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Matteo Renzi centra o non c’entra?

Matteo Renzi, come un pallido spettro, senza più sapere quello che va di volta in volta dicendo, si aggira dentro una società divisa e smarrita.

di Massimo Stefano Russo - sabato 9 gennaio 2021 - 1971 letture

Come andrà a finire nei prossimi giorni al governo che ottenne la fiducia della Camera il 9 settembre 2019 con 343 voti favorevoli, 263 contrari e 3 astenuti e il giorno successivo passò al Senato con 169 voti favorevoli, 133 contrari e 5 astenuti? Per Conte non c’è più nulla da fare?

La crisi del pensiero politico, mentre si assiste a crescenti difficoltà economiche e a una divisione profonda della società, in uno smarrimento generale, è diventata inquietante e Matteo Renzi, come un pallido spettro, senza più sapere quello che va di volta in volta dicendo, ne è un esempio significativo. In cosa si può essere d’accordo con lui? La sua tigna, nel presentarsi vivace e franco, di una freschezza quasi infantile che finisce col renderlo insipido, mediocre se non stupido, è autentica. Quando il suo dissenso si fa radicale, con un’autoironia in sovrabbondanza, sorprende e seduce. Con lo sguardo eretico e sarcastico e a tratti malizioso, si sforza di sprizzare intelligenza e furbizia, per andare contro le vulgate correnti. Da politico d’assalto, già smentito dalla realtà delle urne, passa per essere, coraggioso e leale nei suoi disegni, dato che ha sempre rischiato in prima persona: divenuto impopolare, le quotazioni al ribasso, c’è chi lo considera un simpatico “mascalzone”. Di lui dicono che ha sempre puntato tutto sul suo saper essere pragmatico, anche quando hanno tentato di squalificarlo perché troppo giovane e presuntuoso. La sua spregiudicatezza politica c’è chi la coniuga con il suo fiuto eccezionale per i fatti destinati a diventare eventi. Il suo pensiero fisso di fatto è rivolto solo al potere che intende e pretende di diventare comando. In molti si interrogano sulla sua stabilità mentale. Si ritiene così libero da assecondare il proprio istinto, anche quando sospetta che la maggioranza degli elettori non gradirà il suo gran darsi da fare. La politica per lui è “morale adattiva” da modificare a seconda delle circostanze che si presentano e si devono affrontare. Cultura, infrastrutture, ambiente, opportunità: Ciao è il documento innovativo da lui redatto in vista di un futuro sviluppo. Da straordinario e serissimo giocoliere, vuol farsi intendere, con parole ricche di numeri, modelli macroeconomici, statistiche e ragionamenti sul filo di sottili analisi empiriche. Del rigore accademico non sa che farsene.

Al centro sostiene che per lui c’è l’occupazione, il debito e la finanza sia pubblica che privata... Ha ottenuto il massimo con il far eleggere, svelto e deciso, Sergio Mattarella al Quirinale, passando per l’aver “rottamato” Massimo D’Alema e Rosy Bindi che a stento i più giovani ricordano. Oggi, tra complotti e tradimenti, guida un manipolo di deputati a cui piace perché energico, diverso rispetto al conformismo della media e per questo desta fiducia.

In tale contesto è possibile immaginare una correzione virtuosa dell’azione politica?

Gli elettori di centro destra pregustano l’imminente caduta del secondo governo Conte sostenuto da Movimento 5 stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali. Se Iv ha già definito “raffazzonato” e “privo di anima” il Piano Italiano sul Recovery, varata la bozza le ministre di Iv (Teresa Bellanova ed Elena Bonetti) si dimetteranno e si aprirà la crisi? Il premier andrà alle Camere e chiederà la fiducia? Sarà la sua una mossa dettata dalla disperazione?

Da più parti si invoca “l’uomo della provvidenza” nel nome di un fuoriclasse - Mario Draghi - come se bastasse “un uomo solo al comando”.

Gli analisti, che ritengono l’esecutivo spacciato, si apprestano a stilarne il certificato di morte, da pubblicare in prima pagina, ma è pur sempre possibile che alla fine i contendenti, per salvaguardare le poltrone, si intendano e siglino una pace “scadente”.

Di fronte a un capitalismo finanziario sempre più selvaggio il pensiero politico è in crisi, ma siamo proprio sicuri che i corpi intermedi, le élite e le masse popolari siano scomparsi o è quanto in una continua offensiva di persuasione i mercati ci vogliono far credere? Per guidare la società, ci vuole una valida visione di insieme e bisogna saper ascoltare e pensare, per governare e sostenere al meglio il paese, senza personalismi politici autoreferenziali.

La vita politica non può rimanere imbrigliata da un “sistema pietrificato,” nello scontro fra l’interno e l’esterno, fra il dentro e il fuori che produce solo una vera e propria ipocrisia e rincorre la pancia del paese. E’ necessario e indispensabile recuperare e ricostruire un pensiero solido, ben fondato e argomentato, per affermare, l’agire politico con vigore e rigore, senza sproloqui e “parlare a vanvera”. L’autorevolezza va costruita nel far prevalere la ragione, in armonia efficace con i tempi e le possibilità di intervento. Come ritrovare il ragionamento e risalire la china, per far funzionare le cose e realizzarle? I politici enfatizzano l’uso ossessivo dei social e dimenticano spesso che le cose prima di dirle vanno studiate a fondo. All’orizzonte si profilano non pochi rischi economici e sociali. Cosa consentirà a Matteo Renzi che ha deciso di giocare d’attacco, nonostante i molti fattori a lui sfavorevoli, di dichiarare la partita vinta? Un rimpasto forte, con un cambio di agenda e programmi? Le dimissioni di Conte? Si passerà a un esecutivo tecnico?

Cambierà la formula di governo? Matteo Renzi ha lanciato la sua sfida, ma senza un chiaro obiettivo predefinito o delle certezze. Vorrebbe un governo sostenuto della stessa maggioranza, ma con un diverso presidente del Consiglio? Si arriverà a un Conte ter come compromesso tra le parti? Quando c’è una crisi, è necessario uscire dall’impasse quanto prima. Bisogna rivolgersi ai problemi, consapevoli del potere che si ha che va impiegato per risolverli.

Idee e ideali devono motivare perché la demagogia nel far leva sulle emozioni distruttive serve a poco. Quale disegno politico Matteo Renzi e gli altri amici del suo mondo politico stanno mettendo a punto? Qual è il suo establishment, la sua cultura di riferimento? Ah saperlo, saperlo... La testa, indubbiamente, tra amici e compari, c’è l’ha posta sul collo, ma verso quale parte è rivolta?



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