e l’introduzione, sempre più spesso, di neologismi. La ricerca si è concentrata sulla ricchezza del vocabolario degli utenti e sulla loro attività sulle piattaforme social. Il quadro che emerge è che «sui social si sta verificando un processo di semplificazione linguistica che si manifesta in diversi modi tra cui una ridotta ricchezza lessicale e commenti di lunghezza più breve. La maggior parte degli utenti, ad esempio, utilizza fino a 10 parole uniche indicando così una dimensione lessicale modesta». Nonostante la semplificazione generale, i ricercatori sottolineano che si «continuano a introdurre neologismi ad un ritmo stabile». A dimostrazione di come il linguaggio rimanga dinamico anche in un contesto d’impoverimento lessicale.
Per gli autori dell’analisi, dunque, l’evoluzione del linguaggio è solo in parte influenzata dall’uso dei social. Piuttosto, sembra che l’utilizzo sempre più costante di abbreviazioni, così come di hashtag ed emoticon, sia figlio di un cambiamento già in atto, accelerato dalla globalizzazione digitale.
«Comprendere l’impatto delle piattaforme digitali sul comportamento degli utenti presenta sfide fondamentali inclusi problemi relativi alla polarizzazione, alle dinamiche di disinformazione e alla variazione nel consumo di notizie – spiegano i ricercatori -. Analisi comparative tra piattaforme in diversi anni possono fornire informazioni su questi fenomeni».
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