Meglio far posto a nuovi pensieri

"Io imparo a vedere. Si, comincio. Non sono ancora bravo. Ma voglio impiegare bene il mio tempo." (I quaderni di Malte L. Brigge, di R.M.Rilke.)
Di ritorno dalle vacanze (sole, vento e mare, tramonti, alba a Marzamemi con la musica di Roy Paci) Catania mi sembra della mia misura, ad agosto. La metà dei pub chiusi (per NOIA, scrive qualcuno su una specie di grande poster bianco con scritte nere) e gli automobilisti nervosi di luglio finalmente in vacanza da qualche altra parte.
Ho letto qualche libro e visto qualche film, dall’ultima volta che ho scritto su questa rubrica. Potrei parlarne, segnalarli, ma l’unica frase che riesco a salvare è quella di un libro che ho appena iniziato, I quaderni di Malte L. Brigge, di R.M.Rilke.
“Perché dovrei dire a qualcuno che sto cambiando? Se cambio non rimango certo quello che ero, e se sono diverso da prima è chiaro che non ho più alcun conoscente. E a gente estranea, a gente che non mi conosce, è inutile scrivere. L’ho già detto? Io imparo a vedere. Sì, comincio. Non sono ancora bravo. Ma voglio impiegare bene il mio tempo.”
Forse dovrei parlare della crisi politica, il tema di quest’estate. Di Berlusconi e Fini, di scandali e indignazioni. Ma c’è poco da dire che già non sia stato detto, anche da me in tutti questi anni di Segnali. Mi viene in mente solo un libro di Salvatore Lupo letto esattamente dieci anni fa (Il fascismo. La politica in un regime totalitario, Donzelli, 2000). Fra le altre cose Lupo raccontava dei dossier che i vari esponenti del PNF (Partito nazionale fascista) raccoglievano scrupolosamente l’uno contro l’altro, per liberarsi di avversari politici, funzionari scomodi, fascisti della prima ora. Era inevitabile, visto che c’era il partito unico e il capo carismatico. Non c’era ovviamente spazio per il confronto democratico, la battaglia delle idee, i progetti politici alternativi. L’occupazione e l’esercizio del potere passavano quindi attraverso le denunce, il discredito, la diffamazione. La cosa comica è pensare a Gianfranco Fini, fascista o ex fascita, oggi "vittima" del suo modello politico.
Ma non mi fa ridere e non mi appassiona neanche più la possibilità di liberarci di Berlusconi con governi tecnici o nuove elezioni.
Per liberarci veramente di Berlusconi dovremmo cancellare gli anni trascorsi e i danni compiuti. E ci vorranno anni. All’epoca, parlo del fascismo di Mussolini, ci volle una guerra per mettere fine al regime e poi passarono anni, almeno un altro ventennio, per liberarsi dei fascisti rimasti nelle scuole, nei tribunali, nei ministeri.
No, non è un pensiero sostenibile, in queste ultime settimane di agosto.
Meglio fare un po’ di ordine e pulizia, sgombrare un po’, fare spazio (a casa, fra gli appunti per le lezioni, i libri e i manuali scolastici, nella testa); meglio far posto a nuovi pensieri. Serviranno.
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