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Matrimonio gay in terra cattolica

Madrid, primo matrimonio gay. Una bella storia d’amore tra gli applausi. Sono Emilio Menéndez e Carlos Baturin, due sessantenni dall’aria giovanile.

di Redazione - martedì 19 luglio 2005 - 4978 letture

Emilio Menéndez e Carlos Baturin, due sessantenni dall’aria giovanile, il primo impiegato dei grandi magazzini Cortes Ingles, il secondo psichiatra di origini statunitensi, sono entrati nella storia di Spagna. E’ infatti la prima coppia gay che ha scelto di sposarsi, dopo che il Parlamento spagnolo ha modificato il codice civile per dare via libera agli omosessuali che scelgono il matrimonio. Dal 4 luglio, giorno in cui la riforma è apparsa sulla gazzetta ufficiale, i gay e le lesbiche di Spagna possono unirsi civilmente e chiedere di adottare dei bambini.

Per evitare la folla di giornalisti e curiosi, il fatidico “sì” tra Menéndez e Baturin è stato pronunciato a Tres Cantos, una località che dista appena 24 chilometri da Madrid ma che fa parte dal punto amministrativo della capitale spagnola. Nonostante questa scelta, alla cerimonia erano presenti più giornalisti e fotografi che parenti degli sposi: un centinaio i primi, una trentina i secondi. A officiare il matrimonio che passerà alla storia spagnola ci ha pensato José Luis Martinez, un consigliere comunale del gruppo di Izquierda unida, che dopo aver letto le formule di rito del codice civile ha pronunciato tra gli applausi la frase: “Vi dichiaro uniti in matrimonio”. A quel punto, anche la folla di giornalisti, fotografi e curiosi ha applaudito la coppia di sposi che all’uscita della piccola sala dove si è celebrato il matrimonio è stata ricoperta di riso ben augurante.

Menéndez e Baturin, come una qualsiasi coppia, apparivano felici ed emozionati. La loro storia d’amore è iniziata addirittura nel 1975. Si erano incontrati in un bar di Madrid, in una fredda serata d’inverno. “Per la precisione, ci siamo conosciuti il 15 febbraio di trent’anni fa e non ci siamo più lasciati. Quindi, il nostro amore ha dovuto aspettare 30 anni, 4 mesi e 24 giorni prima di potersi formalizzare nel matrimonio”, ha detto la coppia davanti alle telecamere. I due sposi, come innamorati qualsiasi, hanno poi raccontato episodi piacevoli, crisi e curiosità della loro storia d’amore. Dopo quel loro incontro galeotto in un bar di Madrid, hanno vissuto prima negli Stati Uniti e poi hanno deciso di far ritorno definitivamente in Spagna. “Non abbiamo mai dovuto nascondere il nostro amore. La società spagnola è più aperta e tollerante di quello che si possa pensare. Ringraziamo però il governo Zapatero che ci ha dato la possibilità di unirci anche civilmente”, hanno concluso Menéndez e Baturin prima di abbandonare giornalisti, fotografi e curiosi per dedicarsi solo ai parenti e ai festeggiamenti.

Sui giornali e in tv l’avvenimento del primo matrimonio omosessuale non ha avuto lo spazio scandalistico che si può immaginare: piccoli richiami sulle prime pagine dei quotidiani, piccoli servizi alla fine dei telegiornali. Solo i quotidiani della destra più estrema hanno pubblicato articoli e commenti a metà tra la crociata e l’anatema. Quello che colpisce qui in Spagna è infatti la naturalezza con cui la maggioranza dell’opinione pubblica ha accettato la riforma del codice civile che dà via libera ai matrimoni tra omosessuali. Del resto, il premier Zapatero, intervenendo in Parlamento alla vigilia del voto sulla riforma, aveva battuto il tasto dell’eguaglianza dei diritti tra tutti i cittadini ma aveva pure ricordato che “ognuno di noi ha un amico o un’amica, un conoscente o una conoscente, un parente vicino o lontano che non ha potuto vivere la propria scelta sessuale in piena libertà: per questo, si tratta di riaffermare che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge e possono usufruire degli stessi diritti”.

Nelle prossime settimane saranno decine le coppie di omosessuali uomini e donne che si uniranno civilmente in matrimonio. Qualche agenzia di viaggi e qualche altra che organizza feste, già fornisce servizi pensati solo per gay e lesbiche. Come vuole la società dei consumi, anche la riforma del codice civile si sta trasformando in un potenziale business. Ma tutto ciò avviene mentre il 70 per cento degli spagnoli, come dicono le inchieste demoscopiche, si dichiara d’accordo con la riforma. Solo le frange più estremiste della destra e la Conferenza episcopale hanno parlato di “una società che sta perdendo i propri valori di riferimento”. Hanno pure annunciato di voler raccogliere le firme per indire un referendum contro la legge che definiscono “anti-famiglia”. Lo faranno davvero, anche se i sondaggi attribuiscono solo il 30 per cento a questa posizione oltranzista? Sono in pochi a crederci.


L’articolo di Aldo Garzia, da Madrid, è stato pubblicato su www.aprileonline.info n° 302 del 14/07/2005


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